Al Liceo “Amari” di Giarre incontro con la scrittrice Viola Di Grado
Data: Domenica, 12 febbraio 2012 ore 07:00:00 CET
Argomento: Redazione


L’Associazione Libricité, in collaborazione con l’Istituto d’Istruzione Superiore “Michele Amari” di Giarre, organizza per lunedì 13 febbraio 2012, alle ore 16,00, presso l’aula magna del Liceo “Amari”, un incontro con la scrittrice catanese, Viola Di Grado. L’incontro culturale, coordinato dal prof. Dario Consoli e organizzato nell’ambito del laboratorio di scrittura creativa di Libricité “La parola giusta”, sarà dedicato alla scrittura e ai processi creativi, nonché al romanzo, opera prima della giovane autrice di, “Settanta acrilico trenta lana” (Edizioni E/O), vincitore del Premio Campiello e Rapallo Carige, opera prima, e finalista al premio Strega 2011.

"Con ostinata intensità la giovane autrice sa immergersi e immergerci in questo universo fatto di scarti, di falle, di residui, dove anche ciò che, come àncora di salvezza, sembra venire da lontano (qui soprattutto il gioco col linguaggio e il fascino della lingua cinese con i suoi ideogrammi) non garantisce redenzioni,ma resta preso nell'imperante e rumoroso artificio, nella neutra e ostile indifferenza di quel tessuto (tanto essenziale è qui la deformazione dei vestiti!), settanta acrilico trenta lana." (Giulio Ferroni, Il Manifesto)

"Ha solo 23 anni, ma ha la saggezza senza tempo dei grandi artisti" (G Pacchiano, Il Sole 24 Ore)"

"La perdita di senso viene raccontata con stile feroce, fino a divorare la lingua stessa che lo dice e la figura dell’io, del mondo delle cose attorno, come un quadro di Bacon" (M De Santis, Radio Capital).

"Un romanzo che colpisce per una scrittura che ricorda la forza narrativa del Kitano di Dolls immersa in una vasca di acqua gelata di poesia alla Björk." (GP Serino, D La Repubblica)

"Non c'è dubbio che la bravura dell’autrice nello sperimentare ogni forma di linguaggio sia prodigiosa, al limite del virtuosismo e dell’acrobazia verbale" (Argo)

"Poetico e stupefacente, scritto con un linguaggio, incisivo, potente, carnale." (S Mazzocchi, La Repubblica)

"Raramente ho letto un esordio così geniale. Viola Di Grado è una scrittrice prodigiosa (...). La sua scrittura dispiega uno stupefacente e luminoso lirismo, che- per la facilità con cui si originia, ricorda Virginia Woolf." (Elvira Navarra, Que Leer, Spagna)

"Viola Di Grado sperimenta un’idea ciclica del romanzo, un romanzo palindromo come gli ideogrammi, plurifocale come la pittura cinese" ( AT Giuga, Giudizio Universale).

"Viola è tutta diversa. E non solo perché qui si parla di provincia inglese e di ideogrammi cinesi, non perché si inventa un microcosmo malato in cui i protagonisti scendono fin troppo a patti con gli impeti dei propri corpi e delle proprie psiche, tra un richiamo al forno suicidario di Sylvia Plath e una teorizzazione sotterranea delle incomunicabilità degli uomini. Il romanzo di Viola Di Grado è interamente costruito sulla lingua. Anzi, su un'idea di lingua. E scordatevi il quadretto preconfezionato di una ragazzina che si mette a scrivere di getto quello che le passa per la testa o le viene dalle viscere. (G Dozzini, Europa)"

"Una lingua sorprendente, evocativa, mai scontata o asservita a scopi esclusivamente descrittivi o comunicativi. L’immaginario che vivifica la creatività dell’autrice è intermediale e ricchissimo, leggendo il libro ci imbattiamo in immagini che non ci stupiremmo di trovare in un certo tipo di cinema visionario -da Tim Burton a David Lynch -, che potremmo veder descritte in romanzi di Irvine Welsh o Amélie Nothomb, a cui pure è stata paragonata, o che starebbero benissimo in un graffito di Jean-Michel Basquiat." (R Castelli, La Sicilia)

"È brava Viola, è originale, autentica, riconoscibile. La sua penna racconta il fascino della malinconia, la bellezza della tristezza, il linguaggio incomprensibile dell'anima" (C Vissani, Il Mucchio)

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





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