"Vuole la ricevuta?" Gioiellieri dichiarano in media 16 mila euro. I furbi sottraggono al fisco 250 miliardi l’anno, il 16% del pil
Data: Giovedì, 15 dicembre 2011 ore 19:14:45 CET Argomento: Rassegna stampa
Evasione-tour. Dovrebbe
farlo ogni contribuente. Ci si potrebbero portare le scolaresche.
Un'avvertenza: portatevi un fiasco di Maalox, contro l’ulcera. E
procuratevi una “guida”, un commercialista con dati alla mano: “Nel
2008 sono stati evasi 250 miliardi, il 16% del pil. Otto volte la
manovra Monti. Ci batte solo la Grecia”.
Uscite di casa e vi trovate davanti il primo esemplare: il
professionista con suv – in leasing e intestato a una società – da
60mila e fischia euro che sfreccia vomitando 300 grammi di Co2 a
chilometro. Ma non denunciava come un maestro? La vostra guida intanto
infierisce, vi ricorda che ogni anno si vendono 206 mila auto di lusso
da 100mila euro. Mentre solo 72mila contribuenti dichiarano oltre 200
mila euro.
Inutile rovinarsi la salute, anzi, facciamo un check-up. Il cardiologo
è abbronzato, tra un elettrocardiogramma e l’altro racconta quanto era
farinosa la neve in Svizzera. Durata cronometrata della visita: 16
minuti. Conto? Qui va in scena un numero da Totò: “Sono cento…”,
sospiro, “vuole la ricevuta?”. Sì. Riprende fiato: “Centosessanta”.
Roba da tachicardia, se non fosse che rischi un’altra
parcella.
Esci per strada. Il centro di Genova è
illuminato, la città cerca di esorcizzare la crisi che strozza i
cantieri. Decidi di concederti un regalo per la moglie. Premi il naso
contro la vetrina di una gioielleria: l’anellino per le tue tasche
starebbe al dito di Barbie. Ma il commercialista ti tira per una
manica: “I gioiellieri dichiarano mediamente 16mila euro l’anno”. Provi
quasi pena, compreresti un diamante per aiutarli. La guida ti richiama:
“Non generalizzare, non puoi dare dell’evasore a tutti i gioiellieri”.
Ma ti è passata la voglia. Puntiamo sul regalo utile. Qualcosa per la
casa, sì, c’è bisogno di lavori. Andiamo da un artigiano, costerà poco,
le dichiarazioni dei redditi navigano intorno ai 20mila euro. Lordi.
Poco più di mille al mese. Invece al primo preventivo cambi programma:
una persiana vale un mutuo, il rubinetto è d’oro.
Basta, affoghiamo lo sconforto in un bignè, aiutiamo un’altra categoria
che non arriva ai 20mila euro. Eh no, poi ti sale il colesterolo e devi
tornare dal cardiologo. Vabbé, uno spuntino al bar. Il conto? Il
cameriere ti passa lo scontrino del cliente precedente: uno basta per
cinque tavoli. Il commercialista continua il rosario: “Prendi certi
avvocati penalisti, li pagano con denaro che magari proviene da un
reato, truffa e prostituzione. Come fanno a non evadere?”. Intanto
scopri che nell’Italia dell’euro è tornato di moda il baratto: “Ho
visto avvocati che si fanno pagare con ricariche telefoniche. Un
penalista che difendeva un dentista si è fatto saldare con due
otturazioni”.
Ogni bene ha il lato “nero”. La casa? Si evade su tutto: costruzione,
vendita, affitto. La colf? In nero. Perfino i cavalli: “Se dichiari il
costo reale ti sgamano”.
Pietà! Avresti bisogno di uno psicologo. “Poi dimmi se ti dà la
fattura…”, ti stronca l’esperto. Denunciarli? “Le pene sono irrisorie e
poi nessuno si ribella a chi lo cura”. Ritempriamoci con lo sport: “I
centri benessere dichiarano perdite medie di 3.200 euro e gli impianti
sportivi 1.300”. Una discoteca? “Dichiarano 6mila euro l’anno di
perdite”.
Andiamo in riva al mare. Il tramonto, almeno, è uguale per tutti.
Eccoci alla Marina dell’aeroporto di Genova: 6 yacht su 10 battono
bandiera dei paradisi fiscali. Mostri fino a 60 metri, magari intestati
a società di noleggio: un’evasione da un miliardo l’anno, così non si
pagano tasse sul carburante e mille altre cose. A ogni pieno
risparmiano 50mila euro. Più del valore della barca di Attilio,
ormeggiata cento metri più in là. L’ha comprata con i risparmi di una
vita: dieci metri e mezzo, è vecchia di 35 anni, costa come una Panda.
Grazie alle nuove tasse contro i “ricchi” pagherà 200 euro al mese.
Attilio allarga le braccia: “C'è già la sberla sulla pensione. Venderò
la barca”.
Ultima tappa: il pronto soccorso del San Martino. I poveri medici
affrontano una fila interminabile, mentre la sirena dell’ambulanza
annuncia un’emergenza. Ecco Ifriom, operaio senegalese in regola. È in
coda, ma c’è chi gli lancia occhiatacce: “Dobbiamo curarli con i nostri
soldi”. Eh no, Ifriom paga le tasse. All’evasore invece le cure le
pagano gli altri. Diceva Tommaso Padoa Schioppa: “Non è il Governo che
mette le mani nelle tasche dei cittadini. Sono gli evasori ad aver
messo le mani nelle tasche dello Stato e dei cittadini onesti”.
(di Ferruccio Sansa da Il Fatto Quotidiano)
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