Fondi Ue, una burocrazia isolana incapace, criminale e borbonica blocca risorse fresche per 6 miliardi strozzando la Sicilia
Data: Martedì, 14 febbraio 2012 ore 20:22:11 CET
Argomento: Rassegna stampa


Ma la situazione, precisa Bonanno, non è così drammatica, visto che “circa il 40% è già in fase di Impegno giuridicamente vincolante”. In pratica, c’è già un contratto formalizzato, e un creditore chiaramente individuabile. Insomma, soldi che dovrebbero essere spesi senza grossi problemi. Ma il condizionale è d’obbligo, perché è ancora viva la polemica sulla possibile perdita di 220 milioni di fondi, a causa di alcuni errori compiuti dall’amministrazione.
“Anche su questo punto – spiega Bonanno – è meglio puntualizzare. Ancora non abbiamo perso un euro. Sono stati solo interrotti i termini di pagamento”. In pratica, l’Ue avrebbe dovuto versare i 220 milioni entro la fine di febbraio, ma ha congelato quelle cifre a causa di alcune incongruenze e irregolarità incontrate nell’istruttoria dei progetti. “Ma la stessa cosa – prosegue Bonanno nel suo intervento in Commissione – è avvenuta in altre regioni d’Italia. Adesso noi avanzeremo le nostre controdeduzioni. Ma passerà di certo qualche mese, il cosiddetto ‘periodo di negoziato’, prima che si giunga a una decisione definitiva da parte dell’Europa. In Campania, ad esempio, è avvenuta la stessa cosa alla fine del 2010 e ancora non si è arrivati a un esito”.
Al centro delle contestazioni della Commissione europea, sarebbero state principalmente, le cosiddette “perizie di variante”, vale a dire, per semplificare, gli interventi di modifica di vecchi progetti: “L’Europa sostiene – dichiara Bonanno – che se il progetto è fatto bene fin dall’inizio, non c’è bisogno di varianti. Noi riteniamo invece che questi interventi consentano di attualizzare il progetto che a volte, dopo anni, diventa desueto”.
In alcuni casi, poi, le contestazioni della Commissione hanno investito altri fattori. Un esempio è legato a un progetto della Protezione civile per l’acquisto di mezzi finalizzati a un piano di sviluppo. “Ma in questo caso – spiega Bonanno – la Commissione europea ha sollevato la questione che quei mezzi potrebbero essere in seguito rivenduti ad altre Regioni, contravvenendo alle regole dei finanziamenti europei. Ma sia nel primo che in questo caso – continua Bonanno – a nostro parere si tratta semplicemente di ‘punti di vista’ discordanti”.
Nonostante queste criticità, Bonanno si dice “cautamente ottimista”: “In fondo – spiega – in nessuna annualità siamo caduti nel disimpegno dei fondi. Posso affermare con certezza, quindi, che finora non si è perso un euro”.
Ma scendendo nelle cifre, la fotografia che emerge non è così confortante. Solo per il Fesr, infatti, la Sicilia dispone di sei miliardi di euro. Di questi, sono oltre tre miliardi quelli provenienti dall’Europa, il resto è dato dalla compartecipazione statale (al 70%) e regionale (al 30%). Di questi 6 miliardi, la Regione ha speso finora 766 milioni. Per cosa? Micro-interventi, soprattutto, e poche grandi opere. Restano da spendere quindi oltre 5,2 miliardi. E il 2015 è la scadenza prevista dall’Europa, visto che anche per il Po Fesr vige il sistema dell’”n+2”. In pratica, per i progetti programmati in una determinata annualità, la spesa deve compiuta entro due anni.
Di questi oltre 5,2 miliardi, però, spiega Bonanno, molti saranno spesi in tempi più o meno brevi. Circa la metà, per la precisione, frutto di una parte dei quasi 2 miliardi previsti per dodici grandi opere (nove delle quali già cantierate), del miliardo previsto per i cosiddetti “Regimi d’aiuto” (aiuti di stato alle imprese) di cui sono già state allestite le graduatorie, e dei 600 milioni del’Asse 6 (riguardante lo sviluppo urbano-sostenibile). In molti di questi casi, esiste già un “Igv”, cioè un impegno giuridicamente vincolante: ovvero c’è un contratto e un creditore.
Ma i problemi rimangono in vista del termine ultimo per la spesa: “La colpa, però, – puntualizza Bonanno – non può essere attribuita all’esecutivo regionale, visto che non siamo certamente, come qualcuno ha detto, la cenerentola d’Europa. Sarebbe più utile – aggiunge – ridiscutere la governance dei fondi e le rigidità presenti oggi dovute al patto di stabilità che rallenta e complica la spesa da parte degli enti locali, e quindi la disponibilità della quota di compartecipazione”.
E alla fine della seduta, arriva anche un annuncio: “Verrà costituita una task force che si occuperà del controllo della spesa. Sarà un’area costituita da funzionari della Regione che avrà sede nel dipartimento della Programmazione che io dirigo. E che, forse è meglio precisarlo, ha un ruolo di coordinamento dei 14 dipartimenti coinvolti della spesa dei fondi europei. Non è, insomma, l’unico responsabile – conclude – di una spesa che finora, inutile negarlo, è troppo bassa”.
“Eccessivamente bassa”, secondo il presidente della Commissione Attività produttive Salvino Caputo: “I dati presentati oggi dal direttore Bonanno – dice Caputo – che ringrazio per la disponibilità, sono allarmanti e fonte di grande preoccupazione. Per questo motivo – aggiunge – la Commissione ha previsto incontri periodici sia col dirigente della Programmazione, sia con i singoli direttori dei dipartimenti, affinché anche il parlamento posa esercitare quella funzione di stimolo che potrebbe servire a impedire un incredibile spreco di questi fondi destinati alla Sicilia”.







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