Incontro del Ministro Profumo con le Associazioni Professionali Presentate le linee di intervento nel settore dell’istruzione
Data: Mercoledì, 18 gennaio 2012 ore 12:47:48 CET Argomento: Eventi
1) Formalizzazione degli incontri
Il Ministro ha proposto di “formalizzare” gli incontri con le
associazioni professionali di docenti e dirigenti, stabilendo da subito
le modalità di lavoro:
a) incontri di policy con cadenza definita e precisi ordini del giorno,
b) costituzione di gruppi tecnici per l’approfondimento dei vari punti.
2) Presentazione della propria esperienza professionale
In apertura ha dato conto delle proprie credenziali, illustrando le sue
esperienze e carriera professionale, così sintetizzabili:
a) dopo la laurea esperienza in azienda all’Ansaldo di Genova per 7
anni,
b) successiva lunga permanenza all’estero (USA e Giappone),
c) quindi carriera accademica: prima a Torino, poi nomina ad ordinario
a Bologna, dal 2000 preside facoltà di ingegneria a Torino, dal 2005
rettore dell’università di Torino.
Pertanto dichiara di avere consuetudine di rapporti con studenti e
colleghi e di gestione di sistemi complessi
3) Trasferimento del Dipartimento per l’innovazione tecnologica dalla
Funzione Pubblica al MIUR
Il governo ha deciso di integrare il dipartimento per la
digitalizzazione e l’agenzia per l’innovazione tecnologica al MIUR,
questo consentirà di definire visioni di prospettiva anzichè rincorrere
il contingente
4) Intervento focalizzato su tre temi: a) autonomia, b) edilizia, c)
vision
Chiarisce che il suo intervento toccherà tre temi che considera
prioritari:
1) l’autonomia,
2) l’edilizia scolastica,
3) un po’ di visione futura
5) Primo tema: autonomia responsabile
Ha fatto ampio riferimento all’autonomia universitaria che è quella che
conosce e a quella pare volersi ispirare. Ha definito l’autonomia come
autonomia responsabile. Auspica una profonda interazione con il
territorio: la scuola come centro civico, aperta tutto il giorno,
sensibile alle domande della comunità e maggiormente correlata con il
sistema socio-economico. L’autonomia richiede risorse, ma considerata
la situazione attuale il compito sarà quello di superare inefficienze e
reingegnerizzare le risorse esistenti. Inoltre si dovrà fare tesoro dei
fondi europei che continuano ad essere incredibilmente sottoutilizzati.
Siamo al 26° posto in termini di capacità di spesa dei finanziamenti
europei, dopo di noi c’è solo la Romania, con la differenza che
l’Italia è fra i Paesi fondatori dell’Unione, mentre la Romania è una
new entry. C’è poi l’esigenza di una diversa allocazione delle risorse,
nel senso di trasferire alle scuole un pacchetto complessivo di fondi,
non spezzettato come ora in tante voci, lasciando autonomia di
gestione. Il compito del MIUR è quello di curare la policy e valutare i
risultati, non di gestire. Occorrerà affrontare anche l’annoso problema
delle supplenze, che dovranno essere gestite da reti di scuole. Infine
le scuole dovranno poter contare su un organico funzionale, che ha
definito con il termine di “organico dell’autonomia”.
6) Secondo tema: edilizia scolastica
E’ stato il tema trattato in modo più puntuale, conti alla mano. In
Italia la superficie degli edifici scolastici ammonta a 64 milioni di
metri quadri. Considerato che ci sono 8 milioni di alunni, la media è
di mq 8 per alunno, un rapporto superiore di circa il 30% alla media
europea che è di mq. 6 per alunno. Il problema italiano è il
sottoutilizzo degli spazi, le scuole, costruite in grandissima
maggioranza prima degli anni Ottanta, hanno per esempio tantissimi
metri quadri sprecati in corridoi. Un’altra gravissima questione è
quella energetica. I nostri edifici sono in classe G , una pessima
classe se si pensa che la migliore è la classe A+.I costi per il
dispersione energetica sono elevatissimi. Come passare dalla classe G
alla classe B e poi alla classe A è problema molto complesso nella fase
transitoria. Per intervenire complessivamente sull’edilizia si
stanno verificando ulteriori finanziamenti attraverso la Cassa Depositi
e Prestiti, l’INAIL e l’INPS, lo statuto di questi ultimi due indirizza
infatti gli investimenti su immobili di tipo sociale.
Il maggior impegno sarà concentrato, di necessità, nella
ristrutturazione del vecchio, ma si prevede di avere fondi per
costruire circa 60 scuole nuove, con le quali sperimentare
un’architettura innovativa. In tutta questa partita sono
coinvolti Comuni e Province, per i quali, in relazione alle scuole,
occorrerà prevedere deroghe al patto di stabilità
7) Terzo tema: un nuovo modello di scuola
E’ stata la parte più generica e meno incisiva. Dopo il solito esempio
dell’antenato che ritorna e trova tutto cambiato fuorchè la
scuola, ha accennato a: 1) cittadinanza globale (dare ai giovani
elementi di nuova civiltà), 2) esigenza che la scuola insegni ad
organizzare le conoscenze più che ampliarle, visto che i giovani
ricevono dall’esterno quasi l’80% delle informazioni.
Una nuova scuola, ha aggiunto, non si costruisce con nuove leggi, la
discontinuità non è funzionale, ciò che serve è semplificare e oliare
il sistema.
8 ) Poche regole e molta policy
Ha concluso invocando un nuovo rapporto del Ministero con la rete.
Occorre passare da un rapporto autorizzativo ad uno di tipo
collaborativo. Poche regole e molta policy.
Le politiche sono fondamentali e devono essere orientate al
raggiungimento di puntuali obiettivi, che devono essere realizzati.
UN BREVE COMMENTO DELL’ADI
Vorremmo esprimere, una volta tanto, ottimismo, anche se esso appare
dettato soprattutto, se non esclusivamente, dal nuovo modo di porsi di
questo Ministro: cordialità, disponibilità, estrema gentilezza, a
cui insegnanti e dirigenti scolastici sono poco avvezzi nei rapporti
con il ministero.
Al di là, però, di questo aspetto di
civiltà, e in quanto tale non marginale, le linee delineate sono ancora
troppo general generiche per poter capire se davvero si comincerà ad
uscire dalla palude. Il Ministro, pur avendo più volte sottolineato
l’esigenza di massima attenzione alla fase transitoria, non ha indicato
percorsi chiari e percorribili su temi fondamentali, esclusa in parte
la questione rilevantissima dell’edilizia scolastica.
Stupisce che nessuna attenzione, se non un breve accenno all’”organico dell’autonomia”, sia stata
rivolta alla questione docente e dirigente che ha sempre costituito il
principale impedimento alla realizzazione dei vari processi di riforma.
Non si dimentichi mai, ad esempio, che
solo per la salvaguardia dello status quo di docenti e dirigenti si è
inferto un colpo mortale all’Istruzione professionale.
Il mantenimento della qualifica triennale e una progressiva
auspicata fusione con la formazione professionale comportavano infatti
la regionalizzazione degli Istituti Professionali, con il conseguente
passaggio della gestione del personale alle Regioni, come d’altra parte
dovrebbe avvenire per tutto il personale scolastico. Il Titolo V, con
l’attribuzione allo Stato dei soli livelli essenziali delle
prestazioni, norme generali e principi fondamentali esigerebbe infatti
che tutto il personale fosse regionalizzato, ma tutti vogliono rimanere
avvinghiati allo Stato, in preda ad una sorta di sindrome di Stoccolma.
La sensazione è che anche questo
Ministro intenda relegare il tema del personale alla sola trattativa
sindacale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
L’ADi nel proprio intervento ha rilevato queste carenze, ha sollevato
la questione del precariato e del concorso per i docenti annunciato in
altra sede dal Ministro, sintetizzando le posizioni già espresse sul
sito (Gli annunci di un Ministro e le speranze infrante della scuola
italiana).
Ha quindi posto il problema della rigorosa e veloce conclusione
del concorso dei dirigenti.
Infine, in riferimento alla riforma del 2° ciclo e dell’istruzione
terziaria, ha posto la questione prioritaria dell’istruzione tecnica e
professionale e degli ITS, come fa da 10 anni.
Conclusione: smoke and mirrors? Speriamo di no!
Che dire in conclusione?
Speriamo che non sia tutto smoke and mirrors, e che non si debbano
titolare altri capitoli con le drammatiche parole di Sabino Cassese
“l’inesorabile tragedia della perseveranza storica”.
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