La cintura nera di Judo a Simona Palmieri del Liceo Scientifico “Niccolò Copernico” di Napoli
Data: Sabato, 26 novembre 2011 ore 16:11:17 CET Argomento: Redazione
Simona Palmieri,
diplomanda presso il Liceo Scientifico “Niccolò Copernico” di Napoli
(fuorigrotta), è una ragazza davvero particolare: bella, alta,
sorridente (di quei felici sorrisi da giovane serena di cui pare si
stia perdendo la memoria), coi muscoli ben proporzionati, è l’esempio
più piacevole dell’incontro tra forza muscolare ben indirizzata e
capacità artistiche e si è guadagnata la cintura nera di Judo da pochi
giorni: gareggiando sabato 10 novembre presso Bellizzi (Battipaglia)
nel palazzetto Palapuglisi. Era parte della categoria dei 70 Kg
femminili e ha conquistato la cintura nera, dopo anni di studio,
allenata e seguita dal maestro Antonio Capezzuto presso il Kodokan judo
fuorigrotta, sempre in Napoli. Il Judo, o lo Judo (柔道 Jūdō?, che vuole
dire Via della Cedevolezza) è un'arte marziale e uno sport da
combattimento giapponese formalmente nata in Giappone con la fondazione
del Kōdōkan da parte del Prof. Jigorō Kanō, nel 1882. I praticanti di
tale disciplina sono denominati judoisti o più comunemente judoka (柔道家
jūdōka?). Simona mi ha spiegato che, secondo gli insegnamenti di
Jigorō Kanō (嘉納 治五郎 Kanō Jigorō?), Il jūdō è la via (道) più
efficace per utilizzare la forza fisica e mentale.
Allenarsi nella disciplina del jūdō significa raggiungere la perfetta
conoscenza dello spirito attraverso al servizio sociale, che
costituisce l'addestramento attacco-difesa e l'assiduo sforzo per
ottenere un miglioramento fisico-spirituale. Il perfezionamento dell'io
così ottenuto dovrà essere indirizzato l'obiettivo ultimo del jūdō a
beneficio della società e del bene, ma non della violenza. Il jūdō è
diventato ufficialmente disciplina olimpica nel 1964, in occorrenza
delle Olimpiadi di Tōkyō, e ha rappresentato alle Olimpiadi di Atene
2004 il terzo sport più universale, con atleti da 98 paesi.Ma, per
parlare di Simona non basta. C’è difatti l’altro lato di Simona che
sembra in contrasto con il primo: questa giovane donna diciottenne
disegna e dipinge in modo davvero esemplare, tanto da guadagnarsi il 10
per il quadrimestre in disegno e storia dell’arte. Inoltre realizza
anche in una pasta sintetica che dopo la cottura è simile alla
porcellana, (si vende in panetti da 62 grammi), oggetti di ogni tipo.
Dagli scacchi di forma particolare (con re e regina leone, torri a
forma di giraffa, pedoni sotto forma di pinguini bianchi e neri), ai
bijoux sotto ogni forma. In proposito mi ha dato consigli per chi
voglia imparare spiegandomi che ci sono circa settantadue tipi
differenti di paste sintetiche (differenze di solidità, di temperatura
di cottura, ecc. ma sopratutto di morbidezza della pasta durante la
lavorazione.) Lei usa in particolare tre tipi di pasta, dalla più
morbida alla più dura e con queste può realizzare piccoli animaletti,
fatine, bambole, perline usando il metallizzato: imitazione oro e
argento; il granito: effetto pietra, colore non uniforme; il
trasparente (non è un vetro colorato, ma la pasta lascia passare la
luce), utile per la tecnica del Mokume Gane, che deriva dal giapponese
ed indica una particolare lavorazione applicata ai metalli con la quale
si ottengono venature tipo legno; la Fluorescente: per gioielli
colorati e la perlescente con effetto strass nella pasta, per delle
perline brillanti. Sorprendente come la forza e la gentilezza
camminino all’unisono in una stessa persona.
Bianca Fasano
redazione@aetnanet.org
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