«Lo statuto è da rifare» il ministro boccia se stesso. Il ministro Profumo contro il rettore Profumo, colpa di una circolare della Gelmini.
Data: Mercoledì, 23 novembre 2011 ore 15:59:54 CET
Argomento: Rassegna stampa


Francesco Profumo si è appena insediato in viale Trastevere ed ha già un bel dilemma. Quello di chi si trova al tempo stesso nei panni del censore e del censurato.
Una nota ministeriale, firmata dal direttore generale del Miur Daniele Livon, chiede al Politecnico di Torino di riscrivere il suo nuovo statuto nel punto in cui prevede che i membri del futuro consiglio d'amministrazione siano eletti. I futuri consiglieri, intima Livon, dovranno essere scelti a scrutinio segreto dal Senato accademico e non eletti a suffragio universale dai dipendenti dell'università. La nota di Livon, di inconsueta durezza, ha un particolare: mittente e destinatario coincidono. Il dicastero retto oggi da Francesco Profumo l'ha spedita a Francesco Profumo stesso.
Fino a pochi giorni fa l'attuale ministro era rettore del Politecnico torinese.                 
   Ora, nella sua nuova veste, dovrà decidere se costringere i colleghi dell'ateneo di cui è stato prima professore, poi preside e infine rettore, a cambiare lo statuto che lui stesso, come rettore, ha approvato. «Sarebbe un controsenso, e sarebbe anche illogico», dichiara Roberto Napoli, vicepreside della prima facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino - la stessa presieduta da Profumo dal 2003 al 2005 - e consigliere d'amministrazione dell'ateneo. Napoli annuncia la linea dell'ateneo: «Non accettiamo modifiche allo statuto».
Anche la Flc Cgil, il principale sindacato di categoria, chiede al neo ministro di «interrompere l'attività di censura burocratica» e alle università di respingere le osservazioni del Miur al mittente.
La nota di Livon è stata spedita il 15 novembre, nell'intervallo tra la fine del governo Berlusconi e la nascita del governo Monti. La stessa nota, per lo stesso motivo, eliminare dallo statuto l'elezione diretta dei consiglieri, il ministero l'ha spedita giorni fa anche all'Università di Genova. La reazione di Giacomo Deferrari, rettore dell'ateneo genovese, è stata più conciliante: «Diciamo che forse siamo stati troppo democratici» commentava sul Secolo XIX di ieri, «La nostra commissione statuto si è rimessa al lavoro per le correzioni del caso».
Il contrario di quanto farà il Politecnico.
«Abbiamo chiesto un parere a Carlo Emanuele Gallo, ordinario di diritto amministrativo all'università di Torino, e la risposta è chiara: il Miur non può costringerci a cambiare lo statuto.
Sarebbe illogico». La legge Gelmini parla di "designazione o scelta" dei componenti del consiglio d'amministrazione "secondo modalità previste dallo statuto", «e non dice nulla di come si perviene a questa scelta», spiega Napoli.
La legge no, ma il 4 maggio a un seminario della Conferenza dei rettori il capo della segreteria tecnica del Miur Alessandro Schiesaro chiariva che il ministero avrebbe effettuato sugli statuti un vaglio «anche di opportunità», entrando nel merito perché «non è consentito tradire lo spirito della legge» e per «evitare che arrivino all'esito finale proposte statutarie che potrebbero creare una dialettica col ministero».
Per l'Flc Cgil, come per il Politecnico di Torino, il monito di Schiesaro e la circolare di Livon non sono legge.
Gli atenei «possono non adeguarsi - scrive il sindacato in una nota stampa - alle osservazioni del Miur» che «non hanno carattere di obbligatorietà». Resta da vedere cosa deciderà Francesco Profumo. Impossibile saperlo ora, «dovrà mantenere un profilo basso e non rilasciare interviste», spiega il suo portavoce, «almeno finché non saranno nominati i sottosegretario del governo.
È una richiesta del presidente Monti a tutti i ministri».
«Non riesco a prevedere quale sarà la sua posizione», dice l'ex collega di facoltà Roberto Napoli. «Quand'era rettore, sul tema dell'elezione dei consiglieri non ha preso una posizione netta.
Era sfuggente». Ma se ora decidesse di dar seguito alla circolare ministeriale, «qui - avverte Napoli - scoppierebbe una rivoluzione»


 (da Il Secolo XIX di Francesco Margiocco)

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