Scuola, otto precari vincono la battaglia
Data: Sabato, 03 marzo 2012 ore 19:47:14 CET Argomento: Rassegna stampa
Fanno causa allo
Stato per i contratti a termine: risarciti con mezzo milione di euro e
da subito un aumento di stipendio. Precario nella scuola pubblica
trascina il ministero dell’Istruzione in tribunale e lo fa condannare a
risarcire danni per mezzo milione di euro a lui e ad alcuni suoi
colleghi per “la reiterazione illecita di contratti annuali a termine”
iniziati più di vent’anni fa. Il giudice monocratico Carla Ponterio ha
riconosciuto a Vincenzo Brancatisano, professore di Diritto ed Economia
politica all’Itc Barozzi, quindici mensilità dell’ultima retribuzione
globale come risarcimento danni per “illegittima apposizione del
termine al contratto di lavoro”; gli scatti di anzianità maturati e
dunque un corposo aumento di stipendio fin da subito, nonché le ingenti
differenze retributive tra quello che è stato percepito negli anni e
quello che avrebbe dovuto essere percepito.
Con Brancatisano hanno ottenuto giustizia altri sette professori, tutti
assistiti dall’avv. Maria Grazia Pinardi, giuslavorista del Foro di
Bologna, che per anni (qualcuno anche solo quattro) sono stati assunti
il primo giorno di scuola e licenziati il 30 giugno di ogni anno. A
spingerli a fare causa il libro dello stesso Brancatisano “Una vita da
supplente”, edito da Nuovi Mondi.
Nel volume, 350 pagine, Vincenzo Brancatisano ha tracciato i molteplici
e incredibili aspetti della situazione di “apartheid contrattuale” in
cui versano centinaia di migliaia di insegnanti, bidelli, tecnici e
amministrativi assunti e licenziati a ripetizione, pagati sempre con lo
stipendio di prima nomina e lasciati senza lavoro d'estate in attesa
della puntuale riassunzione a settembre.
«Non c'è solo l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori” commenta oggi
Brancatisano, riferendosi a governo e sindacati. Al primo, che ha
resistito inutilmente in giudizio e che a giorni altermi emana norme
che rendono sempre più folle il sistema di reclutamento dei docenti. Ai
sindacati, ai quali il libro non risparmia critiche come quelle che
ruotano attorno alla babele di discriminazioni tra i lavoratori di
ruolo e quelli a tempo determinato annuale, contenute nelle leggi ma
anche nei contratti collettivi firmati dalle associazioni sindacali.
«Se si è costretti ad arrivare al processo civile - commenta
Brancatisano - per ottenere l’eliminazione di disparità di trattamento
diffusissime che violano i più elementari principi del diritto italiano
e comunitario, vuol dire che la contrattazione collettiva serve solo a
chi è già protetto e che i sindacati si sono quanto meno distratti
negli ultimi decenni sul tema del precariato. Ma c’è un giudice a
Berlino, anzi a Modena». La tesi dell’autore, che ha spinto migliaia di
precari della scuola in tutta Italia a far causa, è che l’eccessiva
reiterazione dei contratti di lavoro a termine nella scuola pubblica
sia illegittima e meriti una triplice sanzione a carico del datore di
lavoro-Stato: la trasformazione per via giudiziale del contratto a
termine in uno a tempo indeterminato; il risarcimento dei danni subiti
per l’illecita reiterazione; il riconoscimento degli scatti di
anzianità, con conseguente adeguamento dello stipendio con efficacia
retroattiva.
I precari della scuola, infatti, anche se assunti con incarico annuale
rinnovato per decenni, percepiscono lo stipendio di prima nomina
nonostante svolgano le stesse mansioni dei colleghi di ruolo e siano
abilitati grazie a uno o più concorsi pubblici superati.
Il giudice modenese non ha riconosciuto la trasformazione del
contratto, ma un risarcimento concreto a compensazione della mancata
stabilizzazione, come previsto dalla normativa del 2001. «Ma quanti
lavoratori della scuola - si chiede Brancatisano - sono stati informati
in questi 11 anni che esiste il diritto al risarcimento in cambio della
non trasformazione del contratto? In ogni caso, con questa sentenza
viene meno il movente finanziario che spinge lo Stato a mantenere nel
precariato un esercito di lavoratori: se deve pagare danni e aumentare
lo stipendio come sarebbe normale, gli conviene stabilizzare il
personale: se ne gioverebbero anche gli studenti. Che invece assistono
ogni anno al solito valzer di maestri e professori precari, sballottati
da un istituto all’altro».
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