Dislessico a Potenza emarginato a scuola
Data: Domenica, 27 novembre 2011 ore 12:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Da più di una settimana si rifiuta di andare a scuola. Stanco di essere marginalizzato, di seguire le lezioni da quel banco isolato e sistemato lateralmente alla cattedra. Lì dove non incrocia mai lo sguardo dei suoi professori e catalizza gli sfottò dei suoi compagni di classe. Enrico è un ragazzino di 12 anni di Potenza, frequenta una scuola media della città. È dislessico, forse un po’ iperattivo. Ma niente giustifica una punizione del genere. Tantomeno quelle parole al vetriolo che la prof ha pronunciato davanti all’intera classe: «Non badate a lui, non vale niente». Se l’obiettivo della scuola è quello di aiutare gli alunni ad imparare, a relazionarsi con gli altri, a superare i propri limiti, beh questo non è certo il modo di comportarsi. Averlo messo in un angolo, lontano dagli altri suoi compagni non ha migliorato le cose, a cominciare dal suo livello di attenzione e dal suo profitto. Si è ottenuto soltanto l’effetto di «spingere» Enrico fuori dalla scuola, acuendo il suo nervosismo, la sua insofferenza di fronte a giornate trascorse in solitudine e costantemente alla berlina degli altri alunni.            
        Il bambino non ce l’ha fatta più a reggere questa «violenza» psicologica. Dice di sentirsi escluso, messo da parte, preso in giro. Gli fa da eco la madre che «combatte una battaglia contro i mulini a vento», facendo i conti con la dislessia, un disturbo dell’apprendimento che al di là delle leggi, dei convegni, delle belle parole la scuola spesso non è in grado di affrontare come si dovrebbe. Rifugiandosi in punizioni che di educativo hanno ben poco. E certamente non è questo il modo per aiutare un dislessico, cioé un bambino che ha difficoltà a leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Un alunno che per riuscire a scrivere anche una sola frase deve impegnarsi al massimo con tutte le proprie energie. Il risultato è quello di stancarsi facilmente, commettere errori, rimanere indietro e non apprendere.

La dislessia è un disturbo che si manifesa con l’ingresso nella scuola elementare (quando il bimbo impara a leggere e a scrivere) ma in realtà è presente anche in precedenza, solo che non è facile individuarlo prima dell’inizio dell’insegnamento formale della lingua scritta. Il più delle volte si è anche verificato un pregresso disturbo di linguaggio di piccola entità, risolto quasi sempre senza dover ricorrere ad uno specialista, oppure esiste un familiare o un antenato affetto dallo stesso problema. La dislessia ha un’origine neurologica, ma non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici. Anzi, di solito i bambini con questo disturbo hanno un quoziente intellettivo superiore alla media. Enrico, insomma, vale. Almeno quanto gli altri suoi compagni di scuola.
 
    (di Massimo Brancati da http://lagazzettadelmezzogiorno.it)

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