Liberalizzare il servizio scolastico: se non ora quando?
Data: Venerdì, 03 febbraio 2012 ore 17:59:52 CET
Argomento: Opinioni


Il primo intervento è abbattere il monopolio.
In Gran Bretagna nel 2003 ci era riuscito il socialista Blair che ha trasformato le scuole in fondazioni del territorio. Le ha, in pratica, tolte dalla pancia del ministero, e ha creato un mercato delle scuole, dando potere di scelta alle famiglie".
Liberalizzare la scuola significa dare possibilità di scelta alle famiglie di scegliersi la scuola. Si deve passare da un sistema di monopolio pubblico ad un sistema anche di concorrenza delle scuole. Ovviamente, si deve trattare di una concorrenza regolata.
E non basta avere inserito le paritarie nel sistema pubblico di istruzione e formazione perché il sistema è ancora sbilanciato e non produce alcuna serie concorrenza virtuosa.
Il secondo intervento è infatti sulla ripartizione delle risorse.
Con il sistema della liberalizzazione, il finanziamento non viene dato alla scuola, ma direttamente allo studente, alle famiglie. Questo andrebbe a risolvere il problema della parità giuridica (ma non economica) delle scuole paritarie in Italia. Sino a quando  una famiglia abbiente può mandare il figlio dove vuole, mentre il figlio della famiglia meno abbiente non ha la possibilità di scegliere una scuola di qualità, il sistema della concorrenza non funziona
È un fatto che abbiamo un ministero della Pubblica Istruzione che ha tanti dipendenti quanto il Pentagono (1 milione e 200 mila) e finanzia direttamente tutto, e per questo ha bisogno di razionalizzare. E allora perché non definire un sistema che dà il finanziamento in base agli studenti che si hanno? Per questo dobbiamo dare piena fiducia e vera piena autonomia alle scuole. Se le scuole sono effettivamente autonome, se i presidi possono scegliersi insegnanti, se si può scegliere in che modo gestire le risorse, allora si entra in un meccanismo virtuoso di concorrenza. E si possono così avere meno sprechi e più qualità».
Il terzo intervento di liberalizzazione riguarda la piena realizzazione dell’autonomia delle scuole. Autonomia piena a tutto tondo e responsabile cioè con accountability verso gli utenti e la società. Autonomia nella piena gestione anche del personale e del reclutamento dei docenti.. Un problema che è da tempo oggetto di discussione.
Il quarto intervento riguarda il personale e i concorsi
Non ci sono più le scuole di specializzazione, devono partire le lauree abilitanti, i Tirocini Formativi Attivi. È, quello dei Tfa, il blocco più grande: si ammettono al Tfa al masssimo il numero di posti disponibili, più il 20 per cento.
Il ministro Profumo ha sostenuto che bisogna pensare a due canali separati per selezionare i docenti: la graduatoria e il concorso. Con un percorso di velocizzazione dell'ingresso in graduatoria per i più giovani. Liberalizzando la scuola, come verrebbero scelti i docenti?
Non c'è il rischio che, per contenere i costi, si scelgano insegnanti con meno esperienza? Non è più problema di più o meno esperienza, ma di qualità dell'insegnamento. Lo stesso reclutamento deve presupporre un sistema di valutazione attuato sezione per sezione, classe per classe. In questo modo, una famiglia potrà scegliere una scuola sulla base di una valutazione effettiva, e potrà prediligere quella dove ha il servizio educativo e l'istruzione migliore. Questo fa crescere il sistema. In Lombardia, dove un meccanismo del genere è stato attuato sul fronte della sanità, l'effetto è stato che è migliorata la qualità del pubblico, perché gli ospedali hanno dovuto fornire servizi di qualità per mantenere i pazienti. La concorrenza mette in moto meccanismo virtuosi.
Il quinto intervento di liberalizzazione riguarda la piena realizzazione di un sistema di valutazione efficace ed efficiente che dia agli utenti la cifra di quanto e come si dispiega sul territorio il servizio scolastico.
Meccanismi virtuosi che andrebbero a cozzare con un'altra questione, rimasta sul tavolo sin dai tempi della Gelmini: la valutazione esterna di docenti, studenti, dirigenti delle scuole.
L'Invalsi, scelto perché era ritenuto impraticabile il metodo Ofsted degli inglesi, fondato sugli ispettorati, è partito con pochi fondi. E i dati delle scuole non furono mai resi pubblici. Una pubblicità necessaria per sviluppare la concorrenza.
Questi pochi ma essenziali obiettivi sarebbero già esplosivi se inseriti all’interno del decreto delle liberalizzazioni. Vedremo
Salvatore Indelicato







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