Profumo di nuovo o di antico? Dovrà farci capire progetti per scuola, università e ricerca, che, forse più di altre, hanno pagato l'accanimento ideolo
Data: Lunedì, 28 novembre 2011 ore 11:35:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Gli italiani hanno aperto un grande credito di fiducia al governo Monti e la nuova compagine di governo ha suscitato grandi aspettativa non solo in campo economico. Ad esempio, il nuovo ministro dell'Istruzione, Profumo, dovrà farci capire cosa intende fare concretamente per scuola, università e ricerca, aree che, forse più di altre, hanno pagato l'accanimento ideologico del governo Berlusconi. Il ministro ha ricevuto rappresentanti degli studenti, dimostrando una sensibilità del tutto sconosciuta al suo predecessore, ma anche se il cambiamento di stile è uno dei tratti più apprezzato del nuovo governo, questo da solo non può bastare.                 
   E' stato ripetuto il solito ritornello: «i soldi non ci sono», un mantra che può nascondere molte insidie come la Gelmini ha ampiamente dimostrato. Nessuno si aspetta miracoli e, quindi, non si sta chiedendo al neo-ministro di usare la bacchetta magica per rimettere a posto i cocci prodotti dalla contro-riforma Gelmini. Ma qualche segnale di discontinuità e di inversione di rotta, non solo sarebbe apprezzato, ma è il minimo che ci si può aspettare da chi, come Profumo, conosce bene il mondo dell'Università e della Ricerca.
Con pochi soldi si può dare un segnale concreto per affermare il diritto allo studio: per esempio ristabilendo il fondo per i libri di testo scolatici gratuiti. Per l'università raddoppiare gli stanziamenti pubblici per le borse di studio, ignobilmente mutilato dal precedente ministro, potrebbe essere un buon punto di partenza per far sparire la figura di «idoneo non vincitore» che è un esempio lampante di valutazione del merito «alla Gelmini».
Poi c'è il problema della precarietà dei ricercatori e, anche su questo, si potrebbe cominciare a dare segnali, mettendo in campo politiche di allargamento della democrazia e di riduzione delle figure precarie nell'università e negli enti pubblici di ricerca.
Infine, c'è un intervento che non costa nemmeno un euro anche se può essere assai più difficile. E' quello di tagliare ogni elemento di continuità con la precedente gestione Gelmini a cominciare dalla nomina dei sottosegretari.
Sarebbe mortificante per un governo tecnico, che vuole affrontare i problemi del paese superando i limiti della partitocrazia, dover accettare la logica dei veti incrociati e delle indicazioni delle segreterie dei partiti.     (diUmberto Guidoni da http://www.diariodelweb.it)

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