Fenomenologia del suicidio nell'epoca della crisi in crisi.
Data: Mercoledì, 11 gennaio 2012 ore 06:47:09 CET Argomento: Redazione
Viviamo una
profonda era dell’indifferenza, ma anche di un divario sostanziale tra
la qualità della vita del “fortunato” e quella di chi per nascita e/o
capacità individuali, non lo è.
Profonda differenza tra la sorte di una coppia che si suicida per
disperazione e la fine di Carlo Malinconico, dimessosi da
sottosegretario “per la credibilità del governo” a causa di una storia
(se vogliamo lontana negli anni), avvenuta nel 2008, laddove è stato
pagato per lui un conto da oltre 19 mila euro all’hotel Pellicano di
Porto Ercole nell’Argentario, da qualcuno che lo riteneva logico e
necessario. Super conto? Questioni di punti di vista. Quanto saranno
costati gli ultimi giorni di vacanza della coppia che si è suicidata a
Bari? Un migliaio di euro? 400? Ma, hanno poi saldato il conto con
l’albergatore, prima di darsi la morte, o qualcuno ha saldato il conto
per loro, mentre loro decidevano di saldare quello con la vita?
Ogni giorno, per strada, ci scontriamo con una quantità di persone che
“chiedono”. Dall’uomo di colore col berretto, che si porta la mano alla
bocca facendo capire così di avere fame, al distinto signore col
cappello, che chiede l’elemosina, alla donna, probabilmente “zingara”,
col bambino perennemente addormentato in braccio, che neanche chiede,
tanto non c'è bisogno; si capisce che vuole qualcosa da noi: soldi.
Non c’è molto da fare, occorre, pur volendo donare qualcosa di tanto in
tanto, “passare diritto”, altrimenti non si vive, non si dorme, non si
è sereni, di fronte a questo diffuso “bisogno”.
Facciamo una sorta di “scorza” nei confronti delle notizie che ci
colpiscono, quali quella del doppio suicidio programmato, di Bari.
Salvatore De Salvo, 64 anni e Antonia Azzolini, si sono uccisi perché
“senza lavoro, soli e senza una prospettiva”. Gli stoici, a proposito
del suicidio, sostenevano che non vada visto, in particolari ottiche,
come una forzatura del corso degli eventi, quanto piuttosto il
contrario: se l'uscita dalla vita non viene vissuta come una fuga, ma
come un'uscita intelligente (éulogos exogè), essa non può che esser
valutata come il completamento di quel cammino di ogni uomo verso
l’approfondimento e la completa realizzazione del sé. Sono, in ultima
analisi, spiegate le morti autoinflittesi per essere d'esempio a
qualcuno o per la salvezza della patria. Il suicidio stoico è valutato
come un atto di massima emancipazione dell’individuo specifico. Tipico
di un uomo che è pervenuto a un livello tale di conoscenza e
d'imperturbabilità da fare sì che egli si possa concedere il diritto di
un suicidio "ben
ponderato".
Dobbiamo considerare come tale il suicidio avvenuto a Bari? La coppia
aveva ottenuto un alloggio in un centro per anziani autosufficienti, ma
può bastare questo? Evidentemente no, visto che i coniugi hanno deciso
di trascorrere assieme un’ultima “vacanza” presso l’hotel “Sette mari”
(dove hanno realmente passato i giorni dal 3 al 7 gennaio) e quindi di
scendere dalla giostra dell’esistenza. Ma hanno deciso di farlo
separati, forse per non vedere, ciascuno la morte dell’altro, difatti
Salvatore è uscito dall’albergo e il suo corpo è stato ritrovato
all’alba dell’8 gennaio, mentre gli addetti dell’hotel hanno ritrovato
nella sua stanza Antonia, morta credibilmente per l’assunzione di
barbiturici.
Da Roma, Carlo Malinconico si sottrae dalla giostra delle calunnie
(gratuite o meno), e sostiene di non avere “mai fatto favori ai
personaggi coinvolti”, pur se, con una sorta, se vogliamo, di “suicidio
politico”, decide di dare le dimissioni dal suo incarico “allo scopo di
salvaguardare la credibilità e l’efficacia dell’azione del Governo”.
"La moglie di Cesare dev'essere al di sopra di ogni sospetto".
(Plutarco, Cesare, 10;). L’Italia politica sembra sorprenderci con un
barlume di recuperata dignità.
Angelo Balducci, ex braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione
civile e l’imprenditore Piscicelli, pare si fossero preoccupati di
provvedere al soggiorno di Malinconico all’hotel “Pellicano” nel 2008.
19.876 euro. Una cifra che, divisa per dodici (un anno di lavoro,
poniamo), da uno stipendio di circa 1600 euro, pari a quello di un
insegnante, ossia uno di quelli che non ha ricevuto e non riceverà
scatti stipendiali perché l’economia italiana lo esige e l’uomo medio
deve sacrificarsi. Difatti, per gli insegnanti della scuola, lo stop
degli scatti di anzianità fino a tutto il 2012 (previsto dalla manovra
finanziaria), comporterà un mancato incremento stipendiale medio di
2mila euro lordi. Stiamo parlando di circa 200mila docenti che
avrebbero dovuto usufruire del cosiddetto passaggio di “gradone”e
invece restano ai piedi delle scale. Ma, che saranno poi? Tremila euro
lordi a testa in meno in un anno? Quattro soldi se si pensa che
una bella vacanza “regalata” vale ventimila euro. In quindici, venti
giorni.
Divario. Divario. Divario.
Dicevo: non siamo più capaci di dare un peso, una valenza, a questa
sofferenza tangibile e diffusa che ci circonda. Al numero di immigrati
che, di continuo, affoga in mare o riesce a sbarcare a Lampedusa (e
quindi viene in qualche modo assorbito dalla nostra società, in gran
parte dalla malavita organizzata), al (ristretto) numero di quanti
hanno sperato in una vincita alla lotteria Nazionale in cui, già
dall'anno scorso c’è stato un crollo delle vendite e che, ovviamente,
sono restati delusi. Pochi biglietti acquistati, sì, colpa della crisi
economica che non concede più agli italiani, il sogno della fortuna
facile? Vorremmo crederlo: italiani più realisti. Se non fosse che
tanti soldi vengono spesi per i “gratta e vinci” ed il lotto, dove
impera quel “numero ritardatario” così sponsorizzato alla faccia della
matematica e del calcolo delle probabilità che, chiarisce, sempre 1/90
sia la possibilità che esca un numero. Tanto per far crescere
l’ignoranza della gente comune.
Troppi contrasti economici, fatti di una Italia di gente che fa la fila
per i saldi di fine stagione, nel Quadrilatero della moda milanese e
nel Tridente romano, ma davanti ai negozi di lusso e alle grandi marche
(che offrono per la prima volta sconti consistenti, tagliando i prezzi
anche del 40%), laddove, se le cose peggiorano, ci sarà chi farà la
fila davanti al negozio del pane. Esagero? E’ una esasperazione
del divario? Non sembra: chi si dimette per i ventimila euro di una
vacanza all’hotel Pellicano di Porto Ercole nell’Argentario e chi si
dimette dalla vita dopo una vacanza presso l’hotel “Sette mari” durata
dal 3 al 7 gennaio e terminata con un solitario addio ad una esistenza
che non offre speranze. Triste che i due abbiano, inoltre, deciso di
suicidarsi da soli, neanche la mano nella mano.
Bianca Fasano
fasanobi@libero.it
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