Quarta fascia incostituzionale? Ma dov'erano i difensori della Costituzione quando nacquero le fasce?
Data: Domenica, 19 febbraio 2012 ore 10:30:00 CET
Argomento: Opinioni


Vincenzo BrancatisanoLa costituzione della quarta fascia delle Graduatorie a esaurimento sta facendo indignare molti politici che si occupano di scuola. Tanti docenti freschi di studio in materia di diritto costituzionale e scolastico, d’altra parte, si stracciano le vesti invocando e immaginando un repentino intervento della Consulta per rimediare allo scempio, presunto o provato che sia. Ancora una volta sarebbe stato violato il principio del merito. Ma non è la prima volta che il merito viene sacrificato dal ministro dell’istruzione di turno con manovre di fluidificazione sulle fasce senza che associazioni sindacali, avvocati e docenti sia siano scandalizzati più di tanto magari portando la questione all’attenzione della Corte Costituzionale, la quale  viene invocata a giorni alterni, cioè quando conviene. Ad esempio molti tra coloro che hanno giustamente difeso il pettine costituzionale contro la coda incostituzionale avevano usufruito del punteggio della montagna fino a quando la Consulta non lo annullò con nota di indegnità contenuta in una sentenza che i medesimi contestarono per lungo tempo pretendendo che la Corte Costituzionale non dovrebbe sconfinare nella competenza sovrana del legislatore quando quest’ultimo emana norme che danno un vantaggio… a loro. Ma torniamo all’attualità sempre più pietosa pietosa delle Gae. Che non sia la prima volta che il governo interviene sulle fasce lo abbiamo denunciato nel nostro libro “Una vita da supplente” descrivendo le gesta della ministra Letizia Moratti quando s’inventò le tre fasce delle graduatorie permanenti provinciali poi diventate a esaurimento. Le fasce, ancora attuali, e che tanto sono state indifferenti ai docenti che oggi s’indignano, sono state considerate irragionevoli dal Tar del Lazio che le ha annullate (prima che la ministra Letizia Moratti le facesse resuscitare con un nuovo provvedimento normativo).  Avere impostato le graduatorie provinciali su tre fasce determina, secondo il Tar, “il sovvertimento dei principi che regolano la selezione del personale per l’accesso a uffici della PA privilegiando il fattore temporale (avere conseguito i titoli per l’ammissione in data precedente) rispetto al fattore merito (essere in possesso di maggiori e più rilevanti titoli). Ciò determina altresì un privilegio per i soggetti più anziani che naturalmente sono fra coloro che hanno conseguito precedentemente i requisiti, in un momento in cui invece la PA ha ritenuto di privilegiare nei concorsi a parità di punteggio i soggetti più giovani. Nella presente fattispecie i soggetti più anziani sono privilegiati anche con punteggi più bassi rispetto ai soggetti più giovani”. Il Tar diventa caustico quando sancisce che “lo stravolgimento della legge alla quale i decreti impugnati avrebbero dovuto dare puntuale applicazione poggia sulla inveterata abitudine di considerare il merito come l’ultimo elemento da considerare nelle assunzioni del personale docente”. Sulla base di un’ottica simile, l’amministrazione, “attribuendo ai meno titolati il diritto all’assunzione, ha costituito sulla legge una complicata e indebita superfetazione, oltre tutto in palese violazione della direttiva legislativa di predisporre una normativa di attuazione nel rispetto dei principi di semplificazione e snellimento dell’azione amministrativa”. Tutto questo, conclude il Tar, “con arbitraria valorizzazione di dati ai quali la legge non ha attribuito alcun rilievo, avendo informato il sistema delle assunzioni degli insegnanti della scuola pubblica alla scelta dei più meritevoli”. Eppure: chi ha mai contestato l’esistenza delle fasce? Chi ha protestato contro la circostanza che chi abbia avuto 90 punti in seconda fascia delle Gae, o addirittura in prima, abbia avuto la meglio su chi ne aveva 200 in terza nonostante la parità dei titoli di accesso? Questo scandalo è sempre stato accettato come cosa normale e giusta, dai più giovani e dai meno giovani docenti che animano, in qualità di appassionati difensori della Costituzione, le tante pagine Facebook  dove in realtà si difende il particulare e non il collettivo. Se si fosse difeso il collettivo, il sistema del reclutamento non sarebbe diventata la cloaca che è. 

Vincenzo Brancatisano
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