Angela Giardinaro (Uciim): Il mio incontro con Oscar Luigi Scalfaro
Data: Lunedì, 30 gennaio 2012 ore 08:21:24 CET
Argomento: Opinioni


Nell’aprile 2011, ho partecipato al convegno organizzato dall’UCIIM e dall’AIMC nella ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, un convegno nazionale tenutosi a Roma alla presenza di numerose  autorità civili e religiose e di molti protagonisti della politica scolastica degli ultimi cinquant’anni  che, hanno ripercorso per grandi linee la storia della scuola italiana rilevando il ruolo  fondamentale che essa ha avuto nel corso della storia nazionale. La seduta di apertura è stata  coordinata dalla vicepresidente vicaria dell’Uciim Rosalba Candela e dal Presidente Oscar Luigi  Scalfaro. Ecco, il mio incontro con quest’uomo, piccolo e imponente nello stesso tempo, è entrato  nella sala conferenze accompagnato dalle sue guardie del corpo, due giovani ben piantati che  quasi lo sorreggevano, vista la sua gracile e malferma figura qualcuno gli offrì, una sedia che Lui  fermamente rifiutò. Con voce flebile iniziò a parlare, immediatamente nella sala calò il silenzio,  quell’uomo emanava un carisma eccezionale, la voce sempre più sicura, parlava senza leggere il suo intervento e con la spregiudicatezza che solo l’età può dare, tanti i racconti della sua vita di
magistrato, della sua esperienza di Presidente. Le sue parole mi rimbombavano nella mente, mi  stupiva l’attualità di ciò che diceva e data l’età, la sua lucidità mentale.
"Anzitutto un ringraziamento per questo invito. Mi fa molto onore, anche se non ho titoli  particolari, trovarmi di fronte all'Associazione Italiana Maestri Cattolici, l'AIMC e all’UCIIM, Unione  Cattolica Italiana Insegnanti Medi.
Posso dire che ho visto nascere queste Associazioni, ma questo non è titolo di merito.
Per una forma di fissazione per l’età, rimango con la mia insistente vocazione alla toga di  Magistrato. Non c’era nessun magistrato in famiglia, mio padre era un impiegato delle Poste dello  Stato, però quando ero studente di ginnasio e di liceo, mi era venuta questa idea fissa.
Partiva da un pensiero piuttosto marcato che con l’età si è solidificato; pensavo allora alla bellezza  di fare il magistrato, cercare la verità per applicare la giustizia. È un compito che dovremmo avere  tutti, anche se una volta da Capo dello Stato, mentre ero in visita ufficiale in Messico, i giornalisti  che seguivano il viaggio a nome e per conto del loro giornale, vennero a dirmi, come colpa di  imputazione: "Perché Lei parla sempre della verità?". Nella mia lunga esperienza politica ho  conosciuto più di una persona di quelle che dicono una cosa sapendola non vera e la dicono come  se fosse vera senza fare una piega. Sembra impossibile, mi è capitato più di una volta e, qualche  volta, con un certo scandalo di amici più vicini anche politicamente, mi sono sentito un po' in  affanno.
Perché si parla della verità? Perché nel momento in cui una persona dice come vera una cosa che  sa non esserlo interrompe il dialogo, taglia la possibilità di dialogo totalmente. Manca la base di  partenza. La verità è come è ed è dove è, e nessuno al mondo può cambiarla. Nessuno. Poi uno  può presentarla capovolta, girata, turbata, messa a proprio vantaggio, a solo danno del prossimo?
Ma nessuno torce la verità da come si è manifestata.
La scuola ha prima di tutto questo compito, e io vi auguro di essere portatori di verità.
Da una persona che dovrò rivedere quest'oggi e con cui ho scambiato due parole per dire di  questo impegno ho sentito degli accenni non ottimisti. Mi ha detto: ma quanti sono i docenti che  sentono questo mandato, questo compito, questa vocazione? Quanti sono? Ho risposto: la  maggioranza ... Non ho questa conoscenza sicura, ma non ho dubbio, perché a volte anche taluni  che forse non fanno il proprio dovere in modo perfetto, nel momento delicato, esprimono la  vocazione fondamentale. Rimango ottimista.
In questi tempi essere ottimisti è un fatto grave, può darsi che sia curabile, ma per uno della mia  età non c'è molta speranza.
Scusino se faccio qualche accenno personale: non sarà passato un mese o un mese e mezzo  quando un giorno mia figlia mi disse di aver invitato a cena alcune persone, al massimo una  decina; l'invito a cena poteva essere un momento in cui le persone possono sfogarsi un po'...
quindi e io ho detto: “Guarda ti ringrazio che hai fatto questo, io ci sarò ma non parlerò, ascolto, e  questa volta voglio ascoltare”. E così è stato. A un certo punto delle nostre discussioni, mia figlia  disse che era pronta la cena, e le discussioni continuarono... Fra i commensali c'era un mio amico  che era stato giudice della Corte Costituzionale e aveva un pessimismo veramente glorioso ... 
Dopo cena a un certo momento ho chiesto di parlare ... C'è stato un grido generale: finalmente  parli ... Ed io: "Volevo dirvi che sono ottimista...". Queste parole caddero come un blocco di  ghiaccio in testa. ... Si fece silenzio e questo collega come se fosse stato schiacciato da un monte  di ghiaccio, disse con un filo di voce ... "Ci dici almeno come fai?".
Questo esplose una risata gloriosa, allora ho ripreso: mi rifaccio a cose semplici.
Da quando ero bambino mi hanno detto che nulla di umano, splendido e ottimo o pessimo, dura  per sempre, nulla ... Una cosa ottima e vissuta anche a lungo finisce; una pessima, finisce, su  queste basi sono tranquillo... È importante sapere che certi atteggiamenti non hanno il marchio  dell'eterno.
Allora, anzitutto la verità. Poi il servizio. Siamo chiamati a rendere servizio alla comunità della  quale facciamo parte o meglio abbiamo l'onore di far parte.
Molte volte dico: non limitatevi a guardare dalla finestra, non state solo a guardare.
Una volta in un'assemblea, dove prevalevano i giovani, ma c'erano anche persone di 40-50-60  anni, mi hanno chiesto: cosa dovremmo fare? Non c'è una risposta perfetta, per carità.
Dissi: guardate la scena nazionale, vedete il partito che vi rivolta meno lo stomaco quando lo  pensate, che vi urta i nervi di meno ...
Pensate a questa ipotesi, entrate dentro non state solo a guardare a questo popolo, a questa  umanità, a questa comunità nella quale abbiamo, ripeto, l'onore di essere nati e di far parte.
Merita che noi ci lasciamo coinvolgere. È meglio una testimonianza a volte un po' faticosa, non  ancora chiara che non uno che si affaccia con prudenza alla finestra difendendo i propri interessi e  le proprie realtà e non si sporge un briciolo. Servire. Soprattutto quando si è inseriti in attività  come la vostra, è un gran servizio. È vero che a volte notate le cose nelle quali credete anche voi  fino in fondo e avete creduto quando avete scelto questa strada, questi studi. Però, se fate il  raffronto con la realtà in cui si vive, vengono tanti pensieri di desolazione. Coraggio.
La verità è servizio e grazie molto di ciò che avete fatto e continuate a fare.
Il grazie di un cittadino, di un essere umano come voi che tante volte ha visto, ha  conosciuto insegnanti di prima grandezza.
Allora grazie e auguri.
Verrà giorno che l'Italia sarà più capace di dirvi grazie, verrà quel giorno. Non ho assoluto dubbio.
Auguri [.....  Ha parlato di verità, di ottimismo e di fiducia nel futuro, ha saputo e voluto trasmettere a ognuno  di noi la sua forza e la speranza per un’Italia migliore. “ Verrà il giorno che l’Italia sarà più capace di  dirvi grazie, verrà quel giorno. Non ho assoluto dubbio. Auguri. “
Grazie Presidente.
 
Il discorso è tratto dal libro “I 150 anni di Scuola italiana per l’Unità” di Pasquale Marro (Edizioni Uciim- Aimc Roma.)

 Angela Giardinaro
Presidente Provinciale Uciim Catania  





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