Caro ministro, il 1952 è una classe così di ferro che la lasci al lavoro per altri 6 anni.
Data: Domenica, 01 gennaio 2012 ore 12:35:13 CET
Argomento: Opinioni


On.Ministro,
Le scrivo per esporle la mia situazione, simile a quella di molte altre donne italiane nate nel 1952,il 6 febbraio compio 60 anni e con 36 anni di servizio sarei andata in pensione,dopo i 12 mesi della finestra mobile(61) ,ho due genitori novantenni da accudire,due figlie laureate e precarie,due nipotini in tenera età,un marito affetto da melanoma,la pensione mi avrebbe permesso di smettere di correre affannosamente da uno all'altro dei miei familiari!Insegno in una scuola superiore ,classi di 30,32 studenti sempre più inquieti , indisciplinati e ipertecnologici,lontani mille miglia dalla nostra formazione culturale ,la domanda che mi sorge spontanea è"Come farò??Come faremo??Dove troveremo le energie necessarie a 65,66 anni??".
La scuola ha bisogno di giovani,il corpo docente è prevalentemente composto da 50-60enni frustrati e demotivati da un lavoro scarsamente gratificante , non riconosciuto e malpagato (1700 a fine carriera), come potranno trovare lavoro i giovani se noi siamo costretti a rimanere  6-7 anni di più??
Quelli che lei ha chiamato sprezzantemente bizantinismi  garantivano un minimo di gradualità, bastava alzare di un anno noi del '52,un altro  quelli del '53 e così via,nel giro di tre anni si sarebbe arrivati alla quota 66 senza stravolgere così pesantemente le prospettive di vita di migliaia di persone!Oppure si poteva ,come in Francia ,riconoscere alle donne per ogni figlio allevato un anno di contributi,capisco che abbiate dovuto fare in fretta ,ma la fretta c'è stata solo per le pensioni,non per la patrimoniale,le aste televisive,le liberalizzazioni etc.,etc.. Essere nati entro il 31-12-11 permette di rientrare nella vecchia norma,invece essere nati l'1-1-12 significa lavorare 6,7 anni di più,è semlicemente inaudito!!! Ma non è finita, l'art.24 comma 15 bis è esteso solo al settore privato e noi donne del pubblico non abbiamo gli stessi diritti???dov'è il criterio di equità???
Mi stupisce  che una manovra studiata da una donna non preveda la minima salvaguardia , tutela e riconoscimento del ruolo di tutte le donne, pubblico e privato ,che assolvono ad un welfare  in Italia inesistente,probabilmente,Lei e la sua famiglia potete contare su donne di servizio,baby sitter che noi con 1700 euro non possiamo permetterci , ma i politici non devono essere accanto ai cittadini???le donne in Italia hanno la parità giuridica,ma non certo sociale,su di loro, oltre il lavoro, pesa tutto quel settore di accudimento e sostegno che Lei,signora ministro,non ha minimamente tenuto in considerazione,
distinti saluti,


Patrizia Denegri    
patriziadenegri@libero.it







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