Università, la rivolta contro la norma che ''taglia'' gli studenti fuori corso
Data: Venerdì, 16 marzo 2012 ore 14:01:29 CET
Argomento: Rassegna stampa



PALERMO. L’esercito dei fuoricorso dell'Ateneo palermitano si ribella alle norme che prevedono la decadenza degli studenti iscritti ai vecchi ordinamenti che non si siano laureati entro marzo 2014 e annuncia mobilitazioni e azioni legali. La prima iniziativa è stata virtuale, provando a radunare su Facebook coloro che saranno colpiti dalla mannaia della legge di riforma Gelmini o che non concordano su questa modalità. Una chiamata alle armi che ha già reclutato oltre 1.100 studenti, che non ci stanno a perdere tutti gli esami sostenuti e a dovere sostenere i nuovi test per una nuova immatricolazione, ma che potrebbe avere un seguito ancora maggiore, tenuto conto che i fuoricorso a Palermo sono oltre 30 mila. «Basti pensare a tutti gli studenti lavoratori che per anni hanno provveduto a sostentarsi e contemporaneamente a studiare al fine di giungere alla agognata laurea - si legge del documento di protesta -, per non parlare delle famiglie degli studenti, che vedono gettare nel nulla tutti gli sforzi fatti per garantire ai propri figli una carriera universitaria con tasse universitarie, affitti in città e spese accessorie».

Le storie di questi giovani sono le più diverse. C'è chi ha cominciato il percorso di laurea lentamente, «perché lavoravo, ma poi ho recuperato», come Laura Carlotta, 24 anni, immatricolata in Scienze biologiche nel 2006-07, e che, «per paura di perdere tutto avevo persino gli incubi», ha dovuto studiare anche in un periodo di malattia che all'inizio dell'anno scorso le ha creato parecchi problemi. C'è chi sta per finire il ciclo di studi, come Davide Scaturro, ma che per solidarietà coi colleghi si è fatto promotore della mobilitazione. C'è chi è già a due terzi del percorso, come Valentina Martorana, 25 anni, ma deve conciliare lo studio col lavoro in uno studio medico, «altrimenti non potrei mantenermi».

Nel lungo e circostanziato documento che sta circolando in Internet, si bolla come «scempio che si sta consumando ai danni degli studenti dell'Università di Palermo» il provvedimento del 18 gennaio 2011, in cui il Senato accademico approva le regole per dichiarare decaduti gli studenti fuoricorso. Anche altre città si sono ribellate, Cagliari per esempio, dove il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittimo il provvedimento dell'Ateneo. «Il precedente di Cagliari ci dà uno spiraglio di speranza», scrivono gli studenti palermitani, che criticano una delibera «Salva fuoricorso» del Senato accademico di Palermo, del 31 maggio scorso, ritenuta inadeguata a tenere conto dei vari problemi degli studenti.

I ragazzi chiedono al rettore Roberto Lagalla di annullare il provvedimento che fissa queste scadenze tassative. Ma l'Ateneo chiarisce la propria posizione e resta fermo nelle decisioni assunte dal Senato. «Il Senato accademico - spiega il delegato alla Didattica, Vito Ferro - ha fatto un atto di chiarezza e ha dato a tutti un paracadute fino a marzo 2014. Peraltro l'Ateneo ha promosso corsi di recupero che sono stati frequentati da 8000 studenti, e almeno la metà ha superato con successo gli esami che mancavano al compimento della loro carriera accademica». Il ricorso di Cagliari - chiarisce inoltre l'Ateneo - aveva come perno il fatto che l'Università non avesse offerto possibilità di uscita dalla condizione di fuori corso: Palermo, invece, ha organizzato i corsi.

di A. Torrisi da www.giornaledisicilia.it





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