A proposito di PON: la commissione che esaminava i candidati è composta da persone preparate per quella mansione, o si basavano su sensazioni soggettive
Data: Lunedì, 27 febbraio 2012 ore 06:00:00 CET
Argomento: Opinioni


Credo, senza falsa modestia, di conoscere bene l’argomento concernente, i PON e POR, ho creduto nei progetti europei sin dalla loro apparizione, alla fine degli anni novanta. Hanno dato tanto alla scuola siciliana, ma spesso, a ragione, sono criticati per l’uso distorto che se ne fa. Nel tempo si sono moltiplicati a dismisura, in alcune scuole sono più i progetti che gli alunni, c’è sempre la corsa per l’accaparrarsi il numero minimo di corsisti per far partire il progetto, a volte non si integrano neanche con il curricolo. C’è un giro di euro non indifferente e quindi nessuno si permette più di snobbarli. Mi piace leggere attentamente i bandi, studiarli, spesso riesco a fare il ritratto dell’esperto richiesto, trovo le pretese più assurde, alcuni bandi sono cuciti addosso a chi deve vincere, per fortuna ciò non succede sempre e la cosa non mi scandalizza più di tanto, la figura dell’esperto è aleatoria, lascia spazio a molte interpretazioni. La cosa che mi incuriosisce di più è la valutazione dei titoli, spesso dalla lettura si evince una scarsa conoscenza delle scale di misurazione e in particolare sulle due caratteristiche che devono essere proprie di ogni misurazione: validità e l’attendibilità, utili per la messa a punto delle tecniche per la valutazione oggettiva. In alcuni bandi si richiede il progetto educativo, nulla di anomalo se non fosse per il peso elevato attribuito nella valutazione e perché la valutazione del progetto non è oggettiva, ma soggettiva e inoltre non sempre i membri del GOP sono competenti nella disciplina richiesta. L’esperienza più interessante l’ho fatta qualche giorno fa, in un istituto comprensivo della provincia di Catania. Riporto di seguito quello che ho vissuto, letto con ironia e rassegnazione, tante le domande da fare ai componenti del GOP della scuola in questione, una fra tutte: La commissione che esaminava i candidati era composta di persone preparate per quella mansione? O si basavano su sensazioni prettamente soggettive? Mi chiedo chi me l’ha fatto fare, sono anni che mi interesso di PON, ho progettato i vecchi PON fino al 2007, ho fatto il tutor, la valutatrice, l’esperta, anni di esperienza gratificante, non mi è mai capitata una situazione del genere, un colloquio senza sapere il posto in graduatoria, tutti convocati e venti punti su cento il peso della valutazione del colloquio, troppo, può capovolgere qualsiasi graduatoria.
Mentre rifletto, mi ritrovo già dentro la scuola, un collaboratore scolastico mi indica l’aula magna, sa già il motivo per cui sono lì. Sono leggermente in ritardo, tre persone sono intente a chiamare l’appello, mi trovo davanti ad un centinaio di persone, di tutte le età, riconosco molti colleghi, alcuni già in pensione, altri giovani precari, mi sembra di essere tornata ai tempi delle convocazioni in Provveditorato per l’incarico annuale. Il mio primo istinto è stato quello di andar via, continuavo a chiedermi perché una come me con un curricolo degno di riguardo si presta a questa messinscena. Mi piace insegnare, ho perfezionato il mio insegnamento nelle diverse azioni dei PON: C1, C4, B1. Fare l’esperta è un arricchimento personale, conoscere nuove scuole, nuovi colleghi, alunni di diverso ordine di scuola, non disdicendo l’aspetto economico. Le colleghe, almeno credo che siano tali, continuano a chiamare l’appello, scopro che sono due i moduli esaminati quel giorno e tre sono stati presi in esame il giorno precedente, molti gli assenti, d’altronde l’informazione era solo sul sito della scuola, nessuna telefonata o e-mail personale, alcuni docenti impegnati per gli scrutini, vengono depennati dall’elenco. Solo del mio modulo siamo circa sessanta molti di più per l’altro modulo. Esco e mi siedo in macchina, voglio andare via ma la curiosità mi trattiene voglio vedere in cosa consiste il colloquio, molti vanno via per impegni di lavoro, non pensavano di perdere tanto tempo, io decido di restare quel pomeriggio non ho preso altri impegni. Rientro e trovo le tre “colleghe”, che chiamano in ordine alfabetico da due elenchi, dopo circa trenta minuti sento il mio cognome, mi incammino insieme ad altri due colleghi verso una classe al piano superiore. Una docente mi fa accomodare su una sedia posta davanti a una fila di banchi sistemati tipo esami di stato, sette persone da una parte, gli esaminatori, tre dall’altra, gli esaminati. Guardo le due docenti sedute davanti a me, una ha la mia stessa età, l’altra più giovane, mi chiedo cosa insegnano, vengo distratta dalla voce della collega giovane che mi chiede perché mi trovo lì. Avrei voluto rispondere con una battuta ma mi trattengo e dico della mia esperienza ultra decennale con i PON e del mio amore per l’insegnamento. L’altra collega mi chiede un motivo per cui dovrebbero scegliere me. Bella domanda, rispondo, avete il mio curricolo, vedete le mie esperienze pregresse, forse si va a simpatia? Ultima domanda, cosa penso di lasciare agli alunni finita l’esperienza. Rispondo in modo telegrafico e sicuro: L’amore per la mia disciplina e per la scuola. Finito il colloquio, saluto e…avanti un altro.

Prof.ssa Angela Giardinaro





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