Altra sentenza ricorso precari a Milano e alcune considerazioni
Data: Marted́, 20 dicembre 2011 ore 23:00:00 CET
Argomento: Giurisprudenza


Anch'io ieri ho avuto udienza presso il Tribunale del Lavoro di Milano per il ricorso che chiedeva la riconversione dei contratti a tempo determinato in tempo indeterminato e in subordine il risarcimento del danno. Il giudice anche nel mio caso, come in tanti altri, ha accolto solo la seconda istanza, non manifestando il coraggio e l'indipendenza necessari per mettersi contro l'Amministrazione pubblica e la prassi giuridica attuale e quindi inapplicando una legge palesemente iniqua come quella esclude la conversione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Tuttavia ha avuto un pò più di coraggio non applicando, nel conteggio del risarcimento del danno, la recente legge Brunetta che fissa come limiti allo stesso, una mensilità per ogni anno di servizio con un tetto massimo di 12 mensilità. Nel mio caso infatti il giudice ha concesso 11 mensilità a fronte di 7 anni di servizio. Inoltre ha condannato la controparte al rimborso delle spese legali solo per il 50%. Anche per me quindi niente ruolo e sulla carta una piccola consolazione monetaria.
Nonostante l'esito più favorevole, una considerazione generale mi sento tuttavia di farla: questi ricorsi rischiano di essere un buco nell'acqua sia dal punta di vista pratico e individuale, sia da un punto di vista politico e generale. La dura realtà pura e semplice è che, tra migliaia di ricorrenti in tutta Italia, in ben pochi casi è stato riconosciuta la conversione del contratto e quindi il ruolo per il precario ricorrente. E sempre in primo grado con la grossa probabilità che il giudice d'Appello, applicando la suddetta legge iniqua, emetta sentenza contraria.
Ma ancor più tragica è la costatazione che il MIUR con tutta probabilità non pagherà mai neanche i risarcimenti del danno a cui viene condannato, che rappresenterebbero per lo Stato uno esborso di centinaia di milioni di euro. Ma si sa "siamo in crisi", i trattamenti discriminatori subiti dai precari della scuola per anni e anni non sono per nessuno Stato capitalista una priorità e lo Stato italiano che si affanna con manovre "lacrime e sangue" a pagare il suo debito se si tratta di banche non ha la stessa fretta e neanche l'intenzione se si tratta di lavoratori. Che, pur se migliaia e con in mano una sentenza, rischiano di rimanere per sempre a bocca asciutta.

La mia domanda è: valeva la pena per tanti sindacati, confederali e di base nessuno escluso, per alcune associazioni e gruppi di precari, impostare da un anno a questa parte la propria opposizione ai tagli nella scuola del Governo Berlusconi e alle Riforme "epocali" della Gelmini soprattutto su questi ricorsi dei precari? Come se bastassero questi per far crollare l'impalcatura liberista contro la Scuola pubblica, eretta e sostenuta non solo dal Governo Berlusconi ma, penso sia ormai evidente a tutti, accomuna in un'unico fervore ideologico di smantellamento della formazione pubblica, "i tecnici" come Monti e i suoi ministri, l'opposizione istituzionale e tutti i governi europei di centro-destra o di centro-sinistra. Non è stato miope pensare che sarebbero bastate delle sentenze dei giudici, anche se tantissime, a far cambiare queste politiche di tagli e di precarizzazione, decise a livello europeo e sostenute da tutto il capitalismo industriale e finanziario, quando altre sentenze di altri giudici, in questo caso penali, non sono riuscite neanche a far dimettere Berlusconi e a farlo arrestare come merita? Ben altri rimedi ci vogliono! Ben altra idea di azione di massa! Ben altra strategia di lotta!

Giuseppe Palatrasio

giuspalatrasio@yahoo.it





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