Sono 150 le scuole che si prova a salvare ma senza i dirigenti
Data: Domenica, 26 febbraio 2012 ore 17:55:02 CET Argomento: Rassegna stampa
Catania. Ultimo
weekend di riflessione, diciamo così, poi in 48 ore, probabilmente tra
lunedì e martedì, il Miur da Roma dovrebbe comunicare alla Regione
siciliana la sua decisione sul ridimensionamento delle scuole anche in
Sicilia. C'è un confronto serrato che va avanti da quando il governo
Monti ha inserito a luglio nella Finanziaria dei tagli e del rigore,
anche il ridimensionamento sul territorio nazionale delle scuole che
non raggiungono i 600 studenti. Ridimensionamento che, in sostanza,
provoca come un automatismo l'accorpamento degli istituti imputati di
insufficienti iscrizioni, ad altre scuole di stesso grado e con lo
stesso orientamento di studi nel caso delle superiori. Il governo
nazionale, subito dopo le vacanze di Natale, ha comunicato la ferale
notizie dei calcoli che i tecnici del Ministero avevano fatto, prevedendo in Sicilia il
taglio netto di quasi 250 scuola. A questo punto la Regione ha
messo in moto i propri meccanismi e abbassando a 500 il numero degli
studenti che Palermo ritiene numero minimo per potere garantire ad ogni
istituto scolastico la sua autonomia gestionale e, dunque, una propria
dirigenza autonoma, ha ricalcolato il numero delle scuole che
potrebbero perdere la propria sovranità: ad oggi sarebbero 143. La
scelta degli istituti da tagliare, di cui l'assessorato regionale
all'Istruzione ha discusso in svariati tavoli di negoziato con i
sindacati, alla fine ha scontentato molti, soprattutto nelle realtà
locali più piccole, da dove è partita l'accusa di interventi che
sarebbero stati orientati da scelte politiche, da pressioni di parte e
di partiti. Insomma le solite storie e le solite lamentazioni.
Ma mentre la Sicilia, provincia per provincia, ancora è alle prese con
il dibattito e gli scontri sul perché segare una scuola e non l'altra,
e mentre si cerca, in ultima analisi, di tentare il salvataggio delle
scuole, intese come sedi e con il loro status giuridico autonomo,
rimettendoci, però, i ruoli dei dirigenti scolastici, dei direttori dei
servizi generali ed amministrativi, Roma starebbe meditando un
ulteriore colpo di scure.
Nei giorni scorsi il dirigente generale della Regione, Ludovico Albert,
ha avuto un incontro con i vertici del Ministero dell'Istruzione,
Università e Ricerca ed in particolare, naturalmente, il dott. Albert
ha avuto un faccia a faccia con Mario Di Costanzo, dirigente
dell'Ufficio X del Ministero, quello che tra le altre competenze, ha
anche quella degli "indirizzi in materia di dimensionamento e
distribuzione territoriale delle istituzioni scolastiche". Insomma la
decisione finale transiterà dall'ufficio X, anche se, va da sé, la
decisione oltre ad essere tecnicamente supportata dai numeri e dalle
analisi dei funzionari del Miur, sarà, soprattutto, legata alla volontà
politica di portare avanti, sembra di capire, la politica del rigore
che Monti e i suoi ministri stanno portando avanti. E la scuola non fa
eccezione, nonostante da più parti, in testa come sempre i sindacati,
ma anche il mondo della cultura più in generale, è stato fatto notare
che in questo campo più importante dei tagli sarebbe la
razionalizzazione. E, eliminati gli sprechi che ci sono, servirebbe
investire. Ma non è aria, al momento, di affrontare questo argomento.
Concretamente la Sicilia rischia il colpo d'ascia. A Roma, con il
direttore Albert, c'era anche il deputato regionale del Pdl, Enzo
Vinciullo, che dal 1995 al 2000 ha guidato il Coordinamento Nazionale
dei Docenti Precari delle scuole statali e non statali e conosce bene
il mondo della scuola.
«Abbiamo detto ai dirigenti del Ministero che la Sicilia perdendo 143
dirigenti pagherebbe già un prezzo molto alto al ridimensionamento
imposto dal governo nazionale. Non sarebbe sopportabile un taglio
ulteriore, men che meno quello addirittura doppio che aveva ipotizzato
a gennaio il ministero».
Che cosa accadrà adesso? L'aria che si respira a Roma, dicono molti
addetti ai lavori, non è per nulla buona, né in Sicilia lo stesso piano
regionale è stato accolto da tutti con entusiasmo. In pratica, avendo
sì la Regione autonomia a deliberare in materia di scuola in virtù
dello statuto e, dunque, a far valere i suoi parametri (come detto
minimo 500 alunni), è pure vero, ed ovvio, che le nomine dei Dirigenti
e dei Direttori sono di esclusiva competenza del Ministero. Così, se
dovesse andare, diciamo, bene, salvando per il momento il salvabile e
fermandoci ai 143 tagli proposti dalla Regione, il Ministero assegnerà
i ruoli di direzione solo dove sussistono i suoi parametri e nelle
altre scuole parzialmente dimensionate ci sarà la reggenza di un
preside e di un direttore dei servizi titolare in un'altra scuola. Un
pasticcio, come appare chiaro, che rischia di creare ancora più caos in
uno scenario già di per sé confuso in cui la funzione primaria della
scuola è già stata marginalizzata da tempo. Per lasciare spazio a
conti, equilibri di bilancio, classi pollaio e classi fantasma, pur di
tenere in piedi e in vita scuole che garantiscono anche posti ai sempre
più precari insegnanti (molti dei quali con il timore di passare al
ruolo di perdenti posto) e al personale Ata, ma che sempre meno sono
scuole nel senso più utile e nobile della parola.
Andrea Lodato
La Sicilia
|
|