Carmelo Salanitro, dal liceo Cutelli di Catania a Mauthausen
Data: Sabato, 28 gennaio 2012 ore 14:35:43 CET Argomento: Eventi
Si è celebrata ieri la
giornata della Memoria, istituita nel 2000 in ricordo della Shoah
(annientamento, sterminio) e di tutte le vittime del nazismo. Anche a
Catania ci fu chi pagò il suo antifascismo con la vita. Fu il
professore Carmelo Salanitro che osò diffondere le sue idee contro il
regime all’interno dell’allora fascistissimo liceo Cutelli. Così lo
ricorda, aiutandoci a non dimenticare, Anna Marano, docente di storia e
filosofia nonchè curatrice, tra il 2003 e il 2009, del premio
Salanitro, da lei stessa voluto per contrastare l’oblio che minacciava
questa
figura.
Era il 1940, l’Italia era entrata in guerra e dal Ministero
dell’educazione nazionale giungevano alle scuole le indicazioni
specifiche per l’attivazione di un’educazione patriottico-fascista che
avrebbe dovuto sostenere la causa bellica, integrando quella educazione
ideologico-fascista che accompagnava l’istruzione pubblica italiana,
con gli adattamenti necessari al profilo della cultura classica nel
caso dei Regi Licei come il Cutelli di Catania.
Le adunanze del Collegio dei professori del Cutelli cominciavano con il
saluto al Duce al quale si rispondeva con un vibrante “A Noi!” e al
Segretario Federale si rivolgevano applausi altrettanto “vibranti”. Il
preside Rosario Verde raccomandava ai professori del Cutelli di
controllare che gli alunni salutassero “romanamente” i “superiori”
anche fuori di scuola.
E’ certo possibile che non tutti i docenti del Cutelli condividessero
realmente l’entusiasmo per il Fascismo registrato nei documenti, ma si
può pensare che in ogni caso fosse autentica l’intenzione di compiacere
o almeno di non dispiacere al regime.
Prescindendo dall’eventuale conformismo dei docenti, risulta innegabile
il particolare zelo del preside Verde nel vigilare sull’educazione
fascistizzata dei giovani, anche per non trovarsi in imbarazzo
nel caso di una eventuale visita dei gerarchi fascisti che avesse colto
impreparati gli alunni su ciò che riguardava il Duce e le vicende
del Fascismo, con conseguente valutazione negativa del suo operato
prima ancora che di quello dei docenti.
Molto disponibile al dialogo con gli insegnanti, Verde non sembrava
voler abusare della sua autorità, ma si mostrava intransigente nelle
questioni connesse all’interesse politico del regime. Da perfetto
preside fascista nel marzo 1940 si preoccupava che i programmi di
Cultura Militare fossero svolti con particolare cura.
Del resto quei giovani da studenti sarebbero divenuti soldati e quindi
per far loro sviluppare un adeguato spirito militare occorreva
inculcare la dedizione completa al Duce e al Regime. Gli studenti
dovevano saper cantare gli inni della “Rivoluzione fascista” accanto a
quelli patriottici ed erano autorizzati ad assentarsi per partecipare,
fieri d’indossare la divisa fascista, alle manifestazioni della G.I.L.
e del P.N.F.
Il preside Verde relazionava al Ministro “sullo svolgimento dei
programmi delle singole discipline che debbono avere inizio e fine a
Mussolini e questo non solo per la storia in cui occupa il posto che è
a tutti noto, per la filosofia in cui ha lasciato orme indelebili con
una nuova concezione della vita, per l’italiano a cui ha dato origine
ad un nuovo stile letterario, ma anche per la matematica, le scienze,
il latino, il greco”.
Le direttive didattiche erano che nell’ambito della lezione, ove
possibile, gli insegnanti parlassero agli alunni della dottrina e della
storia del Fascismo, traendo sempre occasione non solo dagli argomenti
delle lezioni, ma anche dagli avvenimenti nazionali e internazionali
per illustrare agli alunni l’operato del Fascismo e la “prodigiosa”
attività del suo Capo”, dando il massimo rilievo al processo formativo
dello stato unitario italiano ed evidenziando il suo confluire nel
Fascismo.
Avvicinandosi l’entrata in guerra dell’Italia, nel maggio del 1940 il
preside Verde esortava gli insegnanti del Cutelli a dichiararsi pronti
a servire il partito e a mettersi a disposizione del Segretario
Federale. Pare che i docenti esortati approvassero “per acclamazione”.
In questo clima di zelo entusiastico e/o conformismo, nella scuola
fascista, nel Cutelli fascistizzato, Carmelo Salanitro, professore di
latino e greco, maturò la sua scelta coraggiosa di far circolare
clandestinamente un messaggio anti-fascista, libertario e pacifista,
scelta che lo portò all’arresto nel novembre 1940.
Le precise circostanze della denuncia che portò all’arresto e alla
condanna di Carmelo Salanitro a 18 anni di carcere furono rese
pubbliche solo nel settembre 1945, grazie ai provvedimenti di rimozione
dall’incarico e di confino a tre anni presi dall’AMGOT in relazione
all’attività spionistica svolta dal preside Verde in collaborazione con
l’OVRA.
Della sorte di Salanitro, invece, si seppe solo tra il maggio e il
giugno del 1946, più di un anno dopo la sua morte nella camera a gas
del campo di concentramento di Mauthausen.
Occorrerà che i residui di fascismo interiorizzato, anche perché
coerente con una visione della società che lo precedeva e lo aveva reso
possibile, siano evidenziati da un fenomeno dirompente come il
Sessantotto, perché si arrivi a riscontrare un gesto in memoria di
Salanitro: la lapide commemorativa apposta il 24 aprile 1968 nell’atrio
della scuola.
Il testo dell’iscrizione fu formulato dal prof. Salvatore Stella,
docente incaricato dei rapporti con la GIL in epoca fascista, docente
al quale un’aula scolastica verrà intitolata – si suppone – senza
troppe difficoltà, forse anche grazie a quella lapide. In essa si dice
che egli, il professore Salanitro, quel professore che non aveva più
voluto la tessera del Partito e quindi poteva contare solo sul minimo
stipendiale ormai da molti anni, quel professore, “con Platone e Tacito
aveva insegnato ad amare la libertà e la giustizia”.
Forse un’ulteriore auto-accusa a nome di tutti per non avere provato la
medesima “ansia incoercibile di libertà e giustizia” che aveva condotto
Carmelo Salanitro alla morte.
(da http://www.argocatania.org)
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