“Scuola in chiaro”, provvedimenti al buio
Data: Sabato, 10 marzo 2012 ore 09:30:00 CET
Argomento: Associazioni


Giuseppe Luca Bisogna avere il coraggio, dopo decenni di degrado, di fare scelte impopolari, ma indispensabili per garantire efficienza ed efficacia a una struttura complessa che è determinante, più dello spread e del rischio di default, per il futuro di questo Paese.
Chi legge il dossier pubblicato sul sito governativo, ha l’immediata sensazione che i “tecnici” al Governo italiano si siano dimenticati della scuola e i tanti proclami e impegni del Ministro Profumo siano rimasti semplici “flatus vocis” che speravamo fossero solo ricordi dei vecchi governi “politici”.
L’unica voce reale presente nel sito è, infatti, l’iniziativa intitolata “Scuola in chiaro”.
Diciamo subito che apprezziamo l’iniziativa poiché offrirà maggiore trasparenza sulle nostre scuole, più informazioni per le famiglie e semplificherà il lavoro delle segreterie scolastiche.
Non è da escludere, ancora, l’ipotesi che il progetto possa fare scattare un meccanismo di sana concorrenza fra le varie scuole per offrire il massimo possibile e attirare, così, l’attenzione delle famiglie e degli studenti.

I genitori, infatti, prima di scegliere la scuola per i propri figli, avranno la possibilità di conoscere l’organizzazione, la dimensione dell’istituto, le caratteristiche dell’offerta formativa, le risorse strumentali e professionali e, quindi, avranno l’opportunità di cercare, trovare e valutare l’istituto che meglio risponda alle esigenze formative dei propri figli.
Il decreto “Cresci Italia”, che, come si legge nel sito governativo, dovrebbe “consentire di traghettare l’economia nazionale fuori dalla spirale recessiva e allinearla ai ritmi di crescita dei partners europei”, poggia in primo luogo su un pilastro che “è quello che dà il nome al decreto: la crescita” e “la promozione della crescita si accompagna all’innovazione”.
Il decreto, come precisa il Ministero, “compie un passo decisivo in direzione di un risultato lungamente invocato e mai portato a compimento: la valorizzazione del merito delle giovani generazioni”.
Se è vero che gli operatori scolastici e gli uomini di buon senso che credono nella scuola, avevano maturato, da qualche tempo, l’idea che investire sull’istruzione e sulla ricerca avrebbe significato consolidare le fondamenta della democrazia e del progresso del Paese, se è vero, come riconosciuto dallo stesso Ministro Profumo che “il Paese ha capito che il vero investimento per il suo futuro è proprio nella scuola”, ci saremmo aspettati, in questi 100 giorni, qualche provvedimento/iniziativa a conferma della volontà del Governo di cambiare la rotta e traghettare in mare tranquillo la scuola italiana verso l’Europa.

È vero che 100 giorni di governo sono pochi e che i problemi sono molti e complicati, ma speravamo almeno una maggiore attenzione alla scuola da parte dei “tecnici” chiamati a “salvare” e far “crescere” l’Italia, non certo la solita “litania” di annunci mediatici, d’indecisioni, di rinvii, di ritardi, di “linee guida” e così via.
La scuola certamente ha bisogno d’innovazione, ma deve anche avvertire la fiducia sociale, basata su un patto formativo con diritti e doveri esplicitati in modo chiaro per recuperare prestigio e autorevolezza, che soli possono garantire l’efficacia dell’azione.
A tal fine presupposti sono la formulazione di nuovi criteri di selezione dei dirigenti, dei docenti e del personale ATA, l’individuazione di nuove norme e modalità di formazione iniziale e in itinere e l’elaborazione di strumenti di valutazione, che consentano di premiare il merito e mettano fine alla farsa della distribuzione a pioggia dei miseri fondi destinati all’arricchimento dell’offerta formativa.
Bisogna avere il coraggio, dopo decenni di degrado, di fare scelte impopolari, ma indispensabili per garantire efficienza ed efficacia a una struttura complessa che è determinante, più dello spread e del rischio di default, per il futuro di questo Paese. Giuseppe Luca
Direttore Responsabile della “Letterina”





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