Impara digitale… Ma cosa fate in classe?
Data: Giovedì, 26 aprile 2012 ore 12:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Ma…
Cosa fate in classe? Come svolgete una lezione? Questa è la domanda che
più mi sento rivolgere quando incontro altri docenti o genitori o
ragazzi: non è facile spiegare un metodo così articolato, potremmo
banalizzarlo dicendo: si insegna seguendo le competenze chiave europee,
quelle di cittadinanza, si lavora in piccoli gruppi, si fanno molti
laboratori, si vanno a consultare risorse direttamente in Internet – e
vanno validate, recensite, elaborate – si prova a costruire una traccia
del percorso che si sta facendo, si creano ebook multimediali delle
Unità di Apprendimento trasversali.
Ancora: si condivide quasi sempre, coi compagni, con quelli di altre
classi, con chi resta a casa. In altri termini ci si trova – come dice
Caterina Cangià – nella “bottega” e si lavora insieme; in una scuola
aperta, senza pareti, dove il professore è il mastro, il regista, il
“regolatore”, il coach, l’accompagnatore dei suoi studenti verso la
conoscenza, la trasformazione di sé e del mondo attraverso quanto
avranno appreso. Il cloud learning… il cooperative learning… direi
“l’apprendimento personalizzato dove al centro c’è lo studente, la sua
personalità e la sua creatività”.
Nulla di nuovo, quanti hanno svolto lezioni in questo modo… Credo ce ne
siano e forse non pochi, i progetti pullulano, le classi 2.0, la scuola
2.0! Per la scuola italiana sarebbe importantissimo avere la
disponibilità di leggere e conoscere queste esperienze, purtroppo la
letteratura in tal senso è veramente miserrima, ed ogni volta che
dobbiamo affrontare un nuovo percorso rincominciamo da capo, senza
riferimenti. Questo perché non siamo abituati a documentare, a
consegnare le nostre ricerche, ad aprirci fattivamente alla rete, quasi
gelosi di ciò che abbiamo sperimentato o semplicemente incapaci di
comunicarlo.
Nel primo anno del nostro progetto, con l’aiuto dell’USR per la
Lombardia e del prof. Rotta, abbiamo monitorato e valutato tutti i
nostri processi di apprendimento, scrivendo un libro, OLTRE LA CARTA,
in cui abbiamo riportato la nostra esperienza, pubblicando tutto su un
sito, presentandoci a miriade di convegni, offrendo a chiunque volesse
di collaborare con noi per una crescita non autoreferenziale….
incominciamo a crescere!
Ricordo un incontro, a luglio del 2011 con padre Eraldo Cacchione, un
giovane gesuita giunto da poco al Leone XIII di Milano, mi aveva
invitato a “una intervista” (ma i gesuiti intervistano?? Devo dire che
all’inzio ero un po’ perplessa..), mi parlava di Mac Luhan e di De
Kerckhove (quest’ultimo mio grande amico), aveva percepito
perfettamente l’importanza del cambiamento a cui oggi noi docenti siamo
chiamati: è bastata un’ora di colloquio per capire che doveva nascere
qualche cosa, “facciamo un movimento, che parta dal basso, che
coinvolga la scuola nel suo vivere quotidiano, offriamo la nostra
esperienza”. Una proposta che non potevo non accettare: neppure un anno
ed è nato il Centro Studi impara Digitale, una trentina di scuole
collaborano con noi, le aziende ci stanno supportando dandoci
tecnologie da provare, i nostri tutor saranno i docenti dell’Università
Bocconi… una goccia nel mare, ma io non credo nella formazione
istituzionalizzata che ci piove dall’alto e che non tiene conto delle
esigenze delle singole scuole, non credo nelle grandissime riforme dove
il docente si sente costretto a fare ciò che non appartiene al proprio
DNA.
Credo nel cambiamento, credo che la scuola debba mutare, è a un bivio
da cui non si può tornare indietro: o si va avanti e si trovano nuove
strade per insegnare ai nostri ragazzi o il gap diverrà talmente ampio
tra noi e le nuove generazioni che perderemo l’unica vera occasione che
abbiamo per recuperare tutte quelle conoscenze che noi docenti pensiamo
lo studente debba possedere per farlo entrare positivamente in un mondo
del lavoro sempre più ostico e difficile per i giovani. Ma ogni scuola,
ogni classe ha una sua identità, che va rispettata, proprie esigenze:
si possono dare linee guida comuni, punti di riferimento, strategie,
modalità di lavoro ma si deve lasciare spazio ai singoli consigli di
classe di curvare la propria didattica guardando i propri studenti.
Dalle esperienze di tutti, se positivamente condivise, potrà nascere un
vero modello comune… almeno è quello che stiamo tentando di fare, ma..
e le tecnologie? E i nostri cari libri di testo?
Dianora Bardi
faberblog.ilsole24ore.com
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