In Francia i giornalisti esiliati dai loro Paesi insegnano la libertà di stampa nelle scuole
Data: Giovedì, 05 gennaio 2012 ore 07:10:37 CET Argomento: Rassegna stampa
La libertà di
espressione in Francia si impara sui banchi di scuola e ad insegnarla
sono giornalisti esiliati in fuga dai loro paesi d’origine. “Renvoié
Spécial” (ri-inviato speciale), è il nome del progetto organizzato da
CLEMI, Centre de Liaison entre L’Enseignement et les Moyens
d’Information e la Maison des Journalistes, la casa parigina che
accoglie giornalisti in esilio provenienti da tutto il mondo. Gli
ospiti della Maison, in cambio di vitto e alloggio, si offrono per
andare nelle scuole francesi a raccontare la loro esperienza, per
spiegare che cosa vuole dire libertà di stampa in un Paese dove non
esiste democrazia e perché è importante
difenderla.
Parigi, Lione, Montpellier, fin ora sono queste le
tappe fatte da Deborah Mokabatio, giornalista proveniente dalla
Repubblica Democratica del Congo e a Parigi da qualche mese come ospite
della Maison des Journalistes. “Ho imparato ad apprezzare il progetto
dopo la prima uscita”, ha dichiarato la giornalista, “mi sono accorta
che ho tanto da raccontare a questi ragazzi e che la mia battaglia ha
bisogno anche di loro”. Deborah Mokabatio è molto conosciuta in patria:
ha lavorato prima come conduttrice radiofonica e poi come inviata di
una delle reti televisive private più importanti del Paese.
La giornalista, come racconta, è fuggita in Francia per salvare la sua
vita e quelle della sua famiglia, costantemente sotto minaccia a causa
del suo lavoro: “Quello che cerco di spiegare ogni volta, è che io sono
stata cacciata perché ero imparziale, non stavo dalla parte di nessuno
e tanto meno del governo. Non ero una militante politica, semplicemente
svolgevo il mio ruolo di giornalista che racconta la realtà dei fatti”.
Ed è così che il programma di educazione alla libertà di stampa,
diventa un progetto di sostegno per gli stessi giornalisti esiliati.
“Le persone che ospitiamo tra le nostre mura”, ha dichiarato Darline
Cothière, direttrice della Maison des Journalistes, “hanno bisogno di
parlare di quello che hanno vissuto, cercare di confrontarsi e
riprendere fiducia. L’esilio e la fuga, molto spesso li distruggono più
della violenza fisica che hanno dovuto subire”.
Minacce, pressioni, arresti sono le ragioni che spingono questi
giornalisti a varcare i confini in clandestinità e una volta arrivati
nei paesi d’accoglienza, non hanno un posto dove andare. “Ho sempre
paura”, ha continuato Deborah, “che i ragazzi vogliano sapere altri
particolari della mia storia. Faccio ancora fatica a parlarne, ma mi
aiuta ogni volta cercare di dire qualcosa di più. Come donna ho lottato
molto per diventare una giornalista affermata nel mio Paese, e appena
arrivata in Francia ho dovuto vagare per settimane come una senza tetto
prima di trovare una sistemazione. Si perde tutto e quel che è peggio
si perde il proprio lavoro”.
Ad organizzare il progetto “Renvoyé Spécial“ è La Maison des
Journalistes di Parigi, una struttura unica in Europa che non prende
finanziamenti statali. “Sarebbe un controsenso”, ha affermato Darline
Cothière, la direttrice, “noi dobbiamo mantenerci liberi e apolitici
per poter offrire sostegno a chiunque ne abbia bisogno”. La casa è nata
nel 2002 e da quel giorno ha accolto più di 200 giornalisti in fuga,
provenienti da tutti i continenti del mondo. Gli ospiti sono ospitati
per sei mesi e ad ognuno vengono pagati vitto e alloggio per permettere
loro di ricostruirsi una vita e cercare di riprendersi dopo le
traversie della fuga. “L’Oeil de l’Exilé”, il giornale della Maison des
Journalistes, è uno degli strumenti più importanti per i giornalisti.
“La parte più difficile per molti”, ha infatti ricordato Deborah, “è
continuare ad avere la forza di fare il proprio lavoro. E’ la nostra
vita, ma abbiamo subito traumi talmente grandi che spesso vorremmo solo
dimenticare. L’Oeil de l’Exilé, con i suoi articoli, reportage e video
ci permette di continuare ad esprimerci in un ambiente sicuro, di
riprendere fiducia nella forza dell’informazione”.
La Maison des Journalistes è una casa con 15 stanze e tante storie che
vengono ospitate ogni sei mesi in rue Cauchy 35, ma anche un progetto
per cui lavorano volontari e appassionati, che credono nell’importanza
di non ricevere fondi governativi per poter restare liberi. “Il nostro
problema”, ha concluso Madame Cothière, “è rimanere aperti. Mancano i
soldi e ogni giorno dobbiamo lottare per poter dare da mangiare ai
nostri ospiti. Ogni stanza della casa è sponsorizzata da un giornale
francese. Ora però con la crisi economica, tanti decidono di ritirare i
fondi e noi non sappiamo più come fare. E’ una lotta quotidiana”. Per
chi volesse fare una donazione su www.maisondesjournalistes.org è
possibile trovare tutte le informazioni e acquistare il catalogo
dell’esposizione ‘L’Exil‘, che nella primavera scorsa ha ospitato le
opere di vignettisti di tutto il mondo, che si sono mobilitati per una
raccolta fondi per salvare la struttura.
(Da http://ilfattoquotidiano.it)
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