Manzoni e i ragazzi di Bargnano. Un’intervista…possibile
Data: Domenica, 27 novembre 2011 ore 05:00:00 CET
Argomento: Redazione


Stavolta sono stati i miei ragazzi, in diretta dal passato, ad intervistare un personaggio illustre che spesso si “incontra” sui banchi di scuola e che si studia “per piacere e per dovere”: Alessandro Manzoni, il più grande scrittore italiano dell’Ottocento. I ragazzi lo hanno incontrato mentre passeggiava nel cortile alberato della scuola di Bargnano, intento a “ripassare” il suo capolavoro letterario, “I Promessi Sposi”, il “best seller” di intere generazioni di italiani. “Carnèade, Carnèade, ma chi c…era costui!?”. Ed ecco che in diretta dal passato, in collegamento con l’Ottocento e il Romanticismo, scorgiamo la figura, mitica e imponente, del più importante scrittore e intellettuale italiano, la cui fama ha varcato i confini della sua terra, la Lombardia, viaggiò dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, girò da Scilla e da Cariddi, e arrivò, uora uora, a Bargnano school. Di chi parliamo?! Ma niente meno che del nostro mitico lumbard, Alessandro Manzoni, croce e delizia, gioia e dolori delle nostre esilaranti profe di Italiano.
Inviato Speciale: Signor Manzoni, ma cosa ci fa lei qui, in quel di Bargnano?
Manzoni: Sono venuto qui, spinto dalla salubrità e dal profumo dell’aria fresca mattutina, dalle prelibatezze della vostra cucina, a base di mozzarella di bufala e formaggio “Maffeis” e dall’ottimo servizio dei vostri maitre e dame di compagnia!”.
Inviato Speciale: Dicono che, da ragazzo, lei marinava spesso la scuola e che andava male in tutte le materie, specie in Italiano. È vero?
Manzoni: Per carità, non mi parlate ancora di scuola, che ne ho fin sopra i capelli: soprattutto, da quando i ministri della Pubblica Istruzione della Prima Repubblica si sono incaponiti a voler mettere “I Promessi Sposi”, nei programmi ministeriali d’Italiano, mi ritrovo sempre sui banchi di scuola, da settembre a giugno, sempre, sino alla nausea, per la verità ho capito che sono “sino alla nausea” anche ai professori e, soprattutto, ai scolaretti d’Italia. E questo mi dispiace molto. Sono così belli i miei “Promessi Sposi”, Renzo Tramaglino, Lucia Mondella, Don Rodrigo, l’Innominato”, e sapessi quanto tempo e quanta fatica ho messo per tirare su il mio romanzo”.
Inviato Speciale: Signor Manzoni, ci parli un po’ della sua giovinezza.
Manzoni: La mia infanzia non è stata molto felice, i miei genitori si separarono subito dopo la mia nascita ed io sono stato rinchiuso, a sei anni, in un collegio, dove ho compiuto i miei primi studi. Lì dentro ci sono rimasto dieci anni in tutto, durante i quali ho ricevuto un’educazione classica, traducevo agevolmente, Virgilio e Orazio. Dalla scuola, però, ne sono uscito esasperato e ribelle, forse anche amareggiato dalla mia situazione familiare. Ma nonostante aver vissuto con mio padre, sette zie zitelle e un monsignore, in quel periodo mi divertivo molto, andavo a teatro, andavo a giocare al Ridotto della Scala, ho fatto amicizia con un personaggio mitico, Vincenzo Monti.
Inviato Speciale: Signor Manzoni, quali sono stati i miti della sua generazione?
Manzoni: Io, personalmente, amavo leggere molto, soprattutto, i classici e la letteratura francese. Sono stato amico di Vincenzo Monti, di Ugo Foscolo e di tanti intellettuali illuministi. Chi sono adesso i vostri idoli? Jovanotti, Vasco Rossi, Madonna, gli U2!? (roba da ragazzi di provincia!). Il mito della mia generazione è stato Vittorio Alfieri, un grande uomo e un insigne letterato; di lui ammiravamo la generosità, l'insofferenza per ogni forma di ipocrisia, il carattere ribelle, l'incarnazione del genio incompreso, in lotta contro ogni forma di mediocrità.
Inviato Speciale: Signor Manzoni, suvvia, Vittorio Alfieri è roba d’altri tempi, si aggiorni, si aggiorni…
Manzoni: Caro ragazzo, se vuoi crescere e vivere felice, devi conservar la mano pura e la mente...il santo Vero mai non tradir: né proferir mai verbo che plauda al vizio, o la virtù derida!
Inviato speciale: Eh…traduca, signor Manzoni!
Manzoni: Sono i miei principi a cui non rinuncerò giammai! I miei ideali umani e culturali vissuti con coerenza e con rigore. Combatterò sempre la cultura del disimpegno o peggio ancora la cultura utilizzata per motivi economici e abbassata a merce in vendita. Questa è la mia morale, caro ragazzo, e spero tanto che sia anche la vostra!
Inviato Speciale: Signor Manzoni, ci parli, invece, dei suoi amori…
Manzoni: Caro ragazzo, ai miei tempi l’amore era una cosa seria! Mia madre, sulle rive del lago di Como, mi ha fatto conoscere Enrichetta Blondel, l’amore della mia vita, una bellissima ragazza bionda, dolce, mite, sensibile, discreta, aveva solo16 anni. Un anno dopo ci siamo sposati a Milano e subito dopo siamo andati a vivere a Parigi. Eravamo felici…in tre: io, Enrichetta e mia madre! Amavo così tanto Enrichetta che ci siamo risposati la seconda volta, con rito cattolico, nel febbraio 1810! Nel dicembre del 1809, nasce la nostra primogenita, Giulia Claudia,…poi nascono Pietro, Cristina, Sofia, Enrico, Clara, che muore prima ancora di compiere due anni, Vittoria, Filippo, Matilde. Eravamo una vera e propria, «arca di Noè», di tredici persone: noi due, otto figli, nonna Giulia e tre domestici.
Inviato Speciale: Una vita felice, allora, la sua…
Manzoni: Macché, lasciamo stare! Il giorno di Natale 1833 muore la mia amata Enrichetta. L’anno dopo si spegne la mia adorata primogenita, Giulietta, da poco andata sposa a Massimo D'Azeglio: aveva solo venticinque anni; poi muore Cristina, poi è la volta di Sofia, di Matilde!!! Poi muore anche la mia amata madre. E poi, come se non bastasse, il mio figlio Filippo viene imprigionato ed Enrico dilapida l’intero patrimonio della ricchissima moglie. Che disgrazie, che disgrazie!
Inviato speciale: E lei?
Manzoni: Ed io!? Io mi sono risposato con Teresa Borri, la bella vedova di Decio Stampa e madre di un ragazzo timido che ho amato molto. Ma poi, nel 1861, muore anche la mia seconda moglie!
Inviato Speciale: Come è avvenuta la sua conversione al cattolicesimo?
Manzoni: E’ avvenuta per caso, forse. Anche se niente capita per caso. Il 2 aprile 1810 ero a Parigi, con mia moglie, ad assistere ai festeggiamenti per il matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d'Austria. Ad un tratto, separati dalla folla, con mia moglie, ci siamo persi di vista, io mi rifugio, frastornato, nella chiesa di san Rocco. Mi coglie il panico e la disperazione, ma forse è proprio questo il momento che Dio ha scelto per me, quel buon Dio, che si rivelò a san Paolo sulla via di Damasco, ha avuto pietà di me. Infatti, appena esco dalla chiesa, ritrovo Enrichetta, sana e salva. E mi converto al cattolicesimo!
Inviato Speciale: Signor Manzoni, cosa vuole dire ai ragazzi di Bargnano?
Manzoni: Cari ragazzi di Bargnano e d’Italia vi dico solamente tre cose: studiate, studiate e studiate, non solo i miei “Promessi Sposi”, ma tutte le materie, per diventare dei bravi cuochi, degli agronomi e dei cittadini modelli!
Inviato Speciale: Grazie, Signor Manzoni, faremo tesoro dei suoi consigli, fosse anche per far piacere al nostro preside!

La decadenza di Alessandro Manzoni inizia nel gennaio del 1872, quando, uscendo dalla chiesa di San Fedele, a Milano, cade battendo la testa, ma resta lucidissimo sino alla fine della sua vita. Muore alle sei di sera del 22 maggio 1873, dopo penosa agonia, quasi un mese dopo la morte del figlio Pietro. Come dire: “Al peggio non c’è fine!”
Di lui si diceva: “Un uomo che dall'assenza d'ogni singolarità è reso... affatto singolare e mirabile. Una statura comune, un volto lungato, vaiuolato, oscuro, ma impresso di quella bontà che l'ingegno...rende più sincera e profonda: una voce di modestia e quasi timidità, cui lo stesso balbettare un poco, giunge come un vezzo alle parole, che paiono essere più mature e più desiderate: un vestito dimesso, un piglio semplice, un tuono famigliare, una mite sapienza che irradia per riflessione tutto ciò che a lui s'avvicina…”. Questo era il nostro Alessandro Manzoni!

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





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