Progetti anti-dispersione finanziati con il piano Sud
Data: Sabato, 14 gennaio 2012 ore 12:57:29 CET
Argomento: Comunicati


Più autonomia responsabile, trasferendo direttamente alle scuole le risorse con meno vincoli d'uso e più flessibilità organizzativa, per aumentare la capacità di rispondere ai bisogni formativi del territorio. Specie se a rischio. È la carta che il governo vuole giocarsi per rispondere alle domande giunte nei mesi scorsi dall'Ue sull'istruzione e rimaste finora senza risposta. Insieme ad azioni mirate da varare nell'ambito del piano Sud aggiornato dal responsabile della coesione, Fabrizio Barca. A confermarlo è il sottosegretario Marco Rossi-Doria.     
        Napoletano, 57 anni, insegnante elementare dal '75, figlio del meridionalista Manlio, Rossi-Doria è stato chiamato a viale Trastevere dal ministro Francesco Profumo per la conoscenza dell'amministrazione scolastica maturata all'interno di commissioni di lavoro nazionali ed europee e per la sua lunga esperienza di maestro di strada nei Quartieri spagnoli di Napoli. Un trascorso che affiora qua e là nel colloquio con il Sole 24 ore, soprattutto quando si tocca la corda della dispersione scolastica e dei tassi di abbandono ancora troppo alti nel nostro Paese.
«Se diciamo che Pasqualino ha la madre che fa la "vita" e Antonio è ciuccio di suo affrontiamo il problema della dispersione come una cosa diversa da quella che è», è l'esempio che il sottosegretario utilizza per spiegare come la fuga dai banchi sia un fenomeno molto complesso. Alle variabili «endogene come la rigidità delle procedure, gli orari dei docenti e i vincoli di organico» quelle «esogene». «Se vieni da una famiglia che è povera da tre generazioni, dove si parla solo in dialetto e si chiede solo alla scuola di farti diventare cittadino - dice - è chiaro che ti trovi a sormontare delle condizioni esterne troppo potenti». Senza contare l'aggravante che per «ogni studente che abbandona ce ne sono 10 che non imparano o imparano meno di quello che dovrebbero».
La lunga premessa gli serve a spiegare perché bisogna abbinare a delle politiche di sistema («mainstreaming» le definisce) interventi più specifici. Tra le prime Rossi-Doria indica la volontà di «rendere più autonome le scuole e dunque più flessibile l'organizzazione». Una misura su cui il governo sta lavorando nell'ambito di una ottimizzazione delle risorse esistenti, per rendere più stabile e certa la dotazione degli organici e garantire «un ammodernamento della didattica». Mettendo a disposizione delle scuole, magari riunite in rete, «professionalità capaci di parlare anche ad Antonio, a Pasqualino e alla madre».
Si arriva così alle azioni mirate anti-dispersione finanziate con una parte dei 973,4 milioni del piano Sud implementato dal ministro Barca e modulate sulla base dei «prototipi» già sperimentati sul campo. «Sappiamo tre cose – fa notare il docente partenopeo –: che c'è un nesso diretto tra povertà delle famiglie, povertà dell'istruzione e digital divide, che la dispersione è concentrata alla periferia delle grandi aree urbane specie al Mezzogiorno e che si è spostata dalle medie al biennio delle scuole superiori sotto forma di mancata iscrizione, ritiro precoce o reiterata bocciatura».
Proprio per questo si insisterà sul miglioramento del rapporto scuola-lavoro attraverso un orientamento precoce degli studenti che li metta in contatto con le realtà non solo universitarie ma anche produttive e artigianali del territorio. Al tempo stesso verranno potenziate le esperienze di studio in residenze all'estero articolando i programmi su un arco di 4-5 anni. Contemporaneamente si cercherà di riqualificare gli edifici e finanziare lo sviluppo delle nuove tecnologie. «Non basta la sala computer - chiarisce - ma vanno formati i docenti e permeata tutta la didattica aprendola alla potenzialità del web e dei nuovi media».
Per quanto concerne i «prototipi» per il contrasto alla dispersione, conclude Rossi-Doria, «serviranno degli esperti che aiutino le scuole a riflettere sui risultati e ad autovalutarsi». E proprio sul tema della valutazione, che deve diventare un processo condiviso, sono attese novità: si partirà dai test Invalsi per misurare i livelli di apprendimento. Su questo punto, secondo fonti del Sole 24 Ore, all'inizio della prossima settimana è previsto un incontro già convocato tra tecnici del ministero e sindacati.         (da http://www.ilsole24ore.com  di Eugenio Bruno)

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