'Credere e conoscere', dialogo sull’attualità tra il card. Martini e il sen. Marino
Data: Lunedì, 26 marzo 2012 ore 06:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Sta per
uscire Credere e conoscere, un libro curato da Alessandra Cattoi che
contiene un dialogo tra il cardinale Carlo Maria Martini e Ignazio
Marino (Einaudi). Il porporato e il chirurgo specializzatosi in
trapianti d’organo, che ha lavorato per un quarto di secolo in Gran
Bretagna e negli Usa, senatore del Pd, hanno cominciato questo scambio
di considerazioni anni fa. Si sono incontrati in diversi luoghi, tra i
quali Gerusalemme. Le ultime battute risalgono ai nostri giorni e sono
avvenute nelle due stanze che «padre Martini» - così si legge sul
cartiglio del campanello - abita all'Aloisianum di Gallarate.
Pagine nate lentamente e, negli ultimi tempi, costate un sacrificio
particolare a sua eminenza. La voce è stata sovente sostituita dalla
scrittura. Marino si recava dal cardinale e quel loro dialogo
proseguiva a volte con gli strumenti tecnologici, che Martini conosce
benissimo. Non vanno esclusi sguardi, silenzi, pause di riflessione. Il
libro è denso; entra negli argomenti delicati, o meglio affronta
problemi roventi. Undici piccoli capitoli, oltre premessa (scritta da
Marino), introduzione e conclusione. Emerge con la sua forza il
magistero e il giudizio di una delle massime autorità spirituali del
nostro tempo che si confronta con un uomo di scienza.
Non è il frutto di un compromesso, giacché - si legge nell’introduzione
- «l’ascolto attento e rispettoso delle riflessioni reciproche non
significa un'adesione completa alle tesi dell'uno o dell’altro», anche
se «abbiamo cercato di far leva su punti comuni». Martini, sull'inizio
della vita, parla della fecondazione artificiale e ricorda che essa
«viene praticata da non pochi ospedali e cliniche, anche cattoliche». È
insomma disatteso il documento della Dottrina della Congregazione della
Fede del 1987 che la dichiarava non lecita per un cattolico. Il
cardinale commenta: «Forse sarebbe stato meglio non decidere subito la
questione, ma elencare tutti gli svantaggi di una tale pratica, così
che la gente fosse avviata a un giudizio moralmente responsabile».
Vengono dibattute inoltre questioni sulla vita che nasce in provetta,
sugli embrioni congelati, sulle decisioni ultime, sul testamento
biologico ecc. Martini è esemplare quando si affrontano argomenti
delicati e le novità della ricerca: «La storia insegna come la chiusura
aprioristica della Chiesa, e delle religioni in genere, di fronte agli
inevitabili cambiamenti legati al progresso della scienza e della
tecnica non sia mai stata di grande utilità. Galileo Galilei docet».
Discutendo di sessualità, il cardinale nota: «L’uso del profilattico
può costituire in certe situazioni un male minore». Si parla anche del
celibato dei preti, dell'ordinazione femminile e dell’omosessualità.
Armando
Torno - Corriere della Sera
Stralcio del dialogo, tra il porporato
e il chirurgo, dedicato all’omosessualità
Martini - Tenendo conto
di tutto questo vorrei esprimere anche una mia valutazione sul tema
dell’omosessualità. È difficile parlarne con poche parole, perché oggi
ha assunto soprattutto in alcuni Paesi occidentali anche un rilievo
pubblico e ha fatto sue quelle suscettibilità che sono proprie dei
gruppi minoritari, o che si credono tali, e che aspirano a un
riconoscimento sociale. Di qui si possono capire (non necessariamente
approvare) certe insistenze che in un primo momento potrebbero parere
esagerate, penso per esempio a manifestazioni come il Gay Pride, che
riesco a giustificare solo per il fatto che in questo particolare
momento storico esiste per questo gruppo di persone il bisogno di
autoaffermazione, di mostrare a tutti la propria esistenza, anche a
costo di apparire eccessivamente provocatori. Personalmente ritengo che
Dio ci ha creato uomo e donna e che perciò la dottrina morale
tradizionale conserva delle buone ragioni su questo punto. Naturalmente
sono pronto ad ammettere che in alcuni casi la buona fede, le
esperienze vissute, le abitudini contratte, l’inconscio e probabilmente
anche una certa inclinazione nativa possono spingere a scegliere per sé
un tipo di vita con un partner dello stesso sesso.
Nel mondo attuale tale comportamento non può venire perciò né
demonizzato né ostracizzato. Sono pronto anche ad ammettere il valore
di una amicizia duratura e fedele tra due persone dello stesso sesso.
L’amicizia è sempre stata tenuta in grande onore nel mondo antico,
forse più di oggi, anche se essa era per lo più intesa nell'ambito di
quel superamento della sfera puramente fisica di cui ho parlato sopra,
per essere un'unione di menti e di cuori. Se viene intesa anche come
donazione sessuale, non può allora, mi sembra, venire eretta a modello
di vita come può esserlo una famiglia riuscita. Quest’ultima ha una
grande e incontestata utilità sociale. Altri modelli di vita non lo
possono essere alla stessa maniera e soprattutto non vanno esibiti in
modo da offendere le convinzioni di molti.
Marino - Non si può ignorare,
tuttavia, che le unioni di fatto, comprese quelle tra persone dello
stesso sesso, sono una realtà del nostro tempo sebbene in molti Paesi
non siano riconosciute. Di conseguenza, a coppie legate da un
sentimento di amore vengono negati alcuni diritti fondamentali, per
esempio la possibilità di assistenza al proprio compagno o compagna
ricoverato in ospedale, la condivisione di contratti assicurativi, fino
all'esclusione dall’eredità dei beni acquistati insieme o condivisi
durante la vita e via di seguito. Non capisco perché lo Stato incontri
delle difficoltà nel riconoscere tali unioni, pur nel rispetto del
ruolo fondamentale della famiglia tradizionale per l’organizzazione
della società, e d'altro canto fatico a comprendere perché le maggiori
resistenze arrivino dalla Chiesa cattolica che, per lo meno in Italia,
si mostra molto poco tollerante nei confronti dell’idea di ampliare i
diritti a tutte le unioni. Perché tanta contrarietà, a giudicare dal
pensiero che viene comunemente diffuso e reso pubblico?
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