Shoah, la parola e la memoria
Data: Mercoledì, 25 gennaio 2012 ore 05:00:00 CET Argomento: Redazione
Basta
celebrare la Giornata della Memoria con i soliti commenti, le
illustrazioni, le immagini, i filmati, per spiegare ciò che non si può
spiegare, per narrare l’inenarrabile, per descrivere l’indicibile vita
dei campi di Auschwitz, Birkenau, Buchenwald, Mauthausen, Dachau, i
tristi luoghi del dolore e del martirio che danno terrore alle nostre
menti e che rendono l’esatta dimensione del male. Quest’anno voglio
raccontare, in diretta dal passato, la vita dei lager con la voce, viva
e tremante, degli häftlinge, dei testimoni-sopravvissuti, di chi ha
visto, ai confini del mondo, la bocca dell’inferno, l’abisso della
ragione, il Gòlgota dell’uomo.
“Meditate che questo
è stato: Vi comando queste parole.” (Primo Levi)
Testimone 1: Sebbene non
avessimo più bagaglio e fossimo stati divisi dai membri delle nostre
famiglie, varcammo, senza sospetto, il portale tra il filo spinato.
Credevamo che le nostre donne, i bambini laggiù venissero rifocillati e
che presto li avremmo rivisti. Ma poi vedemmo centinaia di figure
cenciose molte ridotte a scheletri. La fiducia ci venne meno…
Testimone 6: Ci venne incontro
uno, urlando: Häftlinge! Vedete il fumo là dietro le baracche!? Quel
fumo sono le donne, i bambini vostri. Anche per voi che siete entrati
nel Lager ci sarà solo un'uscita attraverso le griglie dei camini!
Testimone 3: La prima mattina
andammo all'appello. Pioveva. Restammo in piedi per ore e vedemmo
dietro il filo spinato, dall'altro lato della banchina, caricare donne
sui camion a bastonate. Erano nude e gridavano verso noi uomini.
Aspettavano aiuto da noi ma noi stavamo lì tremanti e non potevamo
aiutarle.
Testimone 3: Fummo spinti in
una baracca-lavatoio. Arrivarono guardie e Häftlinge con mucchi di
carte. Dovemmo spogliarci, ci fu tolto tutto quello che ancora ci
restava, orologi, anelli, documenti, foto, furono registrati sul foglio
personale. Poi, sull'avambraccio sinistro, ci tatuarono il numero.
Domanda: Come fu eseguito il
tatuaggio?
Testimone 3: Le cifre furono
impresse nella pelle con timbri a spillo. Poi ci fregarono sopra
inchiostro di china. Ci tosarono, ci misero sotto docce fredde. Alla
fine ci vestirono.
Domanda: In che consisteva il
vestiario?
Testimone 3: In un paio di
mutande bucate, in una maglia da pelle, in una giacca a brandelli, in
un paio di calzoni rattoppati, in un berretto, in un paio di zoccoli.
Poi raggiungemmo di corsa il nostro
Block…
Domanda: Com'era il Block?
Testimone 3: Una baracca di
legno senza finestre. Una porta davanti, una dietro. Lucernari a
sportello sotto il tetto inclinato. A destra e a sinistra pancacci a
tre piani. Il posto inferiore sulla nuda terra. I pancacci erano
sostenuti da tramezzi in muratura. Lunghezza della baracca, 40 metri
circa.
Domanda: Quanti Häftlinge
v'erano sistemati?
Testimone 3: Lo spazio utile
era calcolato per 500 uomini. Eravamo 1000.
Domanda: Quante ce n'erano di
queste baracche?
Testimone 3: Più di 200.
Domanda: Quant'erano larghi i
pancacci?
Testimone 3: 1 metro e 80
circa. Su ogni pancaccio c'erano 6 uomini. Erano costretti a stare
alternativamente, ora sul fianco destro, ora sul sinistro.
Domanda: C'erano paglia o
coperte?
Testimone 3: Qualche pancaccio
aveva paglia. La paglia era fradicia.
Dai pancacci superiori la paglia pioveva sui pancacci inferiori. Per
ogni pancaccio c'era una coperta. Questa veniva tirata alternativamente
dai due che si trovavano sulle sponde. In mezzo stavano i più forti.
Domanda: Le baracche erano
riscaldate?
Testimone 3: C'erano 2 stufe di
ferro. Dalle stufe partivano tubi che finivano in un camino centrale. I
tubi erano rivestiti di mattoni. Questi rivestimenti servivano da
tavoli. Le stufe erano accese solo di rado.
Domanda: Com'erano le
istallazioni sanitarie?
Testimone 3: Nel lavatoio
c'erano truogoli di legno con sopra un tubo di ferro perforato. Dal
tubo gocciolava l'acqua. Nella latrina c'erano lunghe vasche di cemento
con sopra tavole fornite d'orifizi. Vi potevano prendere posto 200
persone. Il Kommando-latrine vigilava che nessuno rimanesse troppo
seduto. Quelli del Kommando si avventavano coi bastoni sugli Häftlinge
per buttarli fuori. C'era chi non poteva così in fretta e nello sforzo
espelleva un tratto di retto. Una volta cacciati fuori si rimettevano
vicino a quelli in attesa. Non c'era carta. Certi per pulirsi si
strappavano un brandello d'abito o di notte si rubavano a vicenda pezzi
d'uniforme
da tenere di riserva. I bisogni andavano fatti la mattina. Di giorno
non era possibile. Se qualcuno veniva colto era la prigione. Gli scoli
del lavatoio
finivano nella latrina per far defluire le feci. C'erano ingorghi
continui perché la pressione era insufficiente. Allora arrivavano i
Kommandos merda per pompare via la roba. Il tanfo delle latrine si
mescolava al puzzo del fumo.
Testimone 4: Le gamelle
consegnateci servivano per tre usi: per lavare, per la zuppa, per i
bisogni di notte. Nel Frauenlager l'unica sorgente d'acqua era vicino
alle latrine. Le donne stavano accanto al filo sottile che fluiva nei
tini cogli escrementi bevevano e cercavano di raccogliere un po'
d'acqua nella gamella. Quelle che rinunciavano a lavarsi erano finite.
Domanda: Cosa vi davano da
mangiare?
Testimone 8: La mattina ognuno
riceveva mezzo litro di broda. La broda conteneva un surrogato di
caffè. Inoltre 5 grammi di zucchero. Certi avevano un pezzo di pane
secco della sera prima. A mezzogiorno passavano la zuppa. La zuppa era
fatta con bucce di patate rape e cavolo una minima giunta di carne o
grasso e una sostanza farinosa che dava alla zuppa il sapore della
zuppa del Lager. Inoltre c'erano nella zuppa stracci ritagli di carta.
Durante la distribuzione gli Häftlinge non si leticavano per ricevere
il primo mestolo ma per occupare l'ultimo posto della fila. Il primo
terzo della zuppa consisteva d'acqua. Solo sul fondo fluttuava qualcosa
di nutriente. La sera dopo l'appello ognuno riceveva il suo pezzo di
pane di 300-350 grammi con companatico di più specie circa 20 grammi di
salsiccia o 30 di margarina o un cucchiaio di marmellata di rape. Il
venerdì a volte c'erano 5 o 6 patate bollite. Spesso c'era solo la metà
del companatico o addirittura nulla perché il personale del Lager dalle
guardie al comandante prelevava viveri a volontà dai magazzini degli
Häftlinge.
Domanda: A quante calorie
saliva di media la razione quotidiana?
Testimone 8: 1000-1300 calorie
circa. A un organismo in riposo possono bastare 1700 calorie. L'addetto
a un lavoro pesante ne ha bisogno di circa 4800. Tutti facevano un
lavoro pesante, le ultime riserve erano presto esaurite. A seconda del
grado della fame i movimenti si facevano più lenti perché mancava la
forza di sostenere il proprio corpo, apatia, sonnolenza erano i segni
caratteristici dell'indebolimento. Il logorio fisico
era accompagnato da un esaurimento mentale che portava alla perdita
d'ogni interesse per quanto accadeva. Uno Häftling in tali condizioni
non poteva più concentrare i suoi pensieri. La sua memoria calava tanto
che spesso non sapeva più dire come si chiamava. Uno Häftling in media
non viveva più di 3 o 4 mesi.
Domanda: Come fu possibile che
lei sopravvivesse?
Testimone 8: Poteva
sopravvivere solo chi durante le prime settimane riusciva ad ottenere
un servizio interno mediante un'attività di specialista o la
nomina a una funzione ausiliaria. Uno Häftling con una funzione
capace di sfruttare il suo vantaggio, nel Lager praticamente poteva
ottenere tutto.
Domanda: Lei di quale posizione
godeva?
Testimone 8: Fui medico
Häftling, prima nel Lager della quarantena poi nell'infermeria.
Domanda: In che condizioni
erano gli Häftlinge?
Testimone 8: Nel Lager della
quarantena c'erano ratti che addentavano non solo i cadaveri ma anche i
malati gravi. Spesso la mattina si trovavano morsi i piedi degli
agonizzanti. Le bestie, la notte, prendevano il pane dalle tasche degli
Häftlinge Spesso ci si ingiuriava a vicenda. Mi hai rubato il pane.
Invece erano i ratti, miliardi di pulci tormentavano il Lager. Chi
aveva stivali li cedeva perché gli insetti gli rendevano impossibile
quel possesso prezioso. Chi aveva solo calze e cenci poteva almeno
grattarsi. Nell'infermeria degli Häftlinge andava meglio. C'erano fasce
di carta increspata un po' di cellulosa. Un vaso con unguento d'ittiolo
e un vaso con bianco di Spagna. Tutte le ferite venivano spalmate
d'unguento, sull'erpete si passava del bianco perché non si vedesse
più. Avevamo anche qualche compressa d'aspirina che veniva appesa a un
filo. Malati con febbre sotto i 38 gradi potevano leccarla una volta.
Malati con febbre sopra i 38 gradi
due volte.
Domanda: Quali erano le
malattie più frequenti?
Testimone 8: Oltre la debolezza
generale e le lesioni per maltrattamenti avevamo scarlattina e
paratifo, tifo addominale, resipola e tubercolosi. Poi la malattia
tipica del Lager, una diarrea resistente a ogni terapia. Nel Lager
fioriva la foruncolosi, spesso le guardie aprivano le ulcere con i
bastoni
finché la carne non si staccava dalle ossa. Nel Lager vidi malattie
che non avrei mai creduto d'avere un giorno sott'occhio. Malattie di
cui si legge solo nei libri. C'era la noma, malattia che insorge
soltanto in individui all'estremo delle forze e scava nelle guance
buchi che fanno intravedere i denti. Oppure il pemfigo, malattia
rarissima nel cui decorso la pelle si dissolve in bolle e dopo qualche
giorno finisce con la morte.
Testimone 5: Dovevamo scavare
fosse. Molte donne stramazzavano sotto badilate di fango. Eravamo
nell'acqua fino alla vita. Le guardie ci sorvegliavano. Erano
giovanissime. Una donna si rivolse al Kommandofuhrer: Signor Capitano!
Gridò. Non posso lavorare in questo modo, sono incinta. Quelli risero,
uno col badile la tenne sott'acqua, finché affogò.
Testimone 7: Sentii una
sentinella parlare attraverso il filo spinato con un ragazzo di nove
anni. Sai già parecchio per la tua età, disse l'uomo. Il giovane
replicò. So di sapere molto e so anche che non imparerò più nulla.
Lo caricarono sui camion con una novantina di bambini. Quando i bimbi
cercarono d'impuntarsi, quello gridò. Avanti, salite sull'auto senza
urlare, tanto avete pur visto partire i genitori, i nonni. Avanti
salite e li rivedrete.
Mentre partivano lo sentii gridare alla sentinella. Le pagherete tutte.
Testimone 4: Arrivai in una
baracca piena di cadaveri e vidi che qualcosa si muoveva tra i morti.
Era una bimba. La portai fuori sulla strada e chiesi. Chi sei? Da
quando sei qui? Non lo so. – Disse – Come mai sei qui in mezzo ai
morti? – Chiesi – E quella, disse. Tra i vivi non posso più stare. La
sera era morta.
(Tratto liberamente da “L’istruttoria” di Peter Weiss)
“L’istruttoria” è un’opera in undici canti “che, come un inferno laico
e contemporaneo, trascende la rappresentazione del processo e acquista
la liricità di una tragedia greca. Una sorta di viaggio negli inferi,
nel tempo e nello spazio, dove i personaggi tentano di fissare
“l’istante eterno” della storia e del ricordo”. L’opera raccoglie le
testimonianze di un famoso processo svoltosi, dal 10 dicembre 1963 al
20 agosto 1965, a Francoforte sul Meno, contro un gruppo di SS e di
funzionari del Lager di Auschwitz.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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