Mancano i professori per il friulano a scuola
Data: Martedì, 03 aprile 2012 ore 10:20:20 CEST Argomento: Rassegna stampa
Udine. «Ben
venga l’insegnamento, nelle ore curriculari, del friulano nelle scuole
dell’infanzia e delle elementari, ma resta da risolvere il problema
della formazione degli insegnanti». La professoressa Silvana Fachin
Schiavi, esperta di pluringusmo, nel giorno del compleanno del Friuli,
interviene sull’uso della marilenghe a scuola facendo alcune
annotazioni. Prima di tutto si chiede «come mai la giunta regionale non
ha affrontato questo aspetto prima che i genitori esprimessero
l’eventuale assenso cioè al momento dell’iscrizione dei loro figli a
scuola?». Questo perché, la professoressa, già onorevole, suppone che
«molte famiglie, stanche di attendere l’applicazione delle leggi, hanno
rinunciato».
Detto tutto ciò, la professoressa torna dul problema della formazione
degli insegnanti per ricordare che si tratta di un aspetto tutt’altro
che irrilevante. La docente lo fa citando le parole di uno dei più
eminenti glottodidatti in Italia e in Europa, Nereo Perini, che definì
il regolamento della legge regionale 29/07 «un’arida elencazione di
norme di ordine organizzativo. Manca un’introduzione volta a
configurare il quadro del nuovo tipo di educazione che va a implicare
una corretta presenza del friulano nel furricolo».
Secondo Fachin Schiavi, infatti, «un corretto impianto di educazione
plurilingue poggia su una progettazione collegiale degli insegnanti
delle diverse lingue; la scelta dei testi e di materiali multilingui;
attività didattiche che aiutino gli allievi a cogliere le analogie e le
differenze tra le diverse lingue e culture». Obiettivi che si possono
raggiungere con professori preparati ad hoc. Questo è il punto sul
quale fa leva la docente per denunciare che «dall’approvazione delle
legge di tutela delle lingue minoritarie, la 482/99, sono passati 12
anni e lo Stato non ha ancora fatto nulla per la formazione
professionale degli insegnanti o peggio, non ha nemmeno riconosciuto le
attività formative svolte dall’università di Udine con fondi regionali
e dal Consorzio universitario del Friuli con fondi statali».
Ora, continua l’esperta, è in discussione un master finanziato con
fondi dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica
organizzato sia in presenza, sia on line. In questo contesto, fa notare
Fachin Schiavi, «è previsto solo il riconoscimento formale del corso
soltanto per i docenti già in possesso di laurea. Ma la realtà dimostra
che «a insegnare sono soprattutto le maestre spesso sprovviste di
laurea.
Da qui la considerazione: «Temo che anche questo primo intervento non
risponderà alla necessità di disporre di docenti formati sia nella
lingua minoritaria da insegnare, sia nella metodologia glottodidattica
da seguire. Voglio credere che per i 252 docenti inseriti nell’elenco
regionale siano stati accertati i titoli culturali, professionali e
scientifici e che quindi la loro professionalità sia riconosciuta anche
ai fini della loro carriera».
Giacomina
Pellizzari - messaggeroveneto.gelocal.it
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