Contro l'evasione più autonomia. Profumo a Napoli con il commissario UE: Ora un diverso reclutamento dei docenti
Data: Giovedì, 19 gennaio 2012 ore 17:22:23 CET Argomento: Rassegna stampa
Più
autonomia alle scuole, diverso reclutamento per gli insegnanti, un
rapporto collaborativo tra il centro - il ministero - e il territorio -
le scuole. A parlarne è il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo,
ieri e oggi a Napoli per discutere con il commissario Ue Hahn del Piano
di Coesione che vede la scuola tra le priorità. «È un progetto
caratterizzato da un elemento ben preciso: la ripresa dell’Italia parte
dal Mezzogiorno, non più avvertito come una zavorra per il Paese, ma
come un’opportunità». Il governo definisce la scuola determinante per
lo sviluppo. Un obiettivo ambizioso, ma dall’Europa arriva solo un
miliardo. «In realtà la partita vale circa un miliardo e mezzo. Ma al
di là delle cifre, conta anche il nuovo rapporto tra ministero e
scuole, università e ricerca. I progetti dovranno nascere insieme, non
si tratterà, da parte del ministero, di autorizzare ma piuttosto di
collaborare». Più autonomia per le scuole, dunque? «Sì, un’autonomia
responsabile che si declina in quattro punti: una valutazione di tipo
propositivo; un diverso governo delle scuole, passaggio obbligato nel
momento in cui si afferma un nuovo concetto di responsabilità;
autonomia finanziaria e gestionale; diverso reclutamento degli
insegnanti». Non deve cambiare anche il rapporto tra scuola e mondo del
lavoro? E come è possibile al Sud, dove la disoccupazione giovanile è
altissima? «In realtà il discorso è più ampio.
Penso a un rapporto costante con la scuola nel corso di tutta la vita,
anche con una alternanza continua tra scuola e lavoro. Penso a una
sorta di tessera a punti di attività formative, che vanno dall’infanzia
fino a un’età avanzata, e che ognuno può utilizzare anche in funzione
delle diverse esigenze del territorio». Va bene, ma per il presente che
cosa si può fare? «Le cito un caso concreto, che ha riguardato proprio
la Campania. Qualche anno fa un progetto nord-sud coinvolse
l’Università Federico II e il Politecnico di Torino. La sinergia
comprendeva progetti congiunti, attività di formazione in forma
virtuale, tirocini in aziende. Gli studenti campani vennero mandati al
nord, e quelli piemontesi al sud». La scuola pubblica al nord si regge
molto sui contributi delle famiglie, ma nel Mezzogiorno accade il
contrario: è lo Stato a pagare. Che cosa comporta questo, in una
condizione di crisi pesantissima? «Comporta un ripensamento delle spese
e degli investimenti complessivi. Prendiamo il caso dei libri
scolastici: ora le famiglie acquistano i libri, ma perché non pensare a
una diversa modalità di condivisione? Si possono prendere a prestito
dalla scuola e poi riportarli; si può ricorrere solo parzialmente a
libri su carta e per l’altra parte a volumi in formato elettronico».
Quando partirà il Piano sud per la scuola? «A fine gennaio lo
presentiamo all’Ue. Si può partire nel giro di qualche mese».
L’abbandono scolastico è molto alto in Campania. È anche questo un tema
di cui dovranno occuparsi le scuole nell’ambito della loro autonomia
responsabile? «È indubbio che questo fenomeno si può risolvere solo
partendo dal territorio. Se riusciremo a consentire ai ragazzi che
vengono da aree difficili di restare più a lungo a scuola, daremo loro
gli strumenti per essere più maturi e forti quando affronteranno il
mondo del lavoro». (da Il Mattino di
Maria Paola Milanesio)
redazione@aetnanet.org
|
|