Mai tanta confusione in politica! E sull’art. 18: dove sta la verità?
Data: Giovedì, 29 marzo 2012 ore 11:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Sotto il profilo politico, economico, sociale, ed etico-culturale, in senso lato, il nostro paese sta attraversando certamente uno  dei   momenti meno sereni,  più incerti e fibrillanti della storia  della "seconda  repubblica": mancanza di lavoro e bassa redditività  produttiva, disoccupazione giovanile in forte aumento, caro-vita strisciante e nuove sacche di povertà;  diffusa illegalità e aumento della criminalità minorile, urbana e periferica; precariato  strutturale e sistematico nella scuola, scarso senso civico, e disprezzo dei valori della vita e della cultura; adolescenti che si danno all’alcool, allo sballo, e allo sbando sempre più disorientati, senza maestri,  smarriti nella fatua  ricerca parossistica  di paradisi artificiali tanto illusori, quanto infernali; crescita paurosa della violenza anche  tra le mura domestiche,  abbandoni e  sevizie  sui minori, sulle giovani donne, ma anche sugli anziani; furti e intrallazzi e raggiri a vario titolo a danno della cosa pubblica e della privata, poca fiducia nella giustizia penale civile e amministrativa,  arricchimenti illeciti  e colossali evasioni fiscali. Insomma, non c’è da stare, appunto, sereni!
 Di fronte a tutte queste gravissime  emergenze, come risponde la classe  politica dirigente? Cosa fanno i partiti che siedono in Parlamento?  Litigano ancora, come  da sempre, per preservare solo i loro interessi e le loro poltrone! E i sindacati? Si dividono e si ricompattano  a giorni alterni anch’essi a difesa degli interessi esclusivi delle classi lavoratrici che rappresentano. E il governo dei tecnici? Tira dritto verso il suo assunto: sbrogliare il bandolo della matassa che possa risanare il debito pubblico e riportare il Paese al pareggio di bilancio.
Come?  Tassando, tassando e tassando, e impuntandosi sulla riforma dell’art.18 dello statuto dei lavoratori, che, a suo avviso, va modificato, pena il disastro della nostra economia!
 La Chiesa Cattolica, intanto, difende  l’art. 18  e ammonisce:  Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio e  accantonare  invenduto in magazzino. Il diritto al lavoro e le tutele dello statuto  dei lavoratori vanno garantiti!
Il governo ribadisce sull'articolo 18: «Nessuna marcia indietro», e nessun cedimento a «pressioni». Lo Statuto dei lavoratori  va  rivisto e riformato perché, così com’è, è di ostacolo alla crescita del paese!
Confindustria, dal canto suo,  avverte: «Qualsiasi ipotesi di indebolimento» della riforma dell'articolo 18 su cui il presidente Monti ha preso una posizione molto chiara dicendo che la discussione è chiusa, per noi sarebbe inaccettabile».
Il  leader  del Pd non ci sta,  e manda a dire che la riforma Monti  sarebbe un disastro per i lavoratori,  e minaccia: "il governo può andare avanti se rispetta la dignità di tutte le forze che lo sostengono".
Di Pietro:  Monti padrone vada a casa. "La riforma dell'articolo 18 proposta dal governo è l'atto arrogante di prepotenza del nuovo padrone, sobrio, ma sempre padrone".
Bossi:  "Non è una riforma, ma una controriforma".
Casini e Alfano, invece,  condividono la scelta riformista del governo e ritengono irresponsabili tutti coloro che la osteggiano. Così è ( se vi pare).

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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