Jean Hoüel, il Settecento e il Gran Tour…a Misterbianco
Data: Domenica, 11 dicembre 2011 ore 10:56:05 CET Argomento: Redazione
C’è stato un
tempo in cui le immagine e le visioni del mondo erano “affidate” agli
occhi ed alle sensazioni di viaggiatori ed esploratori che, con tanti
sacrifici e peripezie, affrontavano viaggi avventurosi in giro per il
mondo, per il gusto di vedere e scoprire luoghi sconosciuti.
Nell’Europa del ‘700 era diventata una “moda” diffusa, per studiosi,
artisti, diplomatici ed antiquari, per “curiosità culturale”,
organizzare viaggi che li portava a visitare regioni poco note e terre
lontane dai consueti circuiti turistici dell’epoca, per ricercare in
esse le origini della natura e dell’arte. In particolare, nella seconda
metà del XVIII sec., in pieno illuminismo e in contrapposizione alla
sontuosità espressa dallo stile barocco, le mete preferite erano le
vestigia dell’arte greco – romana. La Magna Grecia e, soprattutto, la
Sicilia (Atene è prigioniera dei Turchi e, quindi, troppo pericoloso
per i viaggiatori) diventarono i luoghi del mito dove era anche
possibile osservare piante rare o sconosciute, quali l’albero della
manna, il banano, la canna da zucchero, ma anche fenomeni naturali come
i vulcani.
Il settecento, quindi, è il secolo di tanti avventurieri, di uomini
quasi sconosciuti in “casa propria”, ma che hanno fatto fama e fortuna
nelle terre visitate e “scoperte” dai loro occhi e dai loro pennelli.
Gli antesignani dei moderni foto-reporter che, come una sorta di
viaggio nel tempo, ci consentono di ammirare la nostra isola così
com’era nel ‘700, dal punto di vista storico – antropologico,
paesaggistico e culturale.
Uno dei più interessanti e intraprendenti “reporter” del Settecento è
stato Jean Hoüel che visitò ed immortalò, con la sua arte, la nostra
isola. Per Jean Hoüel, insieme ad un viaggio ignoto ed affascinante,
l’esigenza di esplorare e documentare la Sicilia per realizzare
incisioni e disegni non fu casuale.
Jean-Pierre-Louis-Laurent Hoüel nasce a Rouen, in Normandia, il 28
giugno 1735. Il padre, costruttore di tetti d’ardesia, lo iscrive alla
scuola di disegno della città, dove frequenta pure uno studio di
architettura. A vent’anni si trasferisce a Parigi per apprendere la
tecnica dell’arte incisoria presso il prestigioso atelier di
Jacques-Philippe Le Bas. Nei salotti della capitale francese, Hoüel,
viene a contatto con le idee illuministe e frequenta Diderot e
D’Alembert. Ascolta anche Rousseau e le discussioni sulla necessità,
nell’arte, di una visione estetica che tragga ispirazione dalla natura.
Nel 1769, Hoüel, al seguito del cavaliere d’Havrincourt, compie il suo
primo viaggio in Italia, fa una breve sosta in Svizzera, a Ferney, dove
conosce e dipinge Voltaire, giunge a Roma, dove viene accolto
all’Accademia di Francia, e, infine, visita Napoli.
Attratto dalla luce del sud, l’anno successivo, l’artista francese,
ritorna, per un breve tour, in Sicilia e nell’isola di Malta. Nel 1772,
a Parigi, espone con successo le vedute sulle antichità di Roma e delle
isole del Mediterraneo e per la fama conseguita, nel 1774, verrà
ammesso all’Accademia Reale di Pittura e Scultura. Desideroso di
approfondire la conoscenza di quanto intravisto, il 16 marzo 1776, il
«Peintre du Roi», ottiene una “borsa reale”, un finanziamento dal
governo francese e decide, così, di compiere il Grand Tour in Sicilia,
finalizzato alla pubblicazione di un’opera che illustri le antichità, i
fenomeni naturali, gli usi e i costumi dell’isola. Hoüel da Parigi
raggiunge Marsiglia e da qui si imbarca per Napoli e dalla Capitale del
Regno delle due Sicilie arriva nel porto di Palermo, il 14 maggio 1776.
L’artista ha preventivato un anno di soggiorno nell’isola, ma gli sarà
necessario un periodo di tre anni, dal 1776 al giugno 1779, per
disegnare, dipingere e raccontare le antichità, i costumi e i diversi
aspetti della natura siciliana. Ne riportò una serie impressionante di
disegni, un migliaio, di cui un buon numero, circa 264 lastre di rame,
lavorate, per otto anni, con la tecnica dell’acquatinta ad incisione,
saranno pubblicate su «Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malte
et de Lipari, Où l’on traite des Antiquités qui s’y trouvent encore;
des principaux Phénomènes que la Nature y offre; du Costume des
Habitans, & de quelques Usages» (Viaggio pittoresco delle isole di
Sicilia, di Malta e di Lipari, dove si tratta delle Antichità che vi si
trovano ancora; dei principali fenomeni che la Natura presenta; del
costume dei suoi Abitanti; e di qualche usanza), edito a Parigi, in
quattro volumi, tra il 1782 e il 1787. Le splendide tavole, delle quali
Hoüel ha curato anche il testo, sono state lavorate su lastre di rame,
con l’uso dell’acquatinta, nei toni del seppia che consentono al
pittore di ottenere un effetto chiaroscuro più consono alla sua
sensibilità d’artista poliedrico. Del Voyage, tra il 1797-1806, in
formato ridotto, sarà curata un’edizione in lingua tedesca. La raccolta
di Hoüel, per il rigore scientifico con cui sono state realizzate le
piante, sezioni e proiezioni ortogonali degli antichi monumenti e per
le informazioni che offre sugli aspetti antropologici ed etnologici
dell’isola, costituisce, tra quelle dedicate a questa regione durante
il Grande Tour, una delle più importanti e preziose testimonianze della
Sicilia del Settecento. In quest’opera, la città di Siracusa vi occupa
un posto preminente; vi disegna il famoso Orecchio di Dionisio,
l’Anfiteatro, il Teatro greco, la Grotta delle acque, il Tempio di
Minerva e, naturalmente, l'immancabile Fonte Aretusa. Le incisioni
riguardanti Siracusa e Ragusa sono inserite nei volumi III e nel IV,
editi nel 1785 e nel 1787. Si tratta di opere d’arte d’inestimabile
valore artistico e dei documenti unici per l’archeologia. Ma Hoüel
visitò anche la città di Catania negli anni del fervore della rinascita
urbanistica ed architettonica, dopo le terribili catastrofi
dell’eruzione lavica del 1669 e del terremoto del 1793, e ne dipinse
molti angoli suggestivi, la Cattedrale, la Cappella Bonaiuto,
l’Anfiteatro romano di P.zza Stesicoro, osservato, quest’ultimo,
durante le operazioni di scavo che lo riportavano alla luce. Il
viaggiatore, inoltre, durante il Gran Tour visitò con particolare
interesse la Terra di Misterbianco, immortalando alcuni tra gli angoli
più caratteristici del paese, dipinti in ben sette tavole, che, tra
l’altro, furono tra quelle che l’artista destinò alla collezione della
zarina Caterina II di Russia. Le sette tavole sono: Ruderi sul colle
(contrada Mezzocampo); la Torre Triangolare (Monte Cardillo); Ruderi
presso Misterbianco (contrada Mezzocampo); le Colline basaltiche
(contrada Erbe Bianche); un antico sepolcro presso Misterbianco; i
ruderi della Torre Triangolare (Monte Cardillo); le Terme romane. Nel
1992, su interessamento del concittadino Mimmo Santonocito, che ne ha
anche curato l’edizione, i sette dipinti del famoso viaggiatore
francese sono stati ristampati e pubblicati. L’amministrazione
comunale, qualche anno fa, gli ha persino dedicato una via, nel nuovo
quartiere della Zona Toscano.
In Sicilia Hoüel terrà anche un Journal, ovvero un diario diviso in più
quaderni, al quale affidare le emozioni e nel contempo documentare gli
itinerari compiuti e le persone incontrate. Servirà anche per tracciare
veloci schizzi delle amate antichità e per redigere il testo dell’opera
che pubblicherà. Dai “quaderni” si apprende, inoltre, che l’itinerario
esposto nei quattro volumi sarà virtuale perché in realtà Hoüel
visiterà più volte alcuni luoghi e città isolane per osservare, durante
l’anno, le festività o altri eventi. Il ritorno in Francia avverrà dal
porto di Messina il 10 giugno del 1779.
A Parigi l’artista per saldare il debito col re di Francia offre, in
cambio dei 275 luigi d’oro ricevuti, quarantasei dipinti, conservati,
oggi al museo del Louvre. Inoltre, al fine di fare quadrare il bilancio
familiare e far fronte alle spese per pubblicare il suo lavoro ha
bisogno di un ulteriore finanziamento ed è costretto a vendere a
Caterina II di Russia oltre cinquecento disegni e dipinti, realizzati
in Sicilia, che oggi sono custoditi e si possono ammirare nell’immenso
museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.
Nel 1796 viene eletto membro della Societé Libre des Sciences, Lettres
et Arts di Parigi.
Jean Hoüel muore a Parigi, all’età di 78 anni, il 14 novembre 1813.
I dipinti di Hoüel sono, sicuramente, un prezioso patrimonio per
l’intera umanità perché ci permettono di ricostruire in maniera
dettagliata alcuni scorci significativi dell’Italia e della nostra
isola, oltreché di Misterbianco, così com’erano nel ‘700 e,
soprattutto, come apparivano agli occhi dei visitatori stranieri. «…La
Sicilia è il puntino sulla i dell’Italia…il resto d’Italia mi par
soltanto un gambo posto a sorreggere un simil fiore…», scrisse
Hessemer, nelle sue lettere, visitando la Sicilia, all’inizio dell’800;
e Goethe, dopo un viaggio in Sicilia, nel 1817, disse, «L’Italia senza
la Sicilia non suscita nello spirito immagine alcuna…E’ la Sicilia la
chiave di ogni cosa».
A me piace pensare, invece, che gli occhi di Jean Hoüel, che hanno
visto la Rivoluzione francese e la presa della Bastiglia, eventi che
hanno segnato la storia del mondo, hanno ammirato alcuni tra i più
antichi e incantevoli angoli del nostro territorio: Mezzocampo, Monte
Cardillo, Tiritì, Erbe Bianche. Il mondo, anche quel dì, passò da
Misterbianco.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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