L’UNADIS, il sindacato dei dirigenti dello Stato, divorzia dalla CIDA F.P.
Data: Sabato, 24 marzo 2012 ore 16:56:10 CET
Argomento: Sindacati


L’UNADIS di Massimo Fasoli rappresenta con i suoi 500 iscritti i Dirigenti pubblici delle Amministrazioni dello Stato anche a ordinamento autonomo, della Presidenza del Consiglio, degli organi costituzionali, delle Agenzie e delle Authorities (aree I, VI, VIII); è organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa dei Dirigenti dello Stato dei Ministeri e è l’unico sindacato che, nel comparto dei Ministeri, associa esclusivamente Dirigenti.
Nella delibera della frattura è dato mandato al Segretario Generale di esplorare ogni soluzione organizzativa alternativa all’adesione a Cida-FP che “ci consenta di svolgere e sviluppare attivamente, in piena autonomia, il nostro ruolo politico e sindacale nella più ampia sfera pubblica, in primis tramite adesione diretta alla Confederazione CIDA, ovvero al Nuovo Soggetto Confederale che scaturirà dalla Costituente Manageriale; di procedere, comunque, nella direzione di aggregare insieme con noi altre sigle sindacali rappresentative della dirigenza, interne ed esterne alla Cida; di demandare al Congresso ogni definitiva decisione in materia di nuove e diverse aggregazioni Federali e/o Confederali rispetto a quelle in essere, ivi compreso il recesso dalla federazione Cida-FP, e le modifiche Statutarie connesse”.
Alla chiarezza del linguaggio, fanno riscontro nelle premesse della deliberazione le motivazioni politiche e sindacali che hanno portato quel sindacato all’assunzione di una decisione così lacerante e tormentata. Questi i passaggi salienti del documento.
È rilevata la cronica inerzia della Federazione CIDA FP di Giorgio Rembado nei confronti della dirigenza statale, “segnale questo non solo di un deficit di sensibilità politica, ma soprattutto dell’incapacità di sottrarsi alla logica dei rapporti di forza interni a essa, che le impedisce di occuparsi, come dovrebbe, anche di ciò che sta fuori dal suo core business, rappresentato dalla categoria dei presidi e dal settore della scuola”.
È una precisa accusa a Rembado che, come presidente dell’ANP, non ha voluto e saputo coniugare gli interessi dei dirigenti della scuola con quelli degli altri dirigenti del Pubblico Impiego.
L’altra motivazione è quella legata al fallimento del tentativo di aggregazione, sostenuto dall’Unadis, tra l’Unadis e alcune delle OOSS della Federazione CIDA, rappresentative in Area VI, andato a vuoto perché la Federazione CIDA non ha inteso procedere all’unificazione auspicata rispettando il carattere costituivo dell’UNADIS di rappresentanza sindacale di soli dirigenti e di tutti i soggetti affidatari di un incarico dirigenziale mediante rapporto di lavoro regolato, trattamento economico compreso, dalle norme dei CCNL della dirigenza.
La Federazione CIDA pertanto è venuta meno oggettivamente alla funzione attribuitele a suo tempo, di unificare e coordinare le istanze delle singole organizzazioni e portarle a sintesi gestionale e politica, e ciò anche per effetto della progressiva disomogeneità dei settori in essa confluiti.
Non ha più senso la permanenza in una federazione, che anche in passato è stata spesso latitante sulle questioni che interessano la categoria della dirigenza dello Stato.
Per esercitare il potere di firma in sede di contrattazione non è necessaria la presenza federale, dato che sono convocate ai tavoli le OOSS rappresentative nell’Area e le Confederazioni cui le stesse aderiscono; il livello intermedio federale non solo non è necessario ma spesso è di freno e di ostacolo all’assolvimento dei compiti sindacali.
Nel processo di aggregazione delle Confederazioni CIDA e CONFEDIRMIT, che ridisegna gli assetti e gli equilibri della rappresentanza della dirigenza privata e pubblica italiana, e che vede la possibilità di un’adesione diretta delle Organizzazioni sindacali rappresentative e firmatarie di CCNL alla nuova Confederazione di Manager in corso di costituzione, l’obiettivo prioritario su ogni bizantina formula organizzativa è quello di percorrere la strada del sindacato unico della dirigenza, anche tramite il coinvolgimento delle OOSS esterne alla Federazione CIDA-FP e/o alla Confederazione CIDA, rappresentative dei dirigenti.
Nel documento finale del Consiglio direttivo poi sono ulteriormente sviluppati e argomentati i principi e gli obiettivi nonché le difficoltà incontrate nella vita federativa che invece di portare benefici hanno solo rallentato l’azione dell’Unadis, a cominciare dagli aspetti economici e finanziari che sono poi quelli su cui s’infrange il percorso comune.
“La Federazione CIDA si è solo limitata a dare un consistente apporto economico solo pari, però, a quello dell’Unadis”.
L’inerzia della Federazione non segnala solo un deficit d’intuizione politica, ma soprattutto la sua incapacità di sottrarsi alla logica dei rapporti di forza interni a essa, che le impedisce di occuparsi, come dovrebbe, anche di ciò che sta fuori dal suo core business, rappresentato dalla categoria dei presidi e del settore della scuola.
Il solco, anche comunicativo, fra l’Unadis e la federazione ha finito quindi per approfondirsi, aggravato da alcuni specifici episodi, quali l’inclusione in posizione subordinata del Segretario Generale dell’Unadis nel Comitato Paritetico presso l’Aran.
Significativa la vicenda dell’impedita confluenza nel sindacato Unadis di Icedir, associazione cui aderiscono dirigenti del soppresso Istituto per il Commercio Estero sebbene il relativo personale dirigente sia collocato, per norma, nell’Area 1^, cioè nell’area nella quale l’Unadis sia il solo sindacato di Cidafp rappresentativo.
Per non dire nulla è stata la reazione della Federazione alla norma che fissa l’incompatibilità perfino retroattiva di 2 anni tra incarico dirigenziale di prima fascia e carica sindacale per cui si pone ora con più forza, anzi s’impone, la questione del senso della permanenza e appartenenza considerando per di più che l’Unadis, per esercitare il proprio potere di firma in contrattazione non necessita della presenza federale.
Sibillina poi è la conclusione di Fasoli; “il coraggio ce l’ho. È la paura che mi frega”.







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