La scuola uccide di noia! Serve più Platone o come realizzare una applicazione per smartphone?
Data: Sabato, 07 gennaio 2012 ore 08:18:27 CET Argomento: Rassegna stampa
Il figlio di un mio
amico non vuole più andare a scuola. Cosa gli puoi dire? Bel problema.
Il figlio di questo mio amico dice: “So leggere e scrivere, non voglio
fare né il medico né l’ingegnere, voglio fare il webmaster. Mi spiegate
cosa mi serve andare a scuola?” Questo ragazzo non è contro la
conoscenza in sé. Ma le cose che gli serve di sapere per gestire il suo
blog nessuna scuola gliele insegna. Lui sa già come manipolare i motori
di ricerca e scalare le pagine di Google…
Ora chiedo: serve sapere il teorema di Pitagora o cosa pensava Platone
per realizzare una applicazione per gli smartphone? Io so che serve. So
che la cosiddetta cultura generale è essenziale perché è ripensando a
quello che è successo negli ultimi 10mila anni che posso trarre spunti
e indicazioni per capire che cosa potrebbe succedere domani.
Ma io questo l’ho imparato quando ho abbandonato la scuola a 18 anni,
ho iniziato a lavorare e mi sono accorto che la cultura serviva.
D’altra parte nella mia vita ho fatto solo professioni nelle quali
nessuno ti chiede il titolo di studio, nel teatro come nell’editoria
vale quel che sai fare. Allora cosa posso dire a un ragazzo che vuole
abbandonare la scuola per fare una nuova professione?
Posso dire che è un peccato, perché credo che comunque andare a scuola
sia utile… Ma non posso evitare di addolorarmi perché la scuola non
ottempera al suo primo dovere: insegnare ai giovani la passione per la
conoscenza. La scuola italiana è innanzi tutto avulsa dalla realtà. Di
tutte le cose che un ragazzo vuole sapere o avrebbe bisogno di sapere
non se ne parla neppure. Niente sul sesso, sui sentimenti, sulle
relazioni, sulla salute, sul parto, sull’educazione dei figli, sul
funzionamento delle leggi. Niente sulle scoperte scientifiche più
recenti. I ragazzi escono dalla scuola superiore senza saper nulla di
come è scritta una busta paga, come si fa un mutuo, quanto costa una
carta di credito, come si apre una società, come funziona un permesso
edilizio o un processo. Niente si sa sulla situazione politica ed
economica del mondo. I difensori dell’insegnamento tradizionale
sostengono che comunque il latino e la matematica ti insegnano a
ragionare. Siamo sicuri?
Secondo me per ragionare, come per fare qualunque altra cosa, serve
imparare la passione, il gusto per la sfida. E su questo la scuola fa
proprio poco. Ci sono, è vero, alcune formidabili eccezioni, insegnanti
meravigliosi che riescono a instillare passione… Ma sono eroi che fanno
a calci ogni giorno con il sistema, i programmi, le idee stantie degli
stessi genitori. La prima cosa che abolirei di questo metodo didattico
sono le interrogazioni e i voti. Sono un sistema eccellente per
demotivare gli studenti e far loro odiare la cultura. Studi per il voto!
Insensato. Non sto dicendo di promuovere anche chi non studia. Mi
spiego: con un liceo scientifico di Firenze, insieme a professori e
studenti, abbiamo realizzato un progetto per una scuola diversa. I
ragazzi analizzano la situazione energetica della scuola, individuano
le soluzioni, contattano le aziende, contrattano i prezzi, propongono
all’amministrazione pubblica il progetto e ne seguono la realizzazione,
ottenendo al contempo un risparmio per la società e una percentuale
dalle ditte che poi possono investire in gite di studio e feste.
Poi estendono questa metodologia alle loro famiglie e alle imprese
della zona diventando consulenti energetici, ottenendo un pagamento per
il loro lavoro e creando così un’azienda scolastica che lavora sul
territorio.
Il tutto con la consulenza-tutoraggio degli insegnanti, ognuno per le
competenze specifiche della materia che insegna. E’ chiaro che in un
lavoro di squadra così complesso salta subito agli occhi chi non si
impegna e quello lo si boccia. Perché è importante che i ragazzi
capiscano che nella vita nessuno ti fa sconti. Ma non credo che ci
sarebbero molti bocciati. I ragazzi adorano le grandi imprese. Ed è
evidente che un ragazzo che per 5 anni di liceo partecipa con passione
a una realizzazione di questo tipo, concreta, poi non avrà difficoltà a
trovare un lavoro in un settore ancora praticamente vergine come quello
delle ecotecnologie. Il progetto ha avuto un grande successo tra gli
studenti e i professori. Anche il preside e il provveditore si sono
trovati d’accordo. Abbiamo fatto una conferenza stampa e i giornali
hanno dato grande risalto alla notizia cogliendone favorevolmente il
carattere concreto e appassionante. Poi il progetto è stato bloccato
(questo accadeva ormai parecchi anni fa).
(da http://www.ilfattoquotidiano.it)
redazione@aetnanet.org
|
|