La scomparsa del Nobel Dulbecco, pioniere delle ricerche genetiche sui tumori
Data: Martedì, 21 febbraio 2012 ore 15:30:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Scienza in
lutto per la scomparsa di Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina
nel 1975. La notizia è stata confermata all'Ansa il presidente del Cnr,
Luigi Nicolais. Il grande biologo e genetista, nato a Catanzaro nel
1914 ma cittadino americano dal 1953, lavorava presso l'istituto è
deceduto nella notte a La Jolla (California) - dove Salk - due giorni
prima di compiere 98 anni. A Dulbecco il Karolinska Institut assegnò il
Nobel per la scoperta del meccanismo d'azione dei virus tumorali nelle
cellule animali. Se oggi sappiamo che per combattere i tumori bisogna
aggredire il loro Dna il merito è proprio di Dulbecco, pioniere delle
ricerche sulla genetica del cancro.
Nonostante la cittadinanza americana, i legami con l'Italia non
si erano mai interrotti e ha proseguito nelle sue ricerche sulla mappa
del Dna condotte presso l'Istituto di tecnologie biomediche del Cnr a
Milano. E nel 1999 accettò l'invito a condurre il Festival di Sanremo.
La sua presenza fu fortemente voluta da Fabio Fazio e Dulbecco devolse
il suo compenso a favore del rientro in Italia degli scienziati andati
a studiare e lavorare all'estero. Un'iniziativa simbolica che ancora
oggi prosegue nel Progetto “carriere Dulbecco”, promosso da Telethon.
Dulbecco si iscrisse a 16 anni alla facoltà di medicina dell'università
di Torino dove seguì i corsi dell'anatomista Giuseppe Levi insieme a
Rita Levi Montalcini e Salvador Luria, altri due Nobel. A soli 20 anni
si laureò. Durante la seconda guerra mondiale fu richiamato come
ufficiale medico sul fronte francese e poi su quello russo. Con la
caduta del fascismo, Dulbecco entra nella Resistenza e fa parte del Cln
di Torino. Dopo la guerra, nel 1947, decise di trasferirsi negli Stati
Uniti per raggiungere Luria, fuggito dall'Italia a causa delle leggi
razziali di Mussolini. E sulla stessa nave incontrò la sua ex compagna
di studi: Rita Levi Montalcini. Nel 1960 al California Institute of
Technology osserva che i tumori sono indotti da una famiglia di virus
che in seguito chiamerà «oncogeni»: è la scoperta che gli aprirà la
strada del Nobel. Oltre al premio Nobel, Dulbecco venne insignito della
laurea honoris causa in scienze dall'Università di Yale, inoltre era
membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia nazionale delle
scienze americana e membro della Royal Society inglese.
«Era un po' amareggiato. L'esperienza fatta in Italia lo aveva davvero
deluso», racconta Paolo Vezzoni, ricercatore del Cnr che insieme a
Dulbecco ha condiviso l'esordio del Progetto Genoma. «Era dalla scorsa
estate che non stava molto bene. L'ultima volta che l'ho sentito è
stato in occasione delle feste natalizie. Ci siamo scambiati i saluti,
ma non abbiamo fatto altri commenti», ha aggiunto Vezzoni, secondo il
quale quando Dulbecco decise di tornare negli Stati Uniti «lo fece con
l'amaro in bocca e, nel corso degli anni, la delusione nei confronti
dell'Italia è rimasta costante anche se ad attenuarla hanno contribuito
alcuni progetti di ricerca sulle cellule staminali che la Fondazione
Cariplo aveva deciso di assegnare sotto la sua guida». L'amarezza di
Dulbecco nei confronti del nostro Paese era legata soprattutto alla
decisione, da parte del Cnr di abbandonare il Progetto Genoma: un
progetto che lo stesso Dulbecco aveva sostenuto e incoraggiato sia in
Italia che a livello internazionale.
Redazione Online, Corriere della Sera
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