Valutazione dei docenti. La lunga marcia (indietro) di Profumo
Data: Giovedì, 23 febbraio 2012 ore 15:30:55 CET
Argomento: Redazione


E così il Ministro ha mostrato di non essere uomo d’onore, e sulla valutazione dei docenti, si è rimangiato le promesse fatte all’UE. Trichet e Draghi avevano chiesto espressamente al Governo: “Come farete a valorizzare i migliori docenti?” la risposta può trovarsi nel recente comunicato della CGIL che pubblichiamo di seguito:

“Il Miur accantona Brunetta: parte il progetto sperimentale VALeS. Accantonata la classifica dei docenti e delle scuole meritevoli. Parte una nuova sperimentazione senza classifiche di brunettiana memoria. Grande risultato della FLC CGIL. Avevamo già dato notizia alcuni giorni fa della definitiva scomparsa di una delle due sperimentazioni messe in campo lo scorso anno dall’ex Ministro Gelmini (il progetto Valorizza 2 sulla valutazione individuale basata sul parametro reputazionale) e del contestuale avvio di un nuovo percorso sperimentale denominato VALeS premialità selettiva per le scuole partecipanti. Riteniamo tutto ciò una vittoria della FLC CGIL che da tre anni si batte per contrastare l’ideologia brunettiana e i suoi devastanti effetti”.

Incredibile. Comprendiamo il terrore dei sindacalisti della scuola di essere valutati, visto che ricordiamo che nell’anno in cui ci fu la sola valutazione seria dei presidi, essi sprofondarono agli ultimi posti. Con le nostre orecchie avevamo ascoltato Profumo, il 9 gennaio nel Salone dei Ministri, affermare perentoriamente che dovevamo entrare nella logica europea della valutazione dei docenti. Poi il 25 gennaio, alle ore 12,00, nella sala 8 al piano terra del MIUR abbiamo visto e sentito il dott. Giovanni Biondi che, roccioso come mai, assicurava che sulla valorizzazione dei docenti si sarebbe andati avanti perché lui aveva ricevuto questo compito dal Ministro che a sua volta ne rispondeva all’UE, e dopo una settimana assistiamo a questa marcia indietro? Mi sarei aspettato che il Direttore Generale del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, avesse la forza di affrontare e vincere la sfida che il sindacato gli ha lanciato. Molti di noi presidi, ci assumiamo le nostre responsabilità e affrontiamo le stesse sfide con determinazione, trascinati dai giudici del lavoro e in varie conciliazioni, pur di garantire il diritto allo studio degli studenti e relegare ignoranti e fannulloni in un angolo.

Ecco cosa ha promesso il Governo italiano all’Europa:

a) Promozione e valorizzazione del capitale umano. L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo); si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.

f) Un tassello rilevante è costituito dalla piena attuazione della Riforma della pubblica amministrazione, in particolar modo dalle misure che rafforzano il ruolo della Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (istituita nel dicembre del 2009) e le cui competenze saranno integrate con il disegno di legge in materia di anticorruzione, già approvato dal Senato, e attualmente all’esame della Camera dei Deputati.

Possibile che in tutto il Ministero non si trovi una personalità forte, capace di dire ai sindacati “Basta ragazzi, la ricreazione è finita, ora si torna a lavorare”. Tutti capaci solo di tirare a campare?

La prassi di cooptare nelle direzioni generali quadri vicini al sindacato, da Barbieri a Iosa a Tiriticco, a tanti altri consulenti presi direttamente dalle segreterie di partito, spingendo al pensionamento o emarginando i dirigenti vincitori di concorso, ha tolto al MIUR la capacità di prendere decisioni nel pubblico interesse. Ma le scuole, sia quelle in reggenza che quelle in cui il preside deve occuparsi di otto succursali, nove sedi staccate e dieci plessi sparsi per il territorio, sono ormai, almeno nel meridione, all’anarchia, non possono più irresponsabilmente continuare a sperperare denaro pubblico.

Un esempio per tutti: i dirigenti e i DSGA comandati mantengono la titolarità nella loro scuola di provenienza. Questa colossale sciocchezza ha fatto sì che i comandati abbiano scelto sedi complesse di 1° fascia, pur non recandosi mai a scuola a lavorare, ma così, guadagnano di più. Queste scuole invece vanno allo sbando, perché annualmente, o sono in reggenza, o si susseguono presidi di passaggio. Non me la prendo coi colleghi che fruiscono di questo vantaggio, visto che la legge lo prevede, ma occorre essere particolarmente intelligenti per capire che è un meccanismo che grida vendetta e che lascia sbigottiti gli operatori del settore? Nessuno che in alto abbia il coraggio di decidere che questi colleghi debbano tornare a lavorare, o che almeno siano collocati fuori ruolo, in modo che le scuole complesse e grandi abbiano il loro preside stabile, prima di distruggersi?

La filosofia sindacale ormai è chiara: “Muoia Sansone con tutti i filistei”. L’esempio della FIAT di Termini Imerese è lampante: la FIOM ha reso ingovernabile la fabbrica con la copertura degli assenteisti e le continue interruzioni di produzione, e poiché l’impresa non può lavorare in perdita, ha chiuso. Ora gli operai, senza lavorare, prendono un sussidio pari all’80% dello stipendio e vanno felici a raccogliere carciofi a spese del contribuente. Questo è il modello perseguito dal sindacato italiano che si atteggia di sinistra. Anche se i veri paesi di sinistra, come Vietnam, Cina, Cuba, ma anche di storia socialdemocratica come la Svezia o la Danimarca, valutano processi, risultati conseguiti e personale. Sono all’avanguardia e su tali prassi severe hanno costruito la qualità della loro scuola.

Per quanto ci riguarda sono maturi i tempi per indire un’assemblea generale, magari ad aprile, per trasformare l’associazione in Rete e apportare allo statuto modifiche per ampliare i livelli di democrazia nei processi decisionali interni.

Roberto Tripodi
robertotripodi@virgilio.it





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