Saremo ricattabili e meno liberi la qualità del lavoro peggiorerà
Data: Giovedì, 05 aprile 2012 ore 13:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


talenti OLGA Romano, 33 anni, precaria da sette. Insegna storia e filosofia, quest’anno al liceo Levi di San Giuliano Milanese. Le regole sul reclutamento cambieranno, che cosa ne pensa?
«Sono preoccupata, come molti dei miei colleghi. La prima cosa che mi domando è quale sarà il metodo di reclutamento, perché al momento non si capisce come avverranno le chiamate. Ci saranno dei concorsi, ma con quali criteri verranno fatti? Io, poi, l’ho già fatto un concorso per diventare insegnante, perché dovrei farne ancora?»

Cosa pensa che cambierà per voi?
«Secondo me si creeranno due grossi problemi. Il primo riguarda la trasparenza. Con questo nuovo metodo nessuno potrà vigilare sul rispetto di criteri di merito».

In che senso?
«Adesso il sistema funziona con una sorta di chiamata pubblica: a settembre, noi delle graduatorie ci rechiamo tutti in provveditorato e controlliamo che vengano rispettate le liste. Un domani, se questa sperimentazione andrà avanti, non sarà più così e il mio collega meno titolato potrà passarmi avanti senza che nessuno sia in grado di controllare».

Il secondo problema?
«La ricattabilità. Con questa riforma è il preside a decidere chi lavora e chi no, se non gli vai più a genio l’anno dopo è libero di non chiamarti più. Questo mette in discussione anche la nostra libertà di insegnamento».

Teme per il suo futuro?
«Temo un peggioramento della qualità del lavoro. Magari riuscirò comunque a insegnare, ma sarò meno serena. E poi a rimetterci saranno anche gli studenti».

Com’è oggi la sua vita da supplente?
«Difficile. Da sette anni sono in graduatoria, e per tutti e sette gli anni ho dovuto cambiare scuola. All’inizio avevo 18 ore, poi sono arrivati i tagli della Gelmini e la situazione si è ancora più complicata, perché le cattedre dove lavoravo l’anno dopo non c’erano più. Quest’anno ho avuto soltanto uno spezzone da 13 ore».

Ha ancora la speranza di diventare un’insegnante a tempo indeterminato?
«Se la politica della scuola rimane questa, penso che non sarò mai di ruolo. Ci sono colleghi che lavorano in queste condizioni da 15 anni e sono ancora precari. Abbiamo poche speranze. A meno che non arrivi un cambio di rotta e si ricominci a finanziare la scuola pubblica».

Luca De Vito
repubblica.it





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