Costruire una reale alternativa al fallimentare presente
Data: Venerdì, 23 marzo 2012 ore 10:30:00 CET
Argomento: Sindacati


Davide Rossi Il governo rivede le norme sul lavoro ma a quanto pare non ottiene di creare occupazione ma solo disoccupazione. La revisione dell’articolo 18 permette ora il licenziamento per motivi economici, ovvero si possono licenziare i lavoratori anche se l’azienda è in attivo, solo se si è diversificata la produzione, in poche parole se il lavoro svolto dal lavoratore non è più ritenuto utile, lo si può mandare a casa con una indennità e ovviamente ogni licenziamento può essere ricondotto a questa fattispecie. Il governo poi si vanta che ha imposto l'assunzione a tempo indeterminato dopo 36 mesi continuativi da precario, ma se se si può essere tranquillamente licenziati al 35° mese come al 37°, è solo un miglioramento di facciata e di nessuna reale efficacia. Così come ha poco senso aumentare l’assegno di cassa integrazione, se questa poi dura solo pochi mesi, quando oggi la tutela è anche per due o tre anni.

La verità è che tutto questo sistema non porta nessun miglioramento, tutta questa flessibilità deregolamentata colpisce i lavoratori, tutti, giovani e anziani, precari e a tempo indeterminato, e dovrebbe, come nel resto d’Europa (Francia, Germania, Belgio, …) avere un corrispettivo compensatorio in un assegno mensile di mille euro per tutti i cittadini senza lavoro tra i 18 e i 65 anni. Invece si crea disoccupazione senza creare reddito di cittadinanza o salario sociale. In questo modo si rendono solo gli italiani più poveri e insicuri. Assurdo poi parlare di competitività: in Italia è uguale a zero, ma non per la scarsa flessibilità dei lavoratori, tra le più alte dell’Occidente e peggiorata dall’attuale accordo, ma per la totale assenza di innovazione tecnologica dei luoghi di lavoro, anche in questo caso i dati, pure della Bocconi, parlano di aziende italiane eccessivamente piccole e totalmente prive di ricerca scientifica, innovazione, modernità produttiva, responsabilità dei datori di lavoro, non dei lavoratori. Probabilmente il governo, sapendo di potersi aspettare poco dai datori, ha deciso di terzomondializzare i lavoratori, ma ci pare che sia un’operazione senza alcuna visione strategica e di lungo periodo, solo un boccheggiante prender tempo, come per altro tutta l’azione di Monti e dei ministri.

Ci troviamo di fronte a un governo che non cura i mali strutturali del paese, traccheggia con operazioni antisociali cercando solo di spostare più in là il punto di collasso del sistema Italia, a questo di fatto portano l'aumento della tassazione indiretta e l'aumento delle materie prime che si trasforma in aumento ad esempio delle bollette e della benzina, si erode così la capacità di spesa dei cittadini, stabilizzando per un breve periodo lo spread, ovvero l’indice di (s)fiducia degli investitori speculativi stranieri, ma producendo il crollo dei consumi. Tuttavia meno gettito fiscale diretto e indiretto, meno lavoro, meno occupazione, salva solo le banche, non il paese, crea un tessuto sociale già stremato, incapace di reggere il declino non gestito e non reversibile del sistema Occidentale. L’assenza di costruzione di alternative concrete (km zero per il cibo, energie alternative dal sole al vento, dalle biomasse al mare) perché il parlamento e il governo sono in mano alle lobby, assenza di una patrimoniale progressiva per i grandi patrimoni che tassi le rendite e non il lavoro, nessun impegno internazionale per una armonizzazione e non cannibalizzazione del mercato del lavoro mondiale, assenza di un progetto di revisione serio e strutturato dei costi dei sistemi politico-amministrativi e dei molti sprechi che si portano appresso, genera questa realtà deprimente, triste e disperante, in cui invece di tutelare i beni comuni, si continua ad assistere ad una politica per la quale è giusto che i profitti siano privati e il debito sia pubblico, mente la maggioranza dei cittadini la pensa oramai e per fortuna al contrario.

La questione infine dei licenziamenti nella scuola non è quella posta dalle destre, che agiscono come sempre per una totale disinformazione. Esistono i licenziamenti per esubero dal 1997, imposti dalla legge Bassanini, quindi quelli disciplinari, imposti da Brunetta, poi c’è l’espulsione permanente dei precari che l’anno successivo non vengono richiamati, cioè licenziati, questa e la tecnica usata nella scuola, precari per anni e poi senza assunzione e neppure supplenza annuale.
Questa analisi riafferma la volontà del SISA di aderire, partecipare e promuovere tutte le iniziative di lotta e di sciopero che, non solo noi, ma i movimenti e le diverse organizzazioni metteranno in campo nei prossimi giorni, perché una chiara e credibile alternativa al presente e alla sua fallimentare gestione fatta dai politici e dal governo Monti è possibile, purché venga pensata e discussa insieme, articolata secondo criteri di eco-sostenibilità ed eco-compatibilità.

Davide Rossi
Segretario generale SISA





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2476984.html