Dentro la Scuola Holden - La più importante fucina italiana di narratori apre le porte della sua storica sede di Corso Dante a Torino
Data: Martedì, 01 maggio 2012 ore 07:09:20 CEST
Argomento: Rassegna stampa


E' buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti. Questa frase, che ciascuno potrà interpretare come meglio crede, è scritta sulla parete di una scuola intitolata al protagonista del romanzo da cui è tratta: Il giovane Holden di J.D.Salinger. Un luogo particolare dove le storie viaggiano nell'aria, si attaccano al soffitto, girano di bocca in bocca, di foglio in foglio, per poi assumere la forma che più gli si addice, sia essa una sceneggiatura o un racconto, un fumetto o un testo teatrale...Nata 18 anni fa a Torino da un'idea di Alessandro Baricco, che tutt'ora ricopre il ruolo di Preside, la Scuola Holden diretta da Lea Iandiorio è stata frequentata fino a oggi da migliaia di aspiranti narratori provenienti da ogni parte d'Italia e ha diplomato centinaia di allievi in “Scrittura e Storytelling”. Membro attivo dell'European Network of Creative Writing Programmes , una rete europea che promuove l'interscambio culturale nel settore della scrittura creativa, la Holden rappresenta un unicum per metodo didattico e obiettivo: "formare dei narratori. Non degli scrittori. Non dei drammaturghi. Non dei registi. Ma dei narratori". Ma facciamo un giro nelle stanze di questa non-scuola, che tanto sarebbe piaciuta al ragazzino protagonista del libro di Salinger, notoriamente allergico a materie, esami e professori. Oltrepassando il portone di Corso Dante 118 a Torino, e salendo le scale della palazzina liberty, ex laboratorio tessile, che ospita la Scuola fin dalla sua fondazione, ci si trova in un luogo vissuto, costantemente transitato da persone, personaggi e storie di ogni genere. La prima cosa che si nota è il soffitto, costellato dai nomi dei docenti – tra i tanti Niccolò Ammaniti, James Ellroy, Pino Daniele Werner Herzog, Abbas Kiarostami, Carlo Lucarelli, Amélie Nothomb, Gabriele Salvatores, Roberto Saviano, Giuseppe Tornatore, Mario Vargas Llosa, Sandro Veronesi, Abraham Yehoshua- che sono passati di qui e hanno lasciato un segno. Alcuni hanno tenuto una lezione “accademica” ma altri hanno preferito raccontare la propria esperienza, condividere un ricordo, passeggiare con gli alunni sul Lungo Po, leggere ad alta voce, instillare il dubbio. Il termine “professori” non è adatto per definirli. Sul grande atrio dalle pareti irregolari si affacciano le varie aule, con lavagne e cartine geografiche attaccate alle pareti per intimorire (forse) lo spirito scansa-fatiche del fantasma del giovane Holden. C'è la sala riunioni interamente occupata da un enorme tavolo di legno ovale e c'è la biblioteca piena di libri da leggere assolutamente. Ma il cuore della Scuola Holden, il suo salotto delle grandi occasioni (che di solito capitano ogni giorno) è il cosiddetto “spazione” occupato da un pianoforte, due tavoli su cui c'è sempre qualcuno che scrive e tante sedie. Se chiedete a chiunque abbia frequentato la Scuola cosa ne pensa delle sedie dello spazione troverete un'unica risposta - “scomodissime” - accompagnata da una smorfia di dolore. Pare siano state scelte perché ricordano, drammaticamente, le classiche sedie che si trovano nelle scuole italiane: dure, con lo schienale basso e le zampe di ferro, che quando le sposti fanno un rumore infernale. A quanto pare sono una specie di citazione. Ma nell'atrio si trovano anche gli armadietti dei 60 studenti iscritti al Corso Biennale in Scrittura e Storytelling. Sono loro che, dopo aver superato la selezione, trascorrono due anni a imparare cosa vuol dire, oggi, narrare storie. E lo fanno scrivendo racconti, romanzi e soggetti per il cinema, cimentandosi con tutte le tecniche che li aiuteranno a trovare la strada della loro professione futura. Avere le chiave di uno di quegli armadietti corrisponde a una grande opportunità. Per chi volesse candidarsi al corso, l’esame di ammissione di quest'anno si tiene il 26 giugno, in sede, a Torino. Ma la Scuola organizza anche una serie di corsi di carattere amatoriale o professionale, aperti a tutti. Ad esempio a novembre inaugura la terza edizione di Fondamenta Experience, percorso annuale che si svolge nei week-end dedicato agli over 32, preceduto dalle Masterclass di Fondamenta, incontri dedicati ai modi per investire sulle competenze culturali, utile soprattutto in questa fase di rinnovamento dei mezzi di comunicazione. A maggio ci sarà anche una full immersion conJohn Freeman, editor di Granta, che racconterà cosa significa dirigere una rivista letteraria, a giugno sarà il turno di Bill Clegg che parlerà del ruolo delle agenzie letterarie a livello internazionale. Per chi non abita nei pressi di Torino, la Scuola si fa itinerante con iniziative sparse per tutta Italia. Ed è anche online, grazie al supporto di tutor specializzati. In tempi in cui l'arte della narrazione si fa sempre più centrale e diffusa, dalla politica ai social media, la Scuola Holden ha già dalla sua un'esperienza quasi ventennale nel campo della formazione. Ma non intende fermarsi. Quello che accadrà in futuro è un'altra storia.

Laura Ghisellini, foto di Federico Botta
http://atcasa.corriere.it





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2477499.html