I ragazzi incontrano la shoah
Data: Lunedì, 05 marzo 2012 ore 08:30:00 CET
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Nessun filo spinato   potrà fermare il vento’: dodici alunni dell’Istituto “G. Parini” di Catania “ambasciatori “ della ‘giornata della memoria fanno lezione ai compagni.
I dodici ragazzi di terza media dell’Istituto  Parini che hanno partecipato al Quirinale alla celebrazione della “giornata della memoria” il 27 gennaio , hanno rievocato l’esperienza vissuta  presentando ai compagni anche delle classi  seconde, una diligente ricerca sul tema della Shoah
Intercalandosi negli interventi, hanno saputo trasmettere  ai compagni intense emozioni e forti suggestioni , raccontando quel che essi stessi hanno provato ascoltando le testimonianze dei sopravvissuti alla deportazione degli ebrei, visitando la sinagoga ebraica di Roma, la mostra su “I Ghetti di Varsavia” allestita al Vittoriano e partecipando alla cerimonia nel salone dei Corazzieri al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato.
Gli alunni si sono fatti “ambasciatori”di questo evento, presentando i loro elaborati nati dalla volontà  di “testimoniare per non dimenticare la tragedia dell’olocausto”.
 Il Preside Giuseppe Adernò ha introdotto i lavori invitando gli alunni a riflettere sull’esigenza che la scuola promuova tali iniziative al fine che gli alunni diventino ‘alfieri della memoria”, e ricordando l’emozione del viaggio a Roma con gli alunni accompagnati dal preside, dal  vicepreside Francesco Cantarella  e dalla Professoressa Silvia Emmi .
I ragazzi della III N: Enrico  e  Marco Libro, Edoardo Benintende, Carlotta Cosentino, Aurora Caruso e Giorgia Scafile,   hanno presentato un lavoro introduttivo sulla Shoah e attraverso un percorso storico e le testimonianze di alcuni sopravvissuti hanno evidenziato che «il tempo possiede una forza devastante che potrebbe cancellare le tracce di questo tratto buio della Storia. Come un mulino, esso macina tanto grano di uomini e di vicende e rischia di travolgere e portare con sé anche la consapevolezza di quanto è accaduto. Per questo motivo, è indispensabile la persistenza della memoria; l’unica possibilità di un rapporto positivo tra gli orrori dei campi di concentramento e di sterminio e la nostra vita presente è la memoria, il ricordo di quanto è accaduto per evitare che possa ripetersi. La memoria storica possiede la capacità di sancire valori forti e immutabili: la libertà, il rispetto del diritto, la democrazia. Sono valori e non oggetti; essi non si possono acquistare una volta per tutte e perciò ogni generazione li deve riconquistare, farli propri e svilupparli. Uno dei compiti più importanti che la scuola è chiamata a svolgere è, appunto, quello di evitare che il racconto dei superstiti possa cadere nell’indifferenza; per questo il fare memoria del passato aiuta i giovani a dedicarsi al loro futuro nella piena consapevolezza del passato.
"Sta a noi ragazzi , hanno detto, imparare a scorgere i segni del pregiudizio e allontanarli da noi stessi, prima che possano attecchire, trasformarsi in discriminazione e degenerare in violenza. Il mondo viene spinto avanti dalle forze degli uomini migliori e noi giovani dobbiamo apprendere a migliorare il mondo".
Alice Cascone, alunna della III O, partendo dalla frase che campeggiava al Quirinale, ‘Nessun filo spinato potrà fermare il vento’, ha ribadito la necessità per i giovani per farsi portatori dei valori della libertà dell’individuo, e ha focalizzato l’attenzione sul problema della Shoah in Italia commentando un documento sotto forma di decalogo in cui sono fissate le basi del razzismo fascista - documento pubblicato sulla  rivista antisemita ‘La difesa della razza’ diretta da Telesio Interlandi (1938). Infine, l’allieva ha proposto un percorso nel ghetto ebreo di Roma, nella sinagoga e nel museo ebraico – tappe significative del viaggio a Roma.
Tommaso Casaburi, Silvia Fallone e Michele Rampulla hanno percorso un viaggio nella mostra sul ghetto di Varsavia allestita nelle sale del Palazzo Vittoriano a Roma, ed attraverso immagini e documenti hanno ripercorso la storia dei ghetti nazisti in Polonia dal 1939 al 1944 e hanno rilevato come «da questa mostra molto intensa sia emersa la negazione della dignità dell’uomo che è stata calpestata dal regime nazista». Essi hanno ribadito la necessità «della documentazione, della testimonianza e del ricordo che divengono così mezzi per non dimenticare».
Le parole dei ragazzi , accompagnate dalle proiezioni delle immagini hanno attirato l’attenzione dei dei coetanei  delle  classi terze ed hanno avuto molta presa sui  più piccoli delle classi seconde, i quali hanno seguito la “Lezione speciale” con grande attenzione e partecipazione emotiva.,
Adrian Shahini   ha comunicato la sua esperienza per aver incontrato e colloquiato, durante la  visita alla mostra del ghetto di Varsavia , con un sopravvissuto: un vecchio signore di origine inglese, il quale aveva organizzato una rivolta con i suoi compagni ed era riuscito ad evadere dal campo di concentramento. Mentre osservava le fotografie esposte alla mostra del ghetto, riconosceva un volto noto e lo indicava alle telecamere, ed   il suo volto si rendeva visibilmente  triste.
La cosa che più mi ha impressionato, ha detto Adrian, è che l’anziano sopravvissuto ha detto a noi ragazzi - che rappresentiamo di fatto ‘il futuro’ - di raccontare queste storie; quindi, in qualche modo ci ha incaricati di renderci partecipi di questo tragedia non solo come osservatori esterni ai fatti, ma anche come oratori. Ci ha insomma incaricato di diffondere le barbarie avvenute nei campi di concentramento, in maniera da ricordare che cosa il genere umano è stato capace di provocare.
Noi, ‘generazione del futuro’, abbiamo il   dovere di ricordare tutto ciò e di tramandarlo ai nostri successori, al futuro più prossimo. Questo dovere può essere compiuto in tanti modi, anche attraverso  la ricerca, la  documentazioni e tramite l’arte.
La lezione si è conclusa con  uno spaccato sulla cinematografia dedicata al genocidio ebraico.,  e sono state commentate  alcune pellicole  quali il cortometraggio di Ettore Scola ’‘43-‘97’ , Il diario di Anna Frank di George Stevens, La vita è bella di Roberto Benigni,  Il bambino con il pigiama a righe di Mark Hermann e Schindler’s List di Steven Spielberg.

Questi quattro film in un oceano di opere d’arte importanti e monumentali si ricollegano al  dovere di ricordare, di diffondere la conoscenza sulla follia dell’Olocausto.
Martina Fisicaro ha concluso la “lezione-incontro”,  con una riflessione sulla ‘giornata della memoria’:proiettando e facendo ascoltare la lettura   della poesia  di Primo Levi “Se questo è un uomo”  recitata al Quirinale da Gabriele Lavia, perché «essa riassume in modo intenso il tema del degrado dell’essere umano, dell’annullamento della personalità, della privazione della dignità subita dagli ebrei nei Lager. Tutti abbiamo il diritto e il dovere di ricordare. Ricordare per non negare; ricordare perché la storia insegna; ricordare perché uomini, donne e bambini senza colpa sono stati torturati e portati alla morte nei campi di concentramento” .
 Ha quindi commentato il discorso del  presidente della Repubblica , il quale   ha ribadito i principi  della Costituzione europea  che devono essere avvalorati ed  in particolar modo  il valore della pace  che dà unità a tutta  l'Europa e al suo futuro.  "La necessità di ‘coltivare conquiste’, come la tutela sovranazionale dei diritti umani e delle libertà fondamentali, è il modo più giusto e fecondo di rendere omaggio alla memoria delle vittime della Shoah, al sacrifico alla resistenza, alla rinascita del popolo ebraico".
Il messaggio forte di giovani “ambasciatori” : «Ricordare è un diritto civile che  tutti dobbiamo mettere in atto ….È giusto ricordare ciò che è stato per evitare che risucceda,
Ricordare  non  è soltanto ripetere soltanto i nomi e date, bensì  “ricordare comprendendo …» ha conquistato  il numeroso pubblico di studenti, i quali hanno trascorso un’ora di lezione  “originale” presentata dai coetanei, ma che, come ha detto il preside Adernò, complimentandosi per l’attenta partecipazione da parte di tutti, è stata una vera  “lezione di vita”.

Silvia Emmi
docente di Lettere Istituto Parini





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