Per una sobria autostima: come combattere le ansietà nel nostro cammino
Data: Martedì, 24 aprile 2012 ore 05:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Per una sobria autostima: come combattere le ansietà nel nostro cammino“Siamo nati nel fango, ma alcuni di noi guardano le stelle”, diceva Oscar Wilde. Stuzzicato dalla affermazione di questo “grand’uomo”, non volendo togliere nulla ai suoi meriti culturali, quello che mi ha colpito di più della sua asserzione è: “ma alcuni di noi”. Ciò significa, se non erro, che per Oscar Wilde e per qualcuno, cioè per pochi (lui e quelli che conosce solo lui) c’è la possibilità di guardare le stelle. Io credo che sia “umanamente” troppo arduo affermare “alcuni di noi”; credo, invece, che possiamo avere capacità differenti, doti particolari, ricoprire cariche più o meno importanti, possiamo essere ricchi o poveri, deboli o forti, bianchi o neri, ma a tutta l’umanità è stata data da Dio la possibilità di “guardare le stelle” (guardare in alto). E’ scritto nel Salmo 8: “Che cos’è l’uomo che tu ne abbia memoria? (…). Eppure Tu l’hai coronato di gloria e d’onore. L’hai fatto signoreggiare sulle opere delle Tue mani” (versetti 4 – 6).
Quindi, l’uomo, l’umanità, non solo Oscar Wilde e “alcuni”, ma tutti gli uomini, quindi noi, e anche io, possiamo “guardare le stelle”. E’ anche vero che c’è un proverbio serbo che dice: “Sii umile perché sei fatto di fango, ma sii nobile perché sei fatto di stelle”. “Ma” (però), “sei fatto”, quindi sei un misto tra l’essere nato nel fango (di polvere) e nello stesso tempo sei stato costruito di stelle e sei nelle condizioni di poter “guardare in alto”. Il Proverbio serbo è molto più attinente dell’affermazione, un po’ schizzata, secondo me, di Oscar Wilde, è molto in sincronia con il Salmo 8. Dal mio punto di vista, il proverbio serbo “calza” con il nostro essere “polvere” e, come dice l’Ecclesiaste, contemporaneamente “Dio ha messo nel cuore dell’uomo il pensiero di eternità” (Ecclesiaste, 3:11). Confutando l’affermazione di Oscar Wilde e confrontandola con il proverbio serbo, possiamo capire come il cammino dell’uomo è legato a quell’insieme di congetture e di esperienze che lo stesso individuo ha costruito intorno a sé, che tipo di opinione, di giudizio ha attorno a lui e dentro la sua stessa persona (che tipo di personalità, o personaggio è).
Stima, giudizio positivo, buona opinione ed autostima (giudizio positivo e buona opinione di se stesso) camminano di pari passo, esprimono quanto, la persona, ha buona opinione di se e di chi lo circonda. Nel suo cammino, la persona, non è esente dagli stimoli psicologici e quindi è soggetta a dover affrontare nel “suo viaggio” terreno le varie problematiche psico-sociali, nei vari luoghi in cui si trova ed opera. Sia a casa, sia nei rapporti sociali, egli si troverà a dover subire gli “alti e bassi” della vita. In base al suo temperamento, alla sua cultura, alle circostanze che deve affrontare, egli subirà un abbassamento o una esaltazione del  tono dell’umore e quindi il “suo Io”, in quel momento, sarà alto se viene appagato, se invece deve affrontare qualche difficoltà o “ingoiare qualche rospo”, entra in uno stato di ansietà ed il suo Io sarà abbassato. Ecco che bisogna essere sempre perseveranti e stabili nel proprio cammino (il concetto di AUTOSTIMA). La costanza, la forza d’animo di essere sempre risoluti, la determinazione nelle proprie azioni, l’aiuto di Dio, sono il “balsamo” per far si che il nostro Io sia sempre nella  giusta posizione (una SOBRIA AUTOSTIMA). L’abbassamento o l’esaltazione del proprio Io debbono essere sempre “misurati”, debbono, cioè, avere delle regole precise affinché non si cada troppo giù e nemmeno ci si innalzi troppo in su. Quindi, nel proprio cammino, l’uomo è soggetto agli “alti e bassi” che gli riserba la vita e può anche cadere in ansietà, più o meno, profonda. Andando su o giù e  lasciandosi trasportare dalle proprie emozioni passa da momenti di abbassamento a momenti di esaltazione del proprio Io, soggetto alle influenze altrui e preda del suo stesso temperamento, per cui, in base a come si trova, ha di sé stesso o una buona opinione o una disistima. Solo chi è in contatto con il proprio “sé” si sente indipendente dall’opinione altrui e trova in se stesso la propria dignità. Solo chi sa riconciliarsi con le proprie ombre e le proprie debolezze, ha veramente una buona autostima, cioè una buona opinione di se stesso e può combattere le ansietà che si “ergono” nel suo cammino.
Volendo fare una panoramica filosofico – letteraria  sulla tematica che riguarda l’abbassamento e la esaltazione del proprio Io, ed analizzando il significato letterario possiamo dire che:
a) abbassamento, cioè abbassarsi, umiliarsi, diminuire, spostarsi più in basso, volgere o chinarsi verso il basso. Nella concezione moderna l’Io secondo l’analisi psicanalitica è il “pensare”. L’Io (in greco Ego) è  come un bilanciere tra il “super Io” e l’inconscio, in quanto il super Io tende a rafforzarsi a discapito dell’inconscio. Quindi l’azione dell’Ego è quella di moderare il Super Ego. Quando l’Ego tende ad abbassarsi, si deve fare in modo di “equilibrarlo”, affinché il suo livello resti in una posizione ottimale. Facendo un esempio analitico:  nel rapporto adulto – genitore – bambino, il livello dell’Ego deve rimanere sempre  nella posizione di adulto, l’abbassamento, in termini filosofico – letterali, è il calare di tono, l’umiliarsi, cioè subire una regressione rispetto alla posizione precedente. Quindi possiamo dire che l’uomo si abbassa, si umilia, a secondo delle circostanze, cioè a secondo della situazione ambientale in cui si trova in quel momento, quindi, in proposito, attua un’azione di adeguamento ed ha un abbassamento del proprio Io per raggiungere determinati equilibri sociali, ambientali, familiari e circostanziali.
b)  L’esaltazione del proprio Io, cioè uno stato di grande eccitazione, di forte entusiasmo. In termini filosofico – letterali, l’infiammarsi, l’entusiasmarsi in modo esagerato oppure il gloriare, elogiare, encomiare una personalità per ingraziarsela per avere, in cambio un favore. Analiticamente parlando, l’esaltazione del proprio Io, invece si ha quando una persona alza il suo “Super Ego” (e quindi annulla l’azione del proprio Ego) per auto elogiarsi o, addirittura, gloriarsi per apparire ciò (o di più) che non si è nella realtà. Ad esempio: Nerone, Caligola, Mussolini, Hitler, ed altri “dittatori”, passati e presenti. Questa esaltazione del proprio Io, quando trascende in queste forme “esagerate”, nell’analisi psichiatrica o psicologica si chiama PARANOIA (dalla parola greca para-noia cioè mente trasversale), quindi una mente sviluppatasi trasversalmente. L’esaltazione, in questi termini, diventa una forma di follia lucida, cioè l’individuo è incapace di auto controllarsi e se si trova in posti di governo può coinvolgere nella propria incontrollata esaltazione, enormi masse di individui.
Affinché  l’uomo abbia un giusto senso dell’equilibrio della sua persona (cioè, una sobria autostima), in termini psico – socio – ambientale – spirituale, l’abbassamento, che l’esaltazione del proprio Io, debbono essere modellati man mano che l’uomo avanza nel suo cammino. Quindi ci deve essere un adeguamento individuale che, col passare degli anni e, quindi, delle proprie esperienze, l’uomo cambi sempre in positivo, facendo emergere la propria personalità e soffocando il “personaggio” (l’antica maschera greca) che è insito in noi.
Dal punto di vista spirituale, l’abbassamento del proprio Io deve consistere nel sapere che abbiamo a che fare  non con un uomo ma con Dio e quindi quanto più siamo consapevoli della nostra fragilità, riconoscendo che siamo polvere e cenere davanti a Dio (Genesi, 18: 27), tanto più (molto di più) Egli ci riempirà con il Suo Amore infinito. Umiliarsi, riconoscere, come disse Abramo, che siamo polvere e cenere davanti a Dio, significa che più ci sottomettiamo a Lui, più Egli ci fa “guardare in alto”, ci illumina e ci fa guardare le stelle, togliendoci dalle tenebre in cui brancoliamo (1 Pietro, 2: 9 – 10 ).
Una buona e sobria opinione di “sé”, una consapevolezza dei propri limiti, un buon rapporto con Dio, è la “cura” efficace per combattere le ansietà che si frappongono nel nostro cammino, affinché possiamo condurre una vita tranquilla, come dice l’Apostolo Paolo a Timoteo (1 Timoteo, 2:2).

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2477411.html