Osservare il proprio futuro attraverso una telecamera: la storia del giovane videomaker Marco Pirrello
Data: Mercoledì, 22 febbraio 2012 ore 12:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Marco Pirrello Giovane, umile e creativo: è questo il profilo che meglio rispecchia il catanese Marco Pirrello.
Videomaker per passione, montatore e operatore di ripresa freelance per lavoro, Marco si è messo in luce in questi anni per le sue video-inchieste realizzate con Step1, progetto giornalistico dell’Università di Catania.
Dopo aver conseguito la laurea in Scienze della comunicazione, ha deciso di dedicarsi totalmente alla regia e al video montaggio, realizzando tra gli altri importanti lavori come il docuvideo “Peppino – Tutta un’altra storia”, menzionato al Festival del Giornalismo di Perugia, il videoclip per una band catanese “You Only live Twice”, alcuni video aziendali per Unicredit Banca e il documentario My Hometown, che lo ha consacrato come una delle giovani promesse siciliane nel mondo dei videomaker emergenti.
E’ impossibile raccontare qui, tutta la storia e l’esperienza di Marco, ma abbiamo chiesto a lui, con semplici domande, di aprirci un po’ del suo mondo, parlandoci anche del suo ultimo e apprezzatissimo cortometraggio “Il pezzo di carta”, che ritrae la vicenda di un laureando in cerca di certezze sul suo futuro e indeciso se restare nella sua città o partire.

D: Iniziamo subito chiedendoti: quanto ti è servito conseguire il famoso “pezzo di carta” per proseguire nelle tue attività di videomaker?

R: Sarò sincero, credo nulla. Almeno se parliamo in termini strettamente accademici. Se invece parliamo di quanto sia stato importante frequentare il monastero dei Benedettini, la redazione di Step1 e tutto il contesto stimolante che vi gravita attorno beh...posso tranquillamente dire che senza ciò oggi farei tutt'altro.

D: Sappiamo che la passione per la regia e l’aver preso una telecamera in mano, sono nate quasi per gioco, con la collaborazione all’interno della redazione di Step1. Avresti mai immaginato che sarebbe diventata la tua vita?

R: Utilizzavo la telecamera, ma assolutamente per gioco, già da qualche anno. Durante i viaggi con gli amici era ormai una tradizione, una volta tornati a casa, guardare insieme un vero e proprio film che mettevo su con le riprese fatte durante la vacanza. Era divertentissimo e in questo modo ho cominciato a sperimentare la passione per il montaggio e le riprese. Non immaginavo che poco tempo dopo avrei puntato la mia telecamera su questioni ben più importanti. Rendermi conto che c'era una città fuori che aspettava solo di essere raccontata in tanti modi diversi è stata la scintilla che forse inconsciamente aspettavo.

D: Sul web e non solo si susseguono tante interviste su di te. Qual è quella che non ti aspettavi e quella che ti ha reso più orgoglioso di ricevere?

R: Non saprei, ho un atteggiamento abbastanza distaccato riguardo a questi momenti di notorietà che mi è capitato vivere. Ogni volta che esce un’intervista c'è più fermento tra i miei parenti e amici che a livello personale.

D: In un periodo in cui si parla tanto di posto fisso e disoccupazione giovanile, pensi che nella tua attività sia più facile emergere o mollare alle prime difficoltà?

R: Riuscire a imporre il proprio modo di vedere le cose non è facile, quindi emergere è difficile intraprendendo qualsiasi attività creativa, non solo la mia. Essere un "videomaker emergente" significa nel mio caso non avere un contratto ma intraprendere un percorso da freelance che almeno in fase iniziale non è detto che decolli immediatamente. Bisogna assolutamente avere pazienza, tirare fuori il carattere e la massima determinazione per raggiungere il proprio obiettivo.

D: Parliamo del tuo ultimo lavoro. “Il pezzo di carta” ha riscosso tanti consensi ieri nella tua città, Catania, alla prima proiezione in assoluto. Come pensi potrà espatriare e ottenere uguale se non maggiore successo a livello nazionale?

R: Una risposta secca non saprei dartela. Stiamo (insieme ad Andrea Spinello e Roberto Zito) valutando alcune possibilità per le future proiezioni. Siamo ancora in una fase di "work in progress". Certamente non ci accontenteremo della proiezione al cinema King, seppur sia andata alla grande.

D: Fatti un’autocritica. Videoclip musicali, documentari, cortometraggi, video-inchieste. Quali tra queste tipologie di riprese, ti riesce meglio?

R: Mi piace realizzare prodotti diversi, e pertanto credo che sarà così anche in futuro. A rischio di sembrarti finto ti rispondo con la massima sincerità... non saprei rispondere più dettagliatamente scegliendo una tipologia piuttosto che un'altra.

D: Progetti futuri. Cosa ti aspetti, professionalmente parlando, dal mondo della regia e quali vantaggi possono esserci nell’esserti trasferito a Roma?

R: Il primo vantaggio, banale ma sostanziale, sta nel fatto che attorno a Roma gravita un enorme numero di persone che si occupa di riprese e montaggio video a tutti i livelli. Il cinema italiano poi ha la propria base qui, di conseguenza è più facile (anche se la concorrenza è maggiore) avere la possibilità di legarsi professionalmente ad altre persone che fanno il tuo stesso lavoro.

D: Ti chiediamo, infine, se ti senti di consigliare agli aspiranti registi di intraprendere una strada come la tua, fatta di tanta gavetta, o pensi che sia meglio seguire dei percorsi di studio specifici.

R: Ognuno ha la propria storia e ci sono diversi percorsi che possono portare ad una meta comune.

Mirko Fazio
www.viviateneo.it/





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