La corruzione nella Pubblica Amministrazione è 'un fatto normale'
Data: Giovedì, 23 febbraio 2012 ore 17:00:00 CET
Argomento: Redazione


Valutazioni dei dirigenti pubblici su dimensioni, cause, effetti e rimedi possibili. Il 17 gennaio, con l’invio di un questionario on-line proposto da FORUM PA e gogol.it a 27.000 dirigenti pubblici, è stata avviata un’indagine sulla percezione della corruzione all’interno delle Pubbliche Amministrazioni. La fase di raccolta delle risposte si è conclusa dieci giorni dopo. I questionari compilati, in modo rigorosamente anonimo, sono stati 3.287. A questa indagine hanno partecipato anche tanti dirigenti scolastici. Per una prima sintesi dei risultati della nostra indagine, che rendiamo disponibile in una bozza propedeutica ad ulteriori elaborazioni, abbiamo deciso di citare integralmente il “Punto” del 15 febbraio di Paolo Pagliaro che, con Lilli Gruber, cura 8 e mezzo, trasmissione quotidiana di approfondimenti su temi di attualità dell’emittente la7. Il testo è il seguente.
Sulla corruzione nella pubblica amministrazione ci sono servizi giornalistici, inchieste e sentenze della magistratura, molta letteratura. Ma in realtà ignoriamo cosa pensa delle corruzione  chi non può non conoscerla, o quantomeno non può non vederla, cioè i dirigenti delle amministrazioni pubbliche.
Colma la lacuna l’indagine sulla corruzione a cui hanno accettato di rispondere circa 3300 dirigenti pubblici interpellati da FORUM PA e da gogol.it, un periodico on-line che si occupa di innovazione della Pubblica Amministrazione.
Dall’indagine risulta che circa il 30% dei dirigenti pubblici considera la corruzione un fatto normale. Questa percezione è più forte nel Sud e nel centro Italia.
Non sembrano esserci dubbi sul fatto che la corruzione è facilmente rilevabile da chi lavora nell’ambiente. I sintomi sono in genere vistosi: spese convulse e immotivate in prossimità di appuntamenti elettorali, consumi sfacciati e volutamente esibiti. Molti dirigenti denunciano l’esistenza di centri di potere esterni, che danno vita a gerarchie parallele e divergenti rispetto a quelle formali e che si rivelano determinanti nelle scelte delle stesse pubbliche amministrazioni. Questi centri possono essere anche collegati alla criminalità organizzata.
Lo studio indaga poi sulle cause della corruzione. In questo caso la risposta è quasi plebiscitaria: l’87% dei dirigenti chiama in causa il ceto politico. Tra politica e burocrazia sembra esserci un rapporto fatto di prevaricazioni, ricatti, paure e connivenze. Non manca un giudizio sull’inadeguatezza professionale della dirigenza, anche se l’autocritica è temperata dal fatto che i subordinati tendono ad accusare di incompetenza i loro capi.
I dirigenti pubblici ritengono che si eliminasse la corruzione i risparmi sarebbero superiori al 30 %. E la corruzione si potrebbe ridurre – secondo i dirigenti - se la Pubblica Amministrazione, anziché lavorare per se stessa, avesse compiti sensati e fosse messa finalmente nelle condizioni di lavorare per gli utenti. Se fosse ridotto drasticamente il numero delle stazioni appaltanti. Se ci fosse un’effettiva assistenza ai funzionari e agli impiegati che devono fronteggiare emergenze etiche: l’81% vedrebbe con favore anche la creazione di un apposito sportello on-line.

Fin qui Paolo Pagliaro.  Ed ecco alcune considerazioni:

  • Innanzitutto non ci aspettavamo un numero di risposte così elevato e, soprattutto, il tono dei commenti: al di là di ogni immaginazione i giudizi sulla estensione e gravità del fenomeno.
  • Poi la natura delle risposte: i commenti pervenuti, su quasi 3.300 questionari elaborati, sono stati oltre 800. I contributi coprono tutti gli ambiti dell’indagine: l’estensione del fenomeno, le evidenze e le cause dello stesso, i costi indotti dalla corruzione, i sistemi di possibile contrasto.
  • Ci sono poi le prime reazioni: di grande interesse, ma non manca qualche critica. Ad esempio alcuni “puristi”, per lo più di matrice accademica, fanno rilevare la scarsa attendibilità dei sondaggi in genere, quindi, anche del nostro. Ma qui ci sia consentito di non essere d’accordo: da qualche parte bisognava pur cominciare e non ci risultava, fino al 17 di gennaio, che un’indagine di così vasta portata fosse mai stata tentata. I risultati che abbiamo ottenuto hanno il crisma della serietà e della attendibilità: se non altro lo dimostrano la rapidità e la foga, diremmo, con la quale le risposte sono pervenute. Per non parlare delle centinaia e centinaia dichiarazioni di aperta approvazione della nostra iniziativa.
Il nostro proposito è quello di presidiare questo fronte con l’efficacia e la perseveranza consentite dai nostri mezzi. Stiamo valutando la possibilità di tornare subito sul tema per raccogliere, da parte di quanti hanno già partecipato all’indagine - e di altri che vorranno aggiungersi - indicazioni più circostanziate sulle soluzioni auspicabili per arginare il fenomeno.
Le proposte che ci perverranno saranno da noi ordinate, organizzate e fatte pervenire a tutti quelli che, al Governo o in Parlamento, nelle Regioni, negli Enti locali e nelle PA in genere, sono nelle condizioni di poter decidere concrete misure di contrasto della corruzione.
Intendiamo, infine, istituzionalizzare la rilevazione e farne motivo di un Rapporto annuale nella consapevolezza che il nostro lavoro si colloca su un piano diverso e complementare rispetto a quello proprio dei resoconti ufficiali (Corte dei Conti, Magistratura penale, Forze dell’ordine) e delle inchieste giornalistiche

Carlo Mochi Sismondi - Presidente FORUM PA
c.mochi@forumpa.it





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