Il percorso storico dell’integrazione dei sordi (Parte II)
Data: Domenica, 01 gennaio 2012 ore 03:00:00 CET
Argomento: Redazione


Il percorso educativo dei sordi cambiò radicalmente con la legge 517 del 1977 che stabilì l’abolizione di scuole speciali e classi differenziali e la possibilità di inserimento nelle classi normali di bambini disabili con la presenza di insegnanti specializzati per il sostegno. Questa importante legge ha dato l’avvio al superamento della separazione dei percorsi educativi dei soggetti con disabilità ed il loro definitivo inserimento in classi miste. I genitori dei bambini sordi e disabili avevano la possibilità di scegliere per i propri figli dei percorsi scolastici normali o delle scuole speciali per sordi. Dal momento che il 90% dei genitori dei bambini sordi è udente si può comprendere che la maggior parte dei genitori scelse l’inserimento nelle scuole per udenti per favorire un reale processo di integrazione e di socializzazione e cercare di marginalizzare l’evidenza del deficit sensoriale. Rimasero nelle scuole speciali solo i soggetti considerati difficili, che potevano presentare, oltre alla sordità, altre problematiche o disabilità. A partire dagli anni ‘90 le scuole speciali italiane si sono aperte alla presenza di alunni udenti e si è cominciato a parlare di educazione bilingue ovvero quella in cui il bambino sordo è esposto a due lingue (lingua dei segni e lingua parlata e scritta) in contesti separati o da due fonti diverse (es. scuola e famiglia oppure madre sorda e padre udente) e educazione bimodale cioè una situazione in cui il bambino sordo è esposto contemporaneamente alla lingua parlata e dei segni. Quest'ultimo è il caso di insegnanti, logopedisti e genitori udenti che usano forme di Italiano Segnato o Italiano Segnato Esatto. Mentre nella situazione bilingue le due lingue vengono utilizzate separatamente e rimangono integre, in quella bimodale spesso interferiscono tra di loro creando una forma di lingua mista. Sono poche le scuole che oggi hanno adottato il metodo bilingue e, anche se oggi i dati dell'analfabetismo tra i sordi siano nettamente calati dal momento che la maggioranza dei sordi finisce la scuola dell'obbligo e spesso arriva a frequentare l'università, essi si trovano comunque spesso in una situazione di svantaggio culturale rispetto agli udenti per la loro scarsa conoscenza della lingua scritta. I metodi educativi sono pertanto in evoluzione e necessitano di nuovi orientamenti teorici e di nuove sperimentazioni educative. Se da una parte è evidente il merito della legge che ha aperto la strada all’integrazione, dall’altro lato, a detta di molti, si è determinato un innegabile svantaggio per i bambini sordi che si sono ritrovati in una situazione di isolamento effettivo dentro le classi di udenti, dal momento che è venuto a mancare la possibilità di rapporto e comunicazione con gli altri bambini sordi e di conseguenza la loro interazione e lo scambio esperienziale ed emozionale che determina un importante fattore di sviluppo cognitivo e psicologico, oltreché linguistico e sociale. Anche se molti educatori ritengono che solo l’incontro con il mondo dei normodotati può aprire ai sordi enormi possibilità e potenzialità di apprendimento cognitivo e culturale e di inserimento sociale in grado di creare modelli comportamentali utili per il loro futuro.

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





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