Il lavoro nella propria 'cameretta' è fondamentale per gli studi e la formazione
Data: Mercoledì, 11 aprile 2012 ore 04:00:00 CEST
Argomento: Ministero Istruzione e Università


Il ministro Profumo non arretra e ribadisce la propria ricetta per sostituire in buona parte i compiti a casa: "Un po' più di complessità, un po' più di connettività, lavoro da fare in parte insieme, in parte ognuno a casa sua, anche con orari più flessibili". Qualunque cosa significhi, rischia di tradursi più che altro in un'altra ondata di improprio sindacalismo studentesco. La speranza è che fra qualche giorno non se ne parli più. Del resto, non dovrebbe certo toccare al governo centrale stabilire norme su questa materia, da affidarsi invece alle scuole e soprattutto ai singoli docenti.

Sul "Messaggero" Giorgio Israel contesta appunto la filosofia stessa
da gruppo di firenze dell'esternazione ministeriale, in contraddizione con quella che ispira l'azione del governo: accettare più impegno, più responsabilità, non pochi sacrifici.
Valerio Vagnoli si rivolge al Ministro ricordando tra l'altro che nella formazione degli attuali tecnici al governo c'è stato sicuramente molto studio nella propria "cameretta"; e che le altre agenzie formative contribuiscono certamente alla costruzione della cultura individuale, ma solo con la sistematizzazione e la rielaborazione che avvengono nelle aule scolastiche, specie se sotto la guida di un docente in grado di appassionare.
Antonella Landi, nella sua rubrica settimanale sul "Corriere Fiorentino", denuncia la "curiosa abitudine nei confronti della categoria degli insegnanti: chiunque pensa di poterci dire come dobbiamo lavorare".
L''articolo di Giorgio Israel.
L'intervento di Valerio Vagnoli.
Il commento di Antonella Landi.
Va oggi segnalato anche un altro contributo, che può fare un po' da sfondo ai precedenti : quello di Mario Pirani: A scuola un confine tra lecito e illecito, dedicato come lunedì scorso a Ragazzi, si copia di Marcello Dei e alla necessità di un serio programma di educazione civica indicato dall'autore. Da incrociare, aggiunge Pirani "con una ricostruzione della formazione etica degli italiani, una nuova pedagogia dei partiti e delle istituzioni".
 
Pubblicato da Gruppo di Firenze a
16 commenti:

Anonimo ha detto...

    Gli sprovveduti siete voi che pensate che a qualcuno interessi ancora avere a che fare con delle teste pensanti.
    02 aprile 2012 15:24
VV ha detto...

    Ad Antonella Landi vorrei ricordare che tutto iniziò con i decreti delegati e con il conseguente ingresso dei genitori nel più importante organismo istituzionale scolastico, il Consiglio d'Istituto.
    Quando mai, per esempio, si accetterebbe di dare la direzione di una qualsiasi struttura ospedaliera ad un paziente o la direzione dei tribunali ad un esponente degli enti locali?
    Con la complicità degli stessi insegnanti di allora, si pensò che con l'ingresso nella "stanza dei bottoni" dei genitori, finalmente la scuola si sarebbe rinnovata e sarebbe diventata democratica.
    L'operazione fu ovviamente il frutto del più bieco populismo post-sessantottesco e in realtà servì a far entrare nellle scuole i sindacati e i partiti politici " democratici". Ancora oggi, pur essendo diventata la realtà una caricatura vera e propria degli anni Settanta ( in molte classi, salvo alle elementari, i rappresentanti dei genitori sono eletti da loro stessi)si continua a credere che il maggior organo istituzionale delle scuole debba essere presieduto da un genitore, malgrado le responsabilità ricadano sempre sul dirigente scolastico. Ma tant'è: pur di limitare il potere dei dirigenti scolastici, tutti, ma proprio tutti, sono convinti che è meglio, in nome della democrazia, svendere la scuola ai genitori che non richiamare alle sue responsabilità chi della scuola è o dovrebbe essere il vero responsabile. Siamo ancora a quello che il Machiavelli riteneva uno dei cancri della gestione del potere: frammentarlo per tirare a campare e permettere a chiunque di pensare al proprio personale particulare.
    02 aprile 2012 15:24
V.P. ha detto...

    «Sul "Messaggero" Giorgio Israel contesta appunto la filosofia stessa dell'esternazione ministeriale, in contraddizione con quella che ispira l'azione del governo: accettare più impegno, più responsabilità, non pochi sacrifici.»

    è da rigettare anche la forma e le modalità mediatiche usate per lanciare un messaggio che può contrapporre docenti da una parte e dall'altra genitori, studenti e magari anche presidi.

    un ministro che improvvisa ex cathedra?!

    e poi il governo dei c.d. "tecnici"? ma che cercano visibilità e prendono cantonate proprio come i "politici"!
    02 aprile 2012 15:46
Pippo ha detto...

    I docenti non si accorgono che i sindacati li hanno svenduti ai genitori. Insegnare significa essere al servizio non della società e dell'interesse pubblico, ma delle famiglie e dei loro capricci, delle loro frustrazioni, della loro alterigia e della loro idea di cultura spesso scambiata per successo scolastico anziché formativo ed educativo.






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