Appuiarisi no' muriceddu vasciu
Data: Sabato, 21 aprile 2012 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Sindacati


Il muretto basso sono, nella metafora, i giovani precari, su cui la classe dirigente si appoggia mostrando di non avere coraggio né strategie. Facile, amministrare così! In questi giorni, i coordinamenti dei precari denunziano a gran voce che contro i precari della scuola si sta tessendo, passo dopo passo, una tela di ragno, una trappola. Manifesteranno a Milano, il prossimo 21 aprile. La loro tesi è che si vengono accrescendo gli ostacoli sul percorso verso l’assunzione dei precari delle GE, e ostacoli sulla prospettiva di un avvenire decoroso per i giovani (famiglia ? Figli ? Casa ? Prospettive nell’età pensionistica ?). Quali i nuovi ostacoli segnalati dai Coordinamenti ? L’annuncio dei concorsi che riserveranno parte dei ruoli agli ultimi arrivati; la chiamata diretta in Lombardia; la riforma delle pensioni; e, in prospettiva l’orientamento del Governo a “risparmiare” sugli ammortizzatori sociali, e a introdurre la possibilità di licenziamento del personale dello Stato (dovremo leggere bene i contenuti del ddl riforma del mercato del lavoro, che nei prossimi giorni verrà depositato in Parlamento per l'iter di approvazione). Insomma: Piove sempre sul bagnato (a Palermo, il proverbio è molto, molto più crudele: “U cani muzzica sempre u cchiù spaiddatu”, ma non vogliamo essere così cinici). Non sappiamo se quello che i Coordinamenti denunziano sia un disegno lucido della classe dirigente; molto più probabilmente è il risultato della sostanziale ignoranza dei responsabili politici in ordine alle reali esigenze della Scuola: continuano ad amministrarla guardando ad altro (chi agli interessi di partito, chi all’università, chi alla visibilità della propria parte politica, professionale, sindacale ecc..), da prospettive dalle quali non ne colgono le peculiarità rispetto ad altri comparti (del resto, questo è stato sempre il difetto di strategia dei sindacati “concertativi”). Noi, comunque, siamo sempre stati e rimarremo lucidamente dalla parte dei giovani precari, e non ci stancheremo di dire che non c’è coraggio nella gestione politica della questione lavorativa in Italia, e neanche equità. E neanche spirito di umanità.
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