De Mauro, solo 29% italiani padroneggia lingua, nuovo governo non dimentichi istruzione
Data: Lunedì, 28 novembre 2011 ore 05:59:32 CET Argomento: Rassegna stampa
Appena il 29%
degli italiani possiede ancora gli strumenti linguistici per
padroneggiare l’uso della nostra lingua nazionale. È quanto ha
affermato Tullio De Mauro questa mattina a Firenze. “Il 71% della
popolazione - ha detto De Mauro - si trova al di sotto del livello
minimo di lettura e comprensione di un testo scritto in italiano di
media difficoltà: il 5% non è neppure in grado di decifrare lettere e
cifre, un altro 33% sa leggere, ma riesce decifrare solo testi di primo
livello su una scala di cinque ed è a forte rischio di regressione
nell'analfabetismo, un ulteriore 33% si ferma a testi di secondo
livello. Non più del 20% possiede le competenze minime per orientarsi e
risolvere, attraverso l’uso appropriato della lingua italiana,
situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana. Ce lo
dicono due recenti studi internazionali, ma qui da noi nessuno sembra
voler
sentire”.
L’allarme e la forte preoccupazione espresse da Tullio De Mauro
investono direttamente il nuovo Governo Monti, “che al momento sembra
aver dimenticato l’istruzione”, afferma il linguista dell’Università La
Sapienza di Roma, già Ministro della pubblica istruzione. “Il
presidente del Consiglio, nel suo discorso, ha parlato velocemente di
rialzare il livello della formazione dei lavoratori”. Un ammonimento,
quello di De Mauro, che non chiude alla speranza: “Giolitti non parlava
mai di istruzione, ma fece cose importanti. Non occorre parlare tanto,
basta fare”.
Dal quadro di “dati allarmanti” illustrati da De Mauro, discende un
indebolimento strutturale della nostra società, dopo la fase storica,
tra anni Cinquanta e anni Ottanta-Novanta, in cui “il livello di
scolarità è cresciuto fino ad una media di dodici anni di scuola per
ogni cittadino, contro i tre anni a testa, in media, del ’51”. Il
fenomeno è in atto, c’è il pericolo concreto di un analfabetismo di
ritorno, una “regressione alfanumerica dilagante tra le persone di età
adulta” e, “come rilevato da alcuni economisti – avverte De Mauro – è
da collegare con il ristagno economico italiano, che non è stato
determinato dagli ultimi governi, né quelli di Berlusconi, né quelli di
Prodi, ma risale fino all’inizio degli anni Novanta”.
La situazione è grave, ha osservato De Mauro, “più grave ancora è che
nessuno se ne stia occupando e affronti la questione seriamente, se non
un gruppo di stimabili economisti, appunto, tra i quali il nuovo
Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Eppure i fatti sono lì
e lì rimangono”. (da
http://www.parlamento.toscana.it/)
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