La scuola agonizza e il ministro Profumo vibra il colpo di grazia
Data: Lunedì, 16 gennaio 2012 ore 18:35:34 CET Argomento: Opinioni
Calpestando diritti
costituzionali (art. 32-33), diritti acquisiti e diritti faticosamente
estorti ad un sistema da sempre ostile alla cultura e tendente a
limitare l’acculturazione dei suoi cittadini; vanificando abnegazioni e
sacrifici che solo gli studenti che ne hanno beneficiato hanno
conosciuto e messo a frutto, diventando cittadini consapevoli e capaci
di difendere i beni comuni e il Bene comune; ignorando che la scuola è
stata oggetto del più grande licenziamento di massa della storia,
attuato con la Legge 133/2008, che ha falcidiato 150.000 posti di
lavoro e sottratto all’istruzione 9 miliardi di euro; fregandosene
altamente di scioperi della fame, di manifestazioni oceaniche, di anni
di lotta strenua, di accorati, indignati o disperati appelli, di
sentenze quali la n. 4535-07-2011 del Consiglio di Stato, che ha
dichiarato illegittimi, per grave vizio procedurale, i tagli operati da
Gelmini e Tremonti, il Ministro Profumo proclama che i docenti
plurititolati che lo Stato ha finora umiliato negando loro la
stabilizzazione, sono la sola causa del disastro della scuola italiana,
essendo dei vecchi bacucchi di 38-40 anni, quando non addirittura di
45, incapaci di interagire coi ragazzini e di affascinarli (ma non
erano loro, i “tecnocrati” superefficienti, cioè, a sostenere che
“l’esperienza” fa aggio sulla “teoria”?). Occorre, dunque, uno
“svecchiamento”.
Detto fatto: per ringiovanire il corpo docente, il Ministro
“tecnico” ha riesumato il cadavere del concorso, una formula di
selezione stantia e dagli esiti spesso casuali, buona solo per far
girare soldi e raccomandazioni, da quindici anni accantonata e
proficuamente sostituita da percorsi biennali che prevedono, per gli
aspiranti insegnanti, il tirocinio in aula e una formazione pedagogica
e psicologica, oltre che disciplinare, garantita dalle stesse
università che li hanno laureati.
Chi farà il “concorso”? 300.000 aspiranti circa. Ma su quali posti, se
ci sono centinaia di prof. di ruolo da ricollocare perché “in esubero”,
dopo il macello fatto dalla Gelmini con la riduzione del tempo-scuola e
con la soppressione di materie, didattica modulare e laboratori?
Forse sui pochi posti rimasti ai precari “storici” con punteggi
elevatissimi in graduatoria e una vita mai decollata, che attendono di
entrare in ruolo magari da più di dieci anni, in modo da favorire
l’ennesima guerra tra poveri? E loro? I precari quarantenni? Come
pagheranno la retta del loro ospizio, visto che per andare in pensione
col minimo servono almeno 40 anni di servizio?
Decisamente non funziona… Ma il Ministro “tecnico”, essendo un
“tecnico”, appunto, non si è perso d’animo, sicché ha escogitato un
ingegnoso sistema per liberare altri 40.000 posti per i giovani
virgulti di quella scuola che a tutti i costi va definitivamente
“riformata” perché diventi la scuola del “fare”, cioè del non pensare,
la scuola dei quiz a punti - qualche crocetta e via! -, che dovrà
sfornare proni yesmen e manodopera ricattabile, riconvertibile e
sfruttabile da un Mercato onnipotente, insaziabile e marchionnizzato:
ridurre di un anno la durata dell’iter scolastico dei ragazzi!
Quattro anni invece di cinque, et voilà! Il gioco è fatto!
L’opposizione si è già dichiarata favorevole “purché “il taglio di un
anno di istruzione non si traduca in un taglio degli organici per fare
cassa” (Pd), come dire che si è favorevoli a che si spari all’impazzata
in mezzo a una folla, a patto che però nessuno muoia!
L’operazione, che sconvolgerebbe vite, programmazioni, approcci
didattici collaudati, modelli di apprendimento, e che non tiene
minimamente conto delle attuali difficoltà di docenti e studenti, viene
imposta dall’alto, in quattro e quattr’otto (il DDL è pronto e sarà
discusso fra pochi giorni!), come se fosse la cosa più urgente da fare
in un settore allo stremo, spossato da anni di sciacallaggio ideologico
e sindacale, di diffamazione e di doloso depauperamento.
La giustificazione, poi, è sempre la solita: l’allineamento ai
“parametri” europei! Ma come mai non ci si allinea all’Europa per
quanto riguarda gli stipendi dei docenti, per esempio? I prof. tedeschi
e francesi percepiscono in media il 33% in più degli italiani: a quando
l’“allineamento”? I paesi europei destinano il 6,8% del PIL a
istruzione e ricerca, contro il nostro 3,7%: perché non ci si allinea
anche (e prima) in questo? E perché non si capisce che non ci si può
“allineare” in ciò che non è standardizzabile, e che non si può
trattare il corpo docente da idiota, usando l’Europa come alibi per una
puerile fuga dalle proprie pesanti responsabilità?
La scuola è costernata di fronte a questa continuata e continuativa
violenza. La scuola ha già dato. Ha dato molto più di quanto avrebbe
potuto, mentre quel che non avrebbe mai voluto dare le è già stato
rapinosamente estorto. Ora basta, basta, basta!
Basta spacciare i licenziamenti e la criminale liquidazione della
scuola statale per “razionalizzazione” e “modernizzazione”; basta
drenare risorse da un settore in cui un paese appena appena decente non
dovrebbe mai smettere di investire; basta gettare fango sulle uniche
persone che rattoppano gli squarci prodotti nel tessuto sociale da
governanti palesemente collusi con mafie e camorre, che invocano la
secessione ruttando e vomitando volgarità indecenti ogni giorno, che
fomentano il razzismo, che cianciano di selezione ed eccellenza mentre
procurano a figli e amanti incarichi con scandalose remunerazioni, che
riducono i corpi umani a tangenti, che non conoscono il pudore, che
sputano sulla cultura e che invertono e pervertono ogni valore
comunitario. Basta.
Come molti miei colleghi e insieme a loro, non sono più disposta a
sopportare questo annichilamento della nostra dignità, della nostra
professionalità, della nostra anima, della nostra cittadinanza. Né
siamo più disposti a tollerare che gli studenti siano ridotti a
bestiame da mungere e sfruttare per alimentare un circuito di interessi
privati che ha individuato nella scuola - su cui si accanisce, infatti,
da anni, per il tramite di governi che sono solo il braccio secolare
dei potentati economici - lo zoccolo duro della resistenza al suo
modello di sviluppo, un modello, cioè, che in nome di un ottuso e
distruttivo sviluppo uccide ogni vero e possibile progresso.
Le proposte del ministro sono inaccettabili, nel merito e nel metodo,
sospette nella loro tempistica e antidemocratiche nella loro non
necessaria tempestività.
La stampa deve appoggiare la battaglia dei docenti e amplificare le
voci della protesta contro ogni ulteriore, mortale tentativo di
smantellamento della scuola statale. Se si perderà, potrete almeno dire
di non essere stati complici di un omicidio premeditato: l’omicidio del
futuro di questo infelice paese.
Marcella Ràiola,
41 anni,
docente precaria di lettere classiche da 10 anni (Napoli).
raiola3@alice.it
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