Svecchiare la scuola
Data: Domenica, 22 gennaio 2012 ore 15:18:02 CET
Argomento: Rassegna stampa


Il  rapporto Istat sulla scuola è implacabile: la percentuale di Pil spesa per l’istruzione è del 4,8% contro una media Ue pari al 5,6%; il 45% della popolazione tra 25 e 64 anni ha la licenza di scuola media, come titolo di studio più elevato, contro la media del 27,3% dell’Ue; gli abbandoni raggiungono ormai il 18,8% (1 studente su 10), con punte più elevate al Sud (oltre il 20%), contro la media Ue che è del 14,1%. Non c’è da inorgoglirsi, né stracciarsi le vesti se il declino è sempre più pendente, mentre ricordiamo il tempo delle accuse contro i professori per i quali si sprecava il 97% dell’intero budget del Miur, non dicendo però  che se si fossero dati più soldi si sarebbe abbassata la percentuale e si sarebbero potuti fare investimenti diversi e più proficui per la scuola. Non è stato così, e ora qualcuno dovrebbe spiegarci il motivo per cui l’Europa (più fessa?) punta risorse per l’istruzione e in Italia permane il sospetto che i soldi per la cultura siano una spesa improduttiva.
Ma si dovrebbe pure spiegare che fine fa quel 19% di ragazzi che abbandona i banchi e quale altra attività svolge e presso quali altre agenzie educative(?); e ancora: come interpreta il mondo che li circonda quel 45% di popolazione che ha appena la terza media. Perché alla fine il nodo è questo, se si vogliono cittadini consapevoli e se si vuole competere con quel fantastico nuovo che non dovrebbe essere solo fonte di consumo ma di elaborazione e conoscenza critica. L’aspetto tuttavia più controverso ha la sua fonte nella incapacità di rinnovare veramente la scuola, che non è uno sbarco sulla luna, ma una più semplice rimodulazione dei piani di studio per diventare professori, partendo dall’università e dallo svecchiamento. Se in effetti non si capisce che il docente deve essere una sorta di sciamano all’interno della comunità educativa, si perde di vista il problema. Per insegnare, e trasmettere il sapere, bisogna essere credibili e lo si è nel momento in cui si dimostra, sia sul piano dell’esempio (Socrate che non fuggendo onora la legge seppure ingiusta) e sia sul piano dei contenuti, assoluta autorevolezza. Questa preparazione complessiva è venuta a mancare proprio a causa di scelte scellerate per cui oggi capita molto spesso che un ragazzino appena appena più aggiornato può talvolta lui stesso fare da docente al suo insegnante ancora fermo al calamaio. Né un giovane laureato a pieni voti è disposto a spendersi per un incarico a scuola quando sa perfettamente di essere mal pagato, non stabilizzato e a rischio pure incolumità fisica e psichica.

Pasquale Almirante (da La Siclia del 22/01/2012)






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