Parla Lucia Stellacci: 41.503 insegnanti non lavorano nelle scuole ma continuano ad essere stipendiati dal MIUR
Data: Mercoledì, 21 marzo 2012 ore 14:42:46 CET
Argomento: Associazioni


Giuseppe Luca Ci congratuliamo con la dott.ssa Stellacci che ha avuto il coraggio di fare emergere questo vero e proprio scandalo nazionale che tutti conoscevamo e che al V.le Trastevere, per pudore o timore della casta burosindacale, si preferiva celare o sminuire.
Convinti che investire sull’istruzione e sulla ricerca significhi consolidare le fondamenta della democrazia e del progresso del nostro Paese, ripetutamente abbiamo chiesto ai nostri decisori politici, culturalmente e gestionalmente sempre più regrediti, come mai continuino a dimenticare nei fatti, che per lo sviluppo economico e civile del nostro Paese, l’istruzione e la ricerca sono il migliore investimento.
Come mai, ci chiediamo, in tutti i Paesi civilizzati, si stia affrontando la crisi economica senza nulla togliere alle scuole anzi a volte aumentando le risorse?

Calcolando in circa 45.000 unità il personale docente e ATA che non presta servizio in una scuola, ripetutamente abbiamo scritto: “Si può negare il diritto d’indignazione e, quindi, di denuncia per chi non si assume la responsabilità di rimandare questi professionisti nelle scuole o di pretendere che a pagarli siano i sindacati/associazioni/università dove, di fatto, prestano servizio? Perché pagare chi non lavora all’interno delle istituzioni scolastiche? Continuare a retribuire con i soldi dello Stato quanti lavorano “fuori dagli istituti scolastici”, è in contrasto con la politica di risparmi e prevedere secondo la linea ministeriale di conservare i comandi nonostante i pesanti tagli delle risorse umane, strutturali ed economiche, è eticamente grave giacché le scuole non riescono più a dare adempimento agli attuali carichi di lavoro”.

Non è più credibile l’Amministrazione scolastica e non lo sono i sindacati e le associazioni che difendono, spesso a parole, la scuola pubblica mentre si prestano al saccheggio quando c’è in gioco l’interesse privato e corporativo. A fronte degli enormi sacrifici richiesti con la drastica diminuzione delle risorse finanziarie alle scuole e a quanti lavorano attivamente con uno stipendio di gran lunga inferiore alla media europea, non è sostenibile assumere impegni economici “a perdere” in totale controtendenza con il principio costantemente evocato di un rapporto documentabile tra costi/benefici, investimenti/risultati, legittimità e coerenza. Considerato ancora che questo personale esonerato non è mai stato sottoposto a valutazione, non si capisce che cosa faccia e a chi risponda del proprio operato.

Formalizziamo, ancora una volta, la nostra proposta lineare e costruttiva per aprire un sereno confronto perché ancora una volta è in gioco il servizio pubblico qualificato e la credibilità: si proceda subito al recupero delle risorse umane tolte alle scuole o si regolarizzino il numero e la durata dei comandi per ogni associazione/ente che ne faccia richiesta, sospendendo però il trattamento economico, a carico del MIUR, dei “comandati”.

Chi intende utilizzare fuori dalle aule o dalle segreterie scolastiche le risorse che il MIUR ha a carico del proprio organico, lo faccia, ma le paghi il sindacato che incassa regolarmente le tessere degli associati, i ministeri diversi dal MIUR, le associazioni e così via.
La clamorosa ammissione della dott.ssa Lucrezia Stellacci, da poche settimane capo del dipartimento per l’istruzione del Miur intervistata dal Corriere della Sera, ci fa sperare, finalmente, che la nostra potrebbe non essere più una “vox clamantis in deserto”.

“Se il ministero dell’Economia - ha dichiarato la Stellacci - è stato così rigido sull’ipotesi di fare diecimila assunzioni è perché sulla scuola pesano altri 40mila stipendi, per la precisione 41.503. Sono professori o maestri che però non insegnano, non vanno in classe. Sono distaccati presso altri ministeri oppure in permesso sindacale. Gli studenti non ne traggono alcun beneficio, ma il loro stipendio è sempre a carico del nostro bilancio”. Eppure, precisa il capo dipartimento che le diecimila assunzioni “sicuramente sarebbero servite, perché abbiamo tanti progetti e senza investire diventa tutto più difficile anche nel tempo pieno che in questi anni ha sofferto. Ma i dipendenti della scuola sono tantissimi, il ministero dell’Economia ha avuto sempre quest’atteggiamento di rigore, tanto più in un momento di crisi”. “Diciamo che capisco la loro linea ma non la condivido”.

Ci congratuliamo con la dott.ssa Stellacci che ha avuto il coraggio di fare emergere questo vero e proprio scandalo nazionale che tutti conoscevamo e che al V.le Trastevere, per pudore o timore della casta burosindacale, si preferiva celare o sminuire.
Quello che per decenni è stato gelosamente secretato, ora non può essere più oscurato e da questo momento è a disposizione della Corte dei Conti, del Parlamento e del MEF.
Ricordiamo, intanto, che anche i 41.503 docenti di cui parla l’articolo, per uno stipendio medio annuo di 38.000 euro secondo il CCNL, fa più di un miliardo e mezzo di euro, al quale si aggiunge l’importo per pagare i “supplenti” dei comandati/utilizzati. Un danno annuo enorme per le esangui casse del MIUR che continuando a stipendiare quanti non lavorano nelle scuole, è stato costretto ad affamare spesse volte le scuole e i loro bilanci, a congelare stipendi aumentando i carichi di lavoro e le responsabilità connesse, con grave mortificazione di tutti.
Il Governo dei tecnici, riuscirà a recuperare quel miliardo e mezzo per dare un poco di ossigeno alle scuole agonizzanti e quelle risorse che, conferma la dott.ssa Stellacci, servono a quel servizio pubblico per il quale sono state assunte? Giuseppe Luca
Direttore Responsabile della “Letterina”





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