Sicilia vicina alla paralisi, ora spunta il rischio mafia
Data: Venerdì, 20 gennaio 2012 ore 08:14:10 CET
Argomento: Rassegna stampa


Se non è mafia poco ci manca. Sono andati in giro a fermare il mondo a sostegno delle proprie rivendicazioni. Con le buone ma soprattutto con le cattive. Da lunedì, ormai, la Sicilia è in mano ai camionisti dell'Aias capeggiata da Giuseppe Richichi, quello stesso che paralizzò l'isola dodici anni orsono (Confindustria alla fine stimò danni per 700 miliardi di lire), e poi il movimento politico di Forza d'Urto, e ancora i pescatori e il movimento degli agricoltori dei Forconi, con a capo Martino Morsello. Con un contorno di agit prop vagamente schierati politicamente: c'è lo zampino dei neri di Forza Nuova ma ci sono anche consiglieri comunali del Movimento per le autonomie, il partito del governatore Raffaele Lombardo. Una protesta variegata quella che tiene in scacco la Sicilia e blocca le Raffinerie Eni a Gela e Isab a Priolo, che ha fermato la raccolta dei rifiuti nel gelese, che va di negozio in negozio a imporre la chiusura.         
              C'è chi la definisce protesta di popolo (Gianfranco Micciché leader del Grande Sud) e chi difende la protersta (Futuro e libertà): forse hanno le loro buone ragioni ma la situazione è molto grave e qualcuno non esita a definirla eversiva. Resta poco chiara la piattaforma rivendicativa: al centro di tutto c'è l'aumento del costo dei carburanti e l'aumento dei pedaggi autostradali. «Su questo fronte – dice Mario Filippello, segretario regionale della Cna – non vi sarebbe motivo di protestare visto che il Governo nazionale si è impegnato a fare alcune cose». Intanto sono stati sbloccati dal governo regionale 15 milioni destinati al credito agevolato per gli autotrasportatori.
La protesta doveva terminare oggi ma va avanti nonostante l'incontro avuto ieri a Palazzo d'Orleans con il presidente della Regione e con i prefetti di Palermo e Catania: i capi della protesta non sembrano nelle condizioni di garantire la fine dei blocchi. L'assemblea tenuta ieri sera a Catania ha sancito la spaccatura: da una parte Richichi che chiede di interrompere la protesta, dall'altra Morsello che invece vuole andare avanti. Richichi manda un messaggio al presidente della Regione: «O va avanti lui e noi andiamo dietro, oppure si tolga definitivamente di mezzo e andiamo avanti da soli». Nel caos più totale, in uno scenario da "boia chi molla" arrivano le parole di due Procuratori antimafia. Quello di Palermo Francesco Messineo e quello della Procura nazionale Piero Grasso che non si sentono di escludere la presenza della mafia pur chiedendo che siano fatti accertamenti severi. Giusto. Proprio sabato l'assessore regionale alle Infrastrutture e trasporti Pier Carmelo Russo ha convocato tutte le associazioni del settore per firmare un patto di legalità.
Tutto ciò avviene mentre ormai la Sicilia è piegata: chiuse le pompe di benzina, scarsi gli alimentari sugli scaffali. Le prime stime dei danni arrivano da Confindustria Palermo di cui è presidente Alessandro Albanese, che chiede di forzare i blocchi: «C'è un calo della produzione del 70% e una flessione sensibile intorno al 30% è segnalata dalle industrie del settore turistico dice –. Sempre più imprese stanno comunicando le procedure di cassa integrazione per il personale. Gli automezzi sono stati sequestrati dai manifestanti».       (di Nino Amadore da IlSole24Ore)

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