“Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Messaggio di Benedetto XVI per la 45° Giornata mondiale della Pace Gennaio 2012
Data: Martedì, 20 dicembre 2011 ore 07:48:32 CET
Argomento: Redazione


Guardare il 2012 con “atteggiamento fiducioso” anche se in questi mesi il disagio e la sofferenza sociale della crisi economica stringe come in una morsa l’intera società civile è il monito del saggio Pastore che come Padre buono guarda lontano e pensa ai giovani nella “convinzione che essi, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo”.
Il desiderio di poter guardare con speranza fondata verso il futuro  è un diritto dei giovani che non hanno alcuna colpa dell’attuale situazione  e  rimane un dovere per  gli adulti e gli educatori,  i quali ancora una volta sono chiamati e sollecitati dal Santo Padre ad essere “ autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi”.
Il Papa esorta i genitori “a non perdersi d’animo” nonostante le difficoltà a saper guardare oltre  le preoccupazioni per il futuro ed i frenetici  ritmi di vita  che fanno perdere di vista  i valori essenziali.
Nel   messaggio per la 45° Giornata Mondiale della Pace del primo gennaio 2012 sul tema “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”  Benedetto XVI si rivolge ai responsabili dell’educazione. affinché “abbiano cura che ogni giovane possa scoprire la propria vocazione” assicurando “alle famiglie che i loro figli possano avere un cammino formativo non in contrasto con la loro coscienza e i loro principi religiosi”.
Educare alla verità e alla libertà  costituisce un impegno ed un dovere per tutta la comunità civile dai politici agli operatori dell’informazione, dai genitori ai docenti educatori, poiché la libertà e la verità sono le fonti primarie dei valori dalle quali scaturiscono diritti e doveri.
Ricercare la Verità , significa seguire Cristo che ha detto “Io sono la via, la verità e la vita” , e quindi  comprendere la vera identità dell’uomo che Benedetto XVI definisce “ un essere che porta nel cuore una sete di infinito, una sete di verità - non parziale, ma capace di spiegare il senso della vita - perché è stato creato a immagine e somiglianza di Dio”.
     La verità, inoltre,   che promuove e induce al rispetto per ogni essere umano   e   nella relazione con Dio l’uomo comprende anche il significato della propria libertà.
 Educare alla  libertà significa rompere le  catene   della schiavitù dalle cose materiali, dai condizionamenti sociali ed economici,  dall’oppressione ideologica che mortifica il  pensiero , dal peso del relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché separa l’uno dall’altro, riducendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio “io”.
Il retto uso della libertà è dunque centrale nella promozione della giustizia e della pace,  fondata sul  rispetto per se stessi e per l’altro,  proiettata verso il bene comune,  alimentata da una generosa carità che si fa dono,  attenzione ed  apertura  verso gli altri per un cammino fruttuoso capace di tracciare una scia luminosa, come la stella del Natale.
Il volto umano di una società dipende molto dal contributo dell’educazione ai valori   e tra questi il Santo Padre evidenzia la giustizia e la pace
“Educare alla giustizia” in un mondo che tende “a ricorrere esclusivamente ai criteri dell’utilità, del profitto e dell’avere” è un impegno di tutti e di ciascuno.  Si apprende non attraverso la teoria o gli studi giuridici o nelle aule dei tribunali, ma nelle scelte  quotidiane delle piccole cose. La giustizia “non è una semplice convenzione umana”, dice il Papa: infatti “ciò che è giusto” è determinato non da un contratto ma “dall’identità profonda dell’essere umano” creato da Dio. Oggi certe correnti della cultura moderna, sostenute da principi economici razionalistici e individualisti, hanno alienato il concetto di giustizia dalle sue radici trascendenti” con la conseguenza di separarlo “dalla carità e dalla solidarietà”.
“La pace non è la semplice assenza di guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti”, ma  è frutto della giustizia ed effetto della carità”.. Per essere veramente operatori di pace, occorre una diligente educazione  alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, ad essere attivi all’interno della comunità scolastica e sociale  e restare sempre  vigili  e attenti  alle questioni nazionali ed internazionali in merito alla redistribuzione della ricchezza, alla promozione della crescita, alla  cooperazione per lo sviluppo dei popoli  e alla risoluzione dei conflitti”.
 Il Papa il primo giorno dell’anno  raccomanda ai giovani “ad avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare sacrificio e andare controcorrente” La giustizia e la pace sono virtù e quindi dono di Dio, talenti da far fruttificare e costruire giorno dopo giorno .
Invitando a  guardare “con maggiore speranza al futuro”, il Santo Padre   lancia un accorato appello a tutti i giovani del mondo e tutti coloro che vogliono seguire il Cristo : “Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i problemi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio … Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate consapevoli delle vostre potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti. Non siete mai soli. La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace”.
Queste parole di incoraggiamento e di conforto sono il viatico per il nuovo anno che inizia e segna un altra tappa nella storia personale e della comunità civile. Un anno caratterizzato da fosche nubi, ma è sempre viva la certezza che al di là delle nuvole c’è sempre la luce e il cielo azzurro


Giuseppe Adernò
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